26 marzo 2019 - Alla scuola primaria “Don Milani” di Potenza con il Comitato Provinciale Unicef di Potenza “A scuola di emozioni”.
Venerdì 22 marzo 2019, dalle 8,30 alle 13,00, e lunedì 25, ho condiviso con le classi terze, quarte e quinte della scuola primaria “Don Milani” a Potenza due giornate ricche di abbracci, confidenze, risate, gioie e dolori.
In qualità di presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza ho proposto alla dirigente scolastica Marcella Marsico e alla coordinatrice della scuola primaria Angela Orsini il percorso di Scuola Amica Unicef “Non perdiamoci di vista” che potenzia l’intelligenza emotiva per prevenire fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Le insegnanti di terza,quarta e quinta e i loro alunni hanno accettato la proposta e hanno portato a scuola i loro “oggetti del cuore”: palloni, una casa delle bambole, un “cappello del prete” (strumento a percussione), un’armonica, bracciali, un diario “segreto, segretissimo”... lego, il cubo di Rubik, e tanti, tantissimi peluche piccoli ed enormi, consumati dalle carezze e dagli abbracci per scacciare gli incubi, vincere la paura del buio.
E in cerchio, tenendoci per mano, abbiamo raccontato le nostre paure, gioie, i litigi con fratelli e sorelle, le perdite dei nostri cari, le amicizie, l’amore per gli animali…
Qualcuno avrà già sentito parlare di warm cognition. Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello Sviluppo dell’Università di Padova, ha evidenziato come l’apprendimento caldo (warm cognition) sia essenziale per poter apprendere bene. Ma cosa significa “apprendimento caldo” (o anche insegnamento gentile)? Semplicemente, quell’apprendimento che passa attraverso un ambiente emotivamente positivo, legato ad emozioni calde come la gioia.
Quando impariamo qualcosa, nella nostra mente fissiamo anche il contesto emotivo in cui l’abbiamo imparata. Dunque, ciò che si impara in un clima positivo verrà ricordato con gioia; al contrario, se l’apprendimento è legato ad uno stato ansioso (o peggio ancora ad uno stato di collera o panico), queste emozioni negative accompagneranno ogni tentativo di ricordare quell’informazione.
Apprendimento ed emozione tracciano lo stesso percorso sinaptico, viaggiando insieme. Quindi mettiamo in memoria anche le emozioni, in questo caso, negative.
Per questo nei nostri cerchi delle emozioni chiedo sempre: ”Quanto costa un sorriso?” e tutti, rispondendomi “nulla” cominciano a sorridere. E le maestre confidano di venire a scuola con piacere, lasciando a casa le preoccupazioni perchè “I bambini e i ragazzi hanno bisogno di serenità.”
Insegnare allora sempre col sorriso. Non importa che si parli di radici quadrate, sillabe o come allacciarsi le scarpe. Se insegniamo col sorriso e cerchiamo di mettere a loro agio gli studenti (anche “informali”, come nel caso dei mille insegnamenti che hanno luogo in famiglia) otterremo un risultato più duraturo ma soprattutto più virtuoso.
E nei miei incontri con le maestre Luciana Trivigno, Palma Mona, Marianna Genovese, Daniela Di Salvia, Filomena Canadeo, Patrizia Latorre, Dario Lorato e Angela Orsini, accompagnate dalle assistenti Rosanna Torchiarolo e Silvana Riviello e i loro alunni, non sono mancati sorrisi, è scappata qualche lacrima. Le maestre hanno confidato la gioia di insegnanre, di stare con i “loro ragazzi”: “A me basta guardarli negli occhi al mattino per capire se c’è qualcosa che non va”.
E gli alunni dimostrano di conoscere bene le loro maestre e raccontano della maestra Palma che ama cantare, della maestra Luciana che va a casa degli alunni quando ci sono problemi da risolvere. E gli alunni scoprono che le maestre proteggono i loro figli e hanno paura per il loro avvenire e che il loro maestro Dario ama cucinare e ha fatto tante belle esperienze prima di cominciare a stare con loro.
In un clima favorevole alla crescita, l’apprendimento è più profondo, procede più rapidamente, in quanto nel processo è investita l’intera persona, con sentimenti e passioni al pari dell’intelletto (Rogers, 1978).
A scuola, appare evidente il ruolo centrale che i processi affettivi giocano nell’organizzare l’esperienza e il comportamento. In ultima analisi, “non si dà apprendimento senza gratificazione emotiva” (Galimberti, 2001).
L’analfabetismo emozionale rappresenta un fattore di rischio per la società. La marginalizzazione nei programmi scolastici di spazi da destinare alla formazione emozionale, è un indicatore negativo che può spiegare l’impotenza delle istituzioni scolastiche di fronte all’aumento delle difficoltà e del disagio, oltre all’insorgenza del bullismo e cyberbullismo e di altri disturbi fra gli adolescenti e i bambini (Mariani, 2001).
Il Comitato Provinciale Unicef di Potenza con questi ragazzi e i loro insegnanti ha cominciato un percorso che deve continuare per favorire una crescita sana ed equilibrata delle giovani generazioni.