Croazia, l'UNICEF in azione per i bambini rifugiati
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22 settembre 2015 - Bambini e adolescenti costituiscono ormai un quarto di tutti i richiedenti asilo in Europa. Secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili, nei primi sette mesi del 2015 ben 133.000 bambini hanno chiesto asilo nell'Unione Europea, con un incremento di quasi l'80% dal 2014.
Nella sola Croazia, si stima nella scorsa settimana siano entrati 10.000 tra donne e bambini rifugiati e migranti.
Per accogliere e proteggere i bambini l’UNICEF ha allestito due unità mobili e ha attivato un team di operatori sociali. Le unità mobili, attrezzate per svolgere attività ricreative, si aggiungono agli "Spazi a misura di bambino" (Child-friendly Space) già presenti, dove bambini e giovanissimi possono trascorrere del tempo giocando e ricevere un primo sostegno psicologico.
Molti di questi bambini sono esausti, confusi e traumatizzati a causa del durissimo viaggio che li ha portati fin qui attraverso numerosi paesi.
Alcuni di essi hanno infezioni virali e sono disidratati. E tutti hanno bisogno di riposare, giocare e di mangiare pasti caldi a base di alimenti freschi, dopo essersi nutriti per mesi di cibi secchi o in scatola.
Decine di migliaia di persone in transito hanno trovato rotte alternative, da quando l’Ungheria ha chiuso il confine con la Serbia, martedì scorso. Alcuni sono arrivati al nuovo centro di accoglienza allestito a Opatovac, un villaggio al confine con la Serbia, dopo aver viaggiato per settimane in condizioni estremamente difficili.
L’UNICEF e le organizzazioni partner sono in prima linea per garantire assistenza umanitaria a Opatovac e in altri centri di accoglienza in Croazia, dove in media 5.000 persone arrivano ogni giorno, da una settimana a questa parte.
Negli "Spazi a misura di bambino" i volontari dell'UNICEF distribuiscono pannolini, bottiglie d’acqua e forniscono consigli nutrizionali, a cominciare dall'importanza di proseguire laddove possibile l'allattamento al seno.
Negli "Spazi a misura di bambino" i volontari dell'UNICEF distribuiscono pannolini, bottiglie d’acqua e forniscono consigli nutrizionali, a cominciare dall'importanza di proseguire laddove possibile l'allattamento al seno.
L’UNICEF ha distribuito a tutti coloro che varcano il confine croato informazioni sul pericolo delle mine antipersona, diffuse nelle zone di confine, eredità del conflitto nell'ex Jugoslavia degli anni ‘90.
Oltre 7.000 volantini in arabo e inglese su come evitare il rischio di mine e ordigni inesplosi sono stati distribuiti alla frontiera, in parte anche dalle unità mobili.
Oltre 7.000 volantini in arabo e inglese su come evitare il rischio di mine e ordigni inesplosi sono stati distribuiti alla frontiera, in parte anche dalle unità mobili.
Balcani, solo una tappa nel viaggio verso il cuore dell'Europa
La Croazia è uno degli ultimi paesi che ha visto un improvviso aumento nel numero di rifugiati e migranti in cerca di un passaggio sicuro verso il centro-nord dell’Europa.
Soltanto pochi tra i rifugiati che transitano attraverso la repubblica ex-jugoslava di Macedonia, la Croazia e la Serbia fanno richiesta di asilo in questi paesi.
Quasi tutti chiedono di poter proseguire il loro viaggio, in autobus o in treno, con l'obiettivo di raggiungere l’Europa occidentale e settentrionale. In massima parte si tratta di civili in fuga dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan.
Da giugno a oggi quasi 90.000 persone – per un terzo donne e bambini - sono state registrate presso il confine macedone, nella città di Gevgelija, e altre 108.000 al confine serbo di Presevo.
Ma il numero reale potrebbe essere persino il doppio, considerato che moltissimi migranti sono transitati attraverso entrambi i paesi senza farsi identificare.