Sud Sudan, iniziato il rilascio di 3.000 "bambini soldato"
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27 gennaio 2015 - L’UNICEF e le organizzazioni partner hanno assicurato il rilascio di circa 3.000 minorenni in mano a un gruppo armato attivo nel Sud Sudan – una delle più ampie operazioni di smobilitazione mai realizzate.
Un primo gruppo di 280 minori è stato liberato oggi presso il villaggio di Gumuruk nello Stato del Jonglei, nel Sud Sudan orientale. Altre fasi di smobilitazione avverranno a febbraio.
I ragazzi sono stati arruolati dalla fazione "Cobra" del South Sudan Democracy Army (SSDA), guidata da David Yau Yau, e hanno tra gli 11 e i 17 anni.
Alcuni di loro hanno combattuto per 4 anni, molti non sono mai andati a scuola. Nell’ultimo anno ben 12.000 minori, nella maggior parte dei casi maschi, sono stati arruolati e utilizzati come soldati da forze e gruppi armati nel Sud Sudan.
Alcuni di loro hanno combattuto per 4 anni, molti non sono mai andati a scuola. Nell’ultimo anno ben 12.000 minori, nella maggior parte dei casi maschi, sono stati arruolati e utilizzati come soldati da forze e gruppi armati nel Sud Sudan.
Dalle armi alla reintegrazione nella vita civile
I bambini smobilitati oggi hanno deposto le armi e le uniformi nel corso di una cerimonia organizzata dall’UNICEF, sotto il controllo della Commissione Nazionale per il disarmo, la smobilitazione e la reintegrazione del Sud Sudan e alla presenza di esponenti della fazione "Cobra".
«Questi ragazzi sono stati costretti a vedere e a commettere azioni che un bambino non dovrebbe mai sperimentare» ha dichiarato Jonathan Veitch, Rappresentante UNICEF nel Sud Sudan. «La smobilitazione di migliaia di minori implica ora una risposta efficace, per garantire assistenza e protezione a questi bambini che hanno bisogno di iniziare a ricostruire la propria vita».
I minori rilasciati dalle fila del "Cobra" stanno in queste ore ricevendo cure mediche, cibo, acqua e vestiti per prepararsi al ritorno in famiglia. A breve inizieranno inoltre un percorso di sostegno psicologico, e successivamente riprenderanno a studiare o a seguire programmi di formazione professionale.
L’UNICEF sta lavorando per identificare questi ragazzi e riunirli, se possibile, alle loro famiglie: un compito estremamente arduo in un paese in cui ci sono più di un milione di bambini sono sfollati o rifugiati all'estero a seguito del conflitto riesploso nel dicembre 2013.
Anche le comunità locali verranno coinvolte dall'azione di aiuto dell'UNICEF, al fine di prevenire o almeno limitare le discriminazioni, che sempre accompagnano il ritorno a casa di minori ex combattenti. Soprattutto, sarà necessaria sorvegliare che essi non vengano nuovamente reclutati.
«Il successo nel reinserimento di questi bambini nelle loro comunità dipenderà da quanto sarà tempestiva e coordinata la risposta ai loro bisogni nel breve e nel medio termine» ha aggiunto Veitch. «Questi interventi richiedono però risorse significative».
Urgono fondi per il reinserimento sociale degli ex-combattenti
L’UNICEF stima che i costi per la smobilitazione e il reintegro di ogni ex "bambino soldato" ammonta a circa 2.330 dollari, nell'arco di 24 mesi.
Fino ad ora l’UNICEF ha ricevuto 1,6 milioni di euro dalla Ikea Foundation – un primo e importante contributo per le operazioni di recupero - ma stima che servano altri 10 milioni di dollari.
«Oggi finalmente 280 bambini hanno abbandonato le armi e le uniformi, saranno 3.000 entro la fine del prossimo mese. Questi bambini sono stati affidati all’UNICEF perché si prenda cura di loro, li aiuti a superare i traumi psicologici e le violenze subiti, a ricongiungersi con le proprie famiglie, a dare loro la possibilità di vivere una vita normale» dichiarato Giacomo Guerrera, presidente dell'UNICEF Italia.
«Per fare questo abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Mi appello alla generosità degli Italiani perché sostengano, per quanto possibile, le attività dell’UNICEF: ogni centesimo donato diventa una speranza per questi bambini e noi abbiamo il dovere di dare loro almeno una possibilità».