24 gennaio 2019 - La professoressa Maria Giovanna Telesca, martedì 22 gennaio, mi ha preparato, nell’Istituto Comprensivo di Ruoti, una bella sala illuminata con 23 sedie blu in cerchio come Le avevo raccomandato per telefono. Mi accoglie con un sorriso con i suoi alunni di prima e cominciamo a conoscerci. Ciascuno, vincendo pudori e paure, si apre e racconta gioie, dolori, speranze. Mi mostrano libri, fumetti, penne, disegni, scarpette per la danza e mi suggeriscono che per insegnare la bellezza della vita non servono atteggiamenti severi. Raccontandosi, chiedono di non soffrire per scoprire che sapore ha l’allegria; se così fosse, la felicità apparirebbe come una stella irraggiungibile. E la professoressa accompagna questa gioia di ritrovarsi raccontando il suo amore per le piante, la serenità che ritrova quando cura il giardino. Arriva a sorpresa il dirigente scolastico Lorenzo Rispoli che saluta i ragazzi e la docente e ci augura buon lavoro.
Il tempo scorre veloce e devo accogliere la seconda media. Con 27 ragazzi e ragazze la professoressa Pierangela Derosa. E anche questa volta mi colpisce la sincerità delle loro confessioni. Qualcuno non riesce a trattenere le lacrime quando racconta di difficili situazioni in famiglia. Mi incuriosisce un grande dizionario di italiano ( “mi piace conoscere il significato delle parole”), il libro “Sguardo sul mondo” che alcuni hanno con sè (scopro che tratta il tema del bullismo e li invito a raccontarmelo con video, foto…).Una alunna di origine indiana ha portato un mazzo di fiori e anche con questa classe molti disegni, scarpe da ballo, cuffie per ascoltare la musica, cellulari, qualche giocattolo, videogiochi.
La professoressa Derosa sottolinea che con questi ragazzi vive un’esperienza unica perchè è stata la loro insegnante di quinta alle scuole elementari e ora li segue dalla prima media. Ha portato una penna che le ha regalato la nipotina e più volte nelle alunne che intervengono sottolinea la lealtà, lo studio impegnato che costruisce la vera cultura. Arriva anche la professoressa di inglese Maria Palmiero, mostra, con il suo volto sorridente, un filo di perle perchè ama i gioielli e l’insegnamento.
I ragazzi di terza mi portano una maglia e una sciarpa della Juventus, la passione per il nuoto e i cavalli, l’amore per gli animali e anche il libro di Elena Ferrante “L’amica geniale”, con molti joy stick, cellulari e un libro della saga di Harry Potter. Molti si mostrano insicuri sul loro futuro, le difficoltà nella scelta della scuola superiore. Molti raccontano il rapporto non facile con i genitori, i fratelli e le sorelle. Mi colpisce il racconto della professoressa di matematica Daniela Mattia che li ha accompagnati. Ha scelto di dedicarsi all’insegnamento e alla famiglia, rinunciando, per il momento, ad una carriera di ricercatrice e ha adottato due bambini del Burundi. Ribadisco con molti che nella vita l’apprendimento deriva dall’esperienza e li spingo a mettersi alla prova quando raccontano che amano cucinare, come molti altri di prima e seconda, armeggiare con le moto e i motori.
Insisto che non devono vergognarsi delle loro emozioni. Insegnare significa educare alle emozioni per essere forti nella vita. Per educare bisogna capire, intuire e soprattutto amare.
La professoressa Telesca mi consegna la somma che è stata raccolta per l’Unicef per garantire un’istruzione di qualità ai ragazzi che vivono in zone di guerra. Consegno su una pennetta il percorso “Non perdiamoci di vista” che abbiamo cominciato e do appuntamento per il mese di marzo per incontrare i genitori e aiutarli ad educare i loro figli ad un uso consapevole dei mezzi di comunicazione sociale.
Diceva Paulo Freire che insegnare non è trasferire conoscenza, ma creare le possibilità per produrre e costruire conoscenza. Questo si potrà ottenere soltanto mettendo in azione un’adeguata intelligenza emotiva, attraverso il rispetto e la cura nell’insegnarea ciascun alunno.