Nella scuola dell’infanzia e primaria di S. Antonio Casalini la gentilezza è di casa
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16 gennaio 2019 - Se siete soliti navigare e informarvi su internet, avrete probabilmente notato un dettaglio molto allarmante: sembra che la gentilezza stia andando fuori moda. Fino a pochi anni fa, quando le persone erano ancora abituate a parlarsi a voce, ad abbracciarsi e a sorridere, era normale assistere ad episodi in cui dei perfetti sconosciuti potevano trovarsi a scambiarsi un aiuto reciproco o a condividere momenti di socialità. Oggi tutto questo sta scomparendo. Anche per questo il Comitato Provinciale Unicef di Potenza incontra le maestre e gli alunni con “Non perdiamoci di vista” la proposta educativa Scuola Amica Unicef per prevenire bullismo e cyberbullismo.
Martedì 15 gennaio 2019 arrivo nella Scuola dell’infanzia e primaria di S. Antonio Casalini verso le 9,30. Sono qui come presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza per cominciare “Non perdiamoci di vista” la proposta di scuola Amica Unicef per prevenire, con l’educazione emozionale, bullismo e cyberbullismo.
La volontaria Unicef e coordinatrice del plesso l’insegnante Rosanna Leone mi ha chiesto di venire di martedì perchè sono a scuola anche le altre tre insegnanti Monica Ricca,Gerardina Cerone e Francesca Del Giudice che devono portare avanti il progetto con lei.
Mi riscalda subito il sorriso dei due bidelli, che già conosco. Mi offrono il caffè e mi anticipano che la maestra Rosanna ha portato da Bella le paste di mandorla, sapendomi goloso. Questa accoglienza mi fa bene al cuore e sono pronto per cominciare con i piccoli della scuola dell’infanzia.
Mi vedono con le borse e mi chiedono come mi chiamo e cosa devo fare. Anna Rita Volpe la loro insegnante mi sorride e mi accompagna con la sua presenza discreta. Tiro fuori la pigotta, la bambola di pezza dell’Unicef e la faccio toccare ai bambini. Incuriositi si avvicinano e, sollecitati, mi dicono che è di stoffa e di lana. Dico loro che si chiama Asha, che viene da Muro Lucano, che è stata fatta a mano da persone buone che vogliono aiutare gli altri.
Apro sul tavolo il gioco della pigotta e con l’areo partiamo per l’Africa perchè le foto raccontano che lì ci sono tanti bambini che hanno bisogno di cibo, medicine, acqua, scuole. Asha riceve molte richieste di aiuto e i piccoli con me e la maestra diventano dottori, muratori, insegnanti per aiutare gli amici che non hanno nulla.
Poi ci mettiamo in cerchio, ci diamo la mano e ognuno dice il suo nome e presenta il giocattolo che ha portato con sè: due motociclette, molti peluche, alcune fotografie. Oggetti che raccontano l’amore per loro di mamma e papà. I piccoli hanno fame ed è venuto il momento di conoscere i ragazzi della scuola primaria.
Formiamo nel corridoio un grande cerchio. Obbligo i maschi e le femmine, i più piccoli e i più grandi a mescolarsi e cominciano, tenendoci per mano. Ciascuno dice il suo nome, l’età, come si chiamano mamma e papà e i fratelli e le sorelle. Raccontano che vogliono diventare calciatori, molti, parrucchiere, estetiste, maestre. Alcuni confessano che a loro la scuola non piace. Tutti litigano con i fratelli e le sorelle che toccano la loro roba, i loro giocattoli.
Anche le maestre parlano dei figli, del marito, dell’amore per la scuola, per l’arte, per la bellezza. Raccontano gioie, dolori, fatiche, rinunce. E i ragazzi le osservano, ascoltano, sorridono. Nel secondo giro presentano gli oggetti del cuore: le fotografie di quando erano piccoli, quelle dei compleanni, gli orsacchiotti e le bambole che fanno compagnia quando si ha paura del buio, della solitudine, quando si è molto arrabbiati e ancora molti giocattoli, qualche pallone…
Il percorso continua. Consegno alle docenti una pennetta con i laboratori sulla gentilezza e l’educazione emozionale. E’ programmato anche un incontro con i papà e le mamme sull’uso consapevole dei social media: i mezzi di comunicazione sociale, a partire dal cellulare.
Chiudo l’incontro parlando dell’Unicef e della sua campagna per garantire il diritto all’istruzione per i bambini che vivono in zone di guerra. Tutti hanno portato almeno un euro. Siamo vicini alla meta. Riusciremo con Bella e San Cataldo a comprare per loro una valigia che ha il suo interno penne, quaderni, colori… per quaranta bambini.
Grazie maestre, grazie bambini.