Rap, basket e cuore: così Fedez ha conquistato i ragazzi siriani in Libano
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18 settembre 2016 - La nostra missione inizia all'Hoops Club di Beirut. Siamo venuti qui per incontrare ragazzi palestinesi (le cui famiglie vivono nel vicino campo profughi ormai da circa 50 anni!), ragazzi rifugiati siriani e ragazzi libanesi appartenenti a famiglie povere.
In Libano le cifre - non ufficiali ma, ci assicura chi se ne intende, vicinissime alla realtà - parlano di circa metà della popolazione composta da profughi, principalmente siriani e palestinesi. Abitanti tollerati, ma non ufficialmente riconosciuti e quindi destinati a vivere in baracche e ai margini del sistema sanitario, di quello scolastico e dei percorsi di avviamento professionale.
Qui l'UNICEF lavora insieme al governo libanese, occupandosi non soltanto dei minori palestinesi e siriani ma anche di quelli libanesi che versano in condizioni di povertà estrema e hanno essi stessi difficoltà ad accedere ai servizi sociali di base.
La collaborazione con Hoops Club nasce in questo scenario: qui i ragazzi e le ragazze più vulnerabili possono studiare, fare sport, coltivare la musica e il canto, tutte carte fondamentali per alleviare la durezza della loro condizione e per provare a realizzare i propri sogni.
L'arrivo di Fedez è stata oggi per loro l'opportunità per partecipare a una grande festa di musica e sport.
Si sono esibiti, fra gli altri, cantanti libanesi, il percussionista vincitore dell'ultimo "Arab Got Talent", tre cantanti palestinesi che hanno trascinato con le loro canzoni tradizionali più di 300 adolescenti in danze sfrenate, nelle quali anche Fedez e noi siamo stati risucchiati.
A chiudere la festa, due giovani rapper siriane. Musicalità non immediate per noi occidentali, ma con parole che sono entrate dritte nei nostri cuori: il sogno del ritorno in Siria, la contestazione delle condizioni disumane di vita negli "accampamenti informali" (in Libano non esistono campi profughi ufficiali, strutturati come nel resto del Medio Oriente), la tenacia di non perdere la speranza in un futuro migliore
Si sono esibiti, fra gli altri, cantanti libanesi, il percussionista vincitore dell'ultimo "Arab Got Talent", tre cantanti palestinesi che hanno trascinato con le loro canzoni tradizionali più di 300 adolescenti in danze sfrenate, nelle quali anche Fedez e noi siamo stati risucchiati.
A chiudere la festa, due giovani rapper siriane. Musicalità non immediate per noi occidentali, ma con parole che sono entrate dritte nei nostri cuori: il sogno del ritorno in Siria, la contestazione delle condizioni disumane di vita negli "accampamenti informali" (in Libano non esistono campi profughi ufficiali, strutturati come nel resto del Medio Oriente), la tenacia di non perdere la speranza in un futuro migliore
Dei circa 300 giovanissimi presenti oggi al Club solo metà riesce a frequentare la scuola con regolarità. Molti di loro devono lavorare per contribuire alla sopravvivenza familiare. Una delle attività condotte dall'UNICEF in Libano per ovviare a questo problema è agevolare la ricerca di lavoro per i genitori, allo scopo di affrancare i figli da un bisogno così impellente da impedire loro di andare a scuola.
Fedez si lascia coinvolgere dall'atmosfera e, come tutti noi, è rapito dalla gioia espressa dai ragazzi, che non vivono quasi mai momenti così spensierati.
Grazie al collega Salam dell'UNICEF Libano parliamo con alcuni dei giovani presenti. In particolare Fedez rimane colpito da un ragazzino seduto dietro di noi, di circa 10 anni. Salam ci spiega che si chiama Tasmina e che in realtà è una bambina.
Grazie al collega Salam dell'UNICEF Libano parliamo con alcuni dei giovani presenti. In particolare Fedez rimane colpito da un ragazzino seduto dietro di noi, di circa 10 anni. Salam ci spiega che si chiama Tasmina e che in realtà è una bambina.
Poiché deve lavorare per la famiglia si maschera da maschietto perché così non rischia abusi sul posto di lavoro. L'UNICEF e gli operatori sociali di Hoops Club si stanno occupando del suo caso. Tasmina ha uno sguardo profondo e due occhi che ci parlano ben prima che lei apra bocca. Non vede l'ora di far sapere a tutti che è femmina. Almeno questa privazione la vuole superare.
Fedez sale sul palco e spiega l'importanza di credere nel proprio talento, qualunque esso sia.
Dice ai ragazzi che ognuno di loro possiede un talento, che ha diritto a scoprirlo e coltivarlo. Ribadisce l'importanza di andare a scuola e avere un'istruzione.
Credo che quei più di 300 ragazzini gli sono entrati nel cuore, a partire da Tasmina che adesso non si stacca più da lui, stupita che questo rapper venuto dall'Italia si interessi alla sua situazione.
Per lei ci sono due possibili soluzioni. La prima è che UNICEF aiuti i suoi genitori a trovare un lavoro in modo che lei possa andare a scuola. Ma non è cosa facile né rapida.
La seconda possibilità è che Tasmina lavori solo il sabato e la domenica presso lo Hoops Club, che le verserà un piccolo salario, e che il resto della settimana vada a scuola. Questa sembra decisamente la soluzione migliore, nel breve periodo.
Siamo al gran finale. Fedez invita tutti a salire sopra, al campo di basket per giocare insieme: il teatro è in delirio, tutti vogliono giocare con lui a basket, lo sport più popolare nel paese!
Saliamo di sopra e, dopo alcune foto di rito, formiamo due squadre: una con me e una con Fedez. Siamo 10 contro 10, un po' troppi per una partita di pallacanestro, e in campo Fedez e io non sappiamo sempre chi sta con chi.. ma è una grande festa e tutti si divertono.
Un momento della partita di basket improvvisata durante la visita di Fedez allo Hoops Club di Beirut (Libano)
Siamo alla fine della serata. Fedez ha vissuto intensamente le attività a cui ha partecipato e percepisce la dolorosa assurdità della situazione che questi ragazzi e questa ragazze vivono da decenni (i palestinesi) o da 5 anni (i siriani).
Sapete com'è, lui parla in modo diretto. Mi prende da parte e senza tanti preamboli la butta lì: «Paolo, torniamo a dicembre. Io voglio vedere come sta Tasmina e che progressi sono stati fatti».
Non c'è problema, fratello...a dicembre torniamo.
Non c'è problema, fratello...a dicembre torniamo.
Fedez è così, non ammette compromessi. Se in una cosa ci crede, va fino in fondo. Tenacia, caparbietà e lotta per gli ideali in cui crede sono delle certezze in lui e non un modo di apparire.
E per aiutare i bambini che soffrono, come questi incontrati oggi, l'UNICEF ha bisogno anche del suo talento, della sua energia, della sua voglia di mettersi in gioco per una causa che vale davvero. Insieme possiamo fare qualcosa per cambiare in meglio il mondo in cui viviamo.
Domani saremo nella Valle della Bekaa. Lì ci attendono, purtroppo, condizioni di vita ancora più drammatiche. Domani portiamo Fedez in prima linea. Stay tuned.