Con l’UNICEF le terze delle scuole primarie Albini e Stigliani di Potenza si raccontano le emozioni per crescere sereni
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3 dicembre 2018 - Il concetto di Intelligenza emotiva è stato introdotto da Salovey e Mayer (1990) per descrivere “la capacità che hanno gli individui di monitorare le sensazioni proprie e quelle degli altri, discriminando tra vari tipi di emozione ed usando questa informazione per incanalare pensieri ed azioni”. Goleman, nel 1995, con il libro” Intelligenza emotiva” è stato il primo a definirla. Questo termine, secondo Goleman, include l’autocontrollo, l’entusiasmo e la perseveranza, nonché la capacità di auto-monitorarsi.
Questi concetti possono essere insegnati ai bambini, mettendoli nelle migliori condizioni per far fruttare qualunque talento intellettuale la genetica abbia dato loro (Goleman, 1995).
Anche per contribuire ad educare l’intelligenza emotiva continua il mio viaggio nelle scuole della Basilicata per avviare la proposta educativa “Non perdiamoci di vista” di Scuola Amica Unicef. Vado nelle scuole perchè mi piace incontrare alunni e docenti, mi diverte stare con i ragazzi, mi stimola, mi fa crescere, anche dopo 46 anni di insegnamento. Certo nel mio quinto anno di pensionamento, a 68 anni, la fatica si fa sentire, ma con le giuste pause, il caffè gentilmente offerto, il sorriso di docenti e bidelle, mi sento vivo e forse utile.
Venerdì 30 novembre, prima delle 9, sono a Potenza nella scuola primaria Albini dell’istituto Comprensivo “Giacomo Leopardi” di Potenza, diretto dalla professoressa Cinzia Pucci. Mi accoglie Agnese Covino, la docente di religione, competente e multitasking. Decidiamo di lavorare nella biblioteca della scuola che è stata inaugurata lo scorso anno. Tappeti colorati, la bandierina dell’Unicef e ad una parete uno splendido arcobaleno, segno di vita e di speranza. I bidelli mi aiutano a sistemare le sedie in cerchio per tre classi terze, 49 alunni, che hanno portato da casa oggetti cari che raccontano la loro infanzia.
Cominciano con le due terze dell’Albini, accompagnate dalle docenti Florinda Innella, Maristella D’Andrea e dalla coordinatrice della scuola primaria Mimma Rizzo. Spiego le regole: guardarsi negli occhi, ascoltare in silenzio senza giudicare, parlare se se ne sente il bisogno, senza sentirsi obbligati. Superato un primo momento di imbarazzo grandi e piccoli confidano paure, ansie, amicizie, dolori. I peluche strapazzati, le foto, i pigiamini, prendono vita. Facciamo esperienza di un parlare che ci fa bene. Ci rendiamo conto che gli altri possono aiutarci ad essere più forti. I piccoli scoprono che la maestra Maristella è affezionata ad una camicetta che indossava quando aveva sei anni e che mostra con un filo di commozione. Si sorprendono quando la maestra Mimma mostra il braccialetto che la figlia Mariachiara aveva al polso quando è nata.
Leggo la storia della topina che aveva paura del buio e i piccoli confessano di aver paura dei mostri, dei ladri, del buio, di essere abbandonati dai genitori.
Con la quarta arrivano la maestra Maria Rosa Pepe e la maestra Agnese Covino con il suo telefono antico, quello con la rotella per fare i numeri, che ha portato con sè nei vari traslochi. Le alunne in cerchio, dandosi la mano, vogliono da grandi diventare ballerine, cantanti, dottoresse. I maschi calciatori, ingegneri e meccanici.
Stabiliamo con le docenti la tabella di marcia dopo questa prima tappa che ha coinvolto positivamente tutti. A Febbraio il secondo incontro con i genitori e per la fine dell’anno un evento per presentare con video, foto, disegni, racconti, i progressi compiuti da ciascuno nella gestione della sua intelligenza emotiva e nell’uso consapevole di internet e dei cellulari.
Il programma di alfabetizzazione emotiva proposto ha come obiettivo un’adeguata gestione dei sentimenti. Le finalità dello sviluppo dell’ intelligenza emotiva riguardano la conoscenza, l’acquisizione e la realizzazione delle competenze emotive relative a cinque aree: Consapevolezza di sé, Autocontrollo, Motivazione, Empatia, Abilità sociali.
Le emozioni determinano la nostra relazione con il mondo. La nostra salute mentale e il benessere personale si influenzano a vicenda, dipendendo in gran misura da come ci relazioniamo con il mondo, generando così le emozioni. Con “Non perdiamoci di vista” di Scuola Amica Unicef le terze dell’Albini e Stigliani vogliono imparare a star bene con se stessi e con gli altri.