27 maggio 2019 - Se il tempo, come Crono, divora i suoi figli, il racconto li salva. Senza il racconto non avremmo memoria. Sono convinto che in questo momento storico che vive di un’incessante sequenza di istanti del presente e trascura sia di attingere al passato che di progettare il futuro, il racconto è oltremodo necessario. E lo è ancor di più raccontare il bello e il buono. Ed è quello che mi sforzo di fare, affidandomi con sincerità a chi ha la pazienza di leggermi.
Martedì 21 maggio ho vissuto nella scuola di Barile un’esperienza ricca ed emozionante. Maria Carmela Di Lonardo, maestra elementare appassionata, ha preparato all’aperto, nell’atrio della scuola, un’asta delle pigotte, le bambole di pezza che da venti anni in Italia, adottate a 20 euro, salvano con le vaccinazioni la vita a milioni di bambini.
Arrivo in anticipo, sistemo un grande tavolo con l’incerata blu con il logo Unicef, e dispongo in bella mostra quaderni, penne salvavita, trottole e domino di legno, tazze della Pimpa e portachiavi Camilla. Arriva la classe terza elementare con le pigotte che sono state fatte dagli alunni e dalle maestre in classe e dalle mamme e nonne a casa. E, subito dopo, l’atrio si affolla con la presenza degli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e della scuola media. Ci sono alcune mamme e alle finestre si affacciano le signore della segreteria.
Tocca a me dare inizio all’asta ricordando il lavoro che l’Unicef porta avanti in 190 paesi nel mondo per assicurare cibo, salute e istruzione a milioni di bambini e ringrazio di cuore per questa gara di bontà che oggi si conclude.
Tocca a Maria Carmela Lonardo con il maestro Massimiliano Muscatiello cominciare con la prima pigotta. Con loro la responsabile Unicef della scuola la professoressa Rosa Spera che adotta per la classe la prima pigotta. E subito dopo, ad una ad una, tutte le altre bambole, uniche perchè fatte a mano, rifinite con cura, vengono adottate da classi e dagli alunni.
Subito dopo i ragazzi si avvicinano con gli euro risparmiati rinunciando a un pacco di patatine, o a un pacchetto di figurine. E così molti gadget Unicef vengono venduti e l’incasso della mattinata si trasformerà in vaccinazioni, prime cure, latte terapeutico per tanti bambini. Distribuisco anche il codice fiscale dell’Unicef per chiedere il 5 per mille e molti docenti si impegnano a firmare.
Ringrazio di cuore la dirigente scolastica Eugenia Tedesco, i docenti, il personale di segreteria, i bidelli, il cuoco per la loro generosità e torno a casa soddisfatto, pronto per una nuova avventura di solidarietà.