Racconto, memoria, guerra, famiglia, voglia di riscatto a “La Bella Estate di Tito“ con l'Associazione “Donne 99” ed il suo libro “ Raccontare storie per costruire ponti”
4 minuti di lettura
Venerdì 26 agosto, nell'auditorium Don Domenico Scavone, per “La Bella Estate di Tito”, l'Associazione "Donne 99" ha presentato il suo libro ”Raccontare storie per costruire ponti” edito da Villani.
Le “ragazze”, tutte molte emozionate, hanno preparato l'evento con cura: l'indaco delle bandiere dell'UNICEF spicca sul grande tavolo del palco e in quello più piccolo all'ingresso, dove sono state le disposte le copie del libro per la vendita. Un ricco buffet con delizie dolci e salate fatte in casa, è pronto in un angolo in fondo.
Alle 18,15 si può iniziare perché le sedie sono tutte occupate e finalmente, dopo due anni di incontri, il percorso della vita delle socie dopo la seconda guerra mondiale si può raccontare in presenza, dal vivo. Due anni fa UNICEF Italia, in occasione del 75° anniversario della sua fondazione, ha chiesto ai volontari di ricordare quanto nell'immediato dopoguerra aveva portato avanti in ogni parte d'Italia. E in cerchio, con le mascherine e rispettando le distanze di sicurezza, Luisa Salvia, la presidente dell'Associazione ha abbandonato il padre tornato dalla guerra e la sua maschera antigas che, bambina di cinque anni aveva scoperto con terrore in un cassetto.
Maria Triani ha raccontato del nonno prigioniero in Polonia, salvato dalla frustate del padrone della fattoria dove lavorava,grazie all'intervento della moglie del fattore, donna e mamma esemplare. Filomena Coronato ha ripercorso la gioia bambina quando aprivano in casa i “pacchi” che arrivavano dai parenti emigrati in America. Carmela Laurino ha fatto tornare alla memoria il ridurre dalla campagna di Russia Michele Anneto, tanto magro che mangiava “dieci uova” ogni mattina per tornare in forze.
Ma prima di questo primo gruppo di testimonianze, le socie hanno cantato “ a cappella”…”Tutte le sere sotto a quel fanal/presso la caserma ti stavo ad aspettar/anche stasera aspetterò/e tutto il mondo scorderò/con te Lilì Marlene. .”e il pubblico ha applaudito commosso.
E Luisa Salvia ha ripercorso i primi 23 anni dell'Associazione “ Donne 99”, le sue quindici pubblicazioni, la passione instancabile del gruppo nel raccontare la storia di Tito, le tradizioni, il suo dialetto.
Il sindaco Graziano Scavone, nel suo intervento, ha finanziato che finanziato, in otto anni di mandato, ha sempre sostenuto “ Donne 99”, pubblicazione di “Costruire ponti e si è impegnato a realizzare con le sue concittadine un incontro a sulla violenza contro le donne e un'altro sulle tradizioni natalizie entro la fine di quest'anno, temi trattati nel libro “Raccontare storie…”.
Nel secondo gruppo di interventi Maria Antonietta Greco ha parlato della nonna Lucia, maestra di taglio e cucito e di Palazzo Capaldi, occupato dai nazisti. Carmela Giuzio ha emozionato tutti con il ricordo dei suoi sei mesi in provincia di Mantova nel 1947, bambina povera di sei anni che attraversa l'Italia con “ il treno dei bambini”, organizzato dal Partito Comunista Italiano per aiutare l'infanzia affamata del meridione.
Le sorelle Antonietta e Carmela Laurino sono tornate alla loro infanzia povera in una casa alla periferia del paese senza gabinetto e alle pentole di rame che la Settimana Santa la mamma lucidare tutti i giorni per tenerle occupate in casa mente sorelle andava, per tutta la giornata un lavoro in campagna.
Franco Villani, l'editore di “Raccontare dodici storie…” ha parlato dei suoi anni a Tito come direttore didattico, dell'affetto che lo lega alle “ sue insegnanti” e agli alunni ormai grandi che ricorda per nome e del suo lavoro di editore che lo impegna nello sforzo di tramandare la cultura viva della Basilicata.
Mario Coviello, presidente del Comitato Provinciale UNICEF di Potenza, che ha curato il progetto e conduce la serata, chiede al pubblico se è stanco e quando riceve un forte diniego chiama sula palco Giovanna Giosa, Lina De Bonis,Rosa Salvia e Nella Caravetta.
Giovanna, bambina di campagna, frequenta la scuola in paese ed è emarginata e si pente di aver portato alla maestra quella “ bacchetta” che troppo spesso le arrossa le mani, quando non sa rispondere alle interrogazioni. Lina De Bonis racconta la sua infanzia a Potenza con quattro nonni paterni e materni e sua madre che le diceva “Certe volte aspettavi che la gallina facesse l'uovo per poter comprare il famoso quaderno per la scuola, quello piccolo con la copertina nera”.
Rosa Salvia dice di essere nata nel 1945 con la “resurrezione”, al ritorno del papà dopo sette anni di guerra.Quel padre che gliva di aver mangiato i topi e calzato le scarpe e indossato i cappotti “rubati” ai compagni morti che, “come materassi”, sono stati ammassati nelle trincee.
E riprende il canto a cappella con le donne che tutte insieme intonano ...”Vola, colomba bianca, vola/Diglielo tu/ Che tornerò/Dille che non sarà più sola/ E che mai più /La lascerò…” e appena gli applausi si spengono Giusy, la nipote di Vito Moscarelli, nato nel 1932, riprende il racconto del nonno che le ha detto delle bombe cadute nelle campagne attorno alla torre di Satriano nel 1940 e del ritorno, dopo tre anni di guerra, del fratello Vincenzo, così magro che nessuno subito aveva riconosciuto. Carmela Santopietro, sesta figlia, parla con affetto del padre Luciano che ha avuto la “fortuna” di tornare vivo dal fronte perché muore a tre anni la sua ultima bambina, la settima, e per tre mesi riesce a nutrirsi solo con brodo di carne.
Angela Oliveto racconta la sua infanzia spensierata per le strade di Tito fino a dodici, tredici anni quando comincia a lavorare nel bar di famiglia e deve imparare a tenere a bada "clienti" che non sempre sanno tenere le mani a posto. Rosa Faruolo “lu stieru”, il cassone che era nascosto in cantina con le poche utili, perché i nazisti giravano per le case in cerca di cibo.
Nella Caravetta parla della zia Mafalda che viveva a Praia a Mare in un vecchio convento e sveglia la mattina con una tazza di caldo latte di capra appena munto. Titina Perrone ringrazia la presidente Salvia per la “caparbietà” e l'amore con cui le è riuscito da tanti anni di tenere insieme tante donne così diverse.
L'assessore alla cultura Fabio Laurino ringrazia l'Associazione per il costante lavoro di divulgazione e sottolinea la necessità di costruire ponti tra le generazioni che devono imparare ad ascoltarsi, anche attraverso progetti come quello delle “Donne 99”, e un progetto lettura che sta per avere inizio.
L'Associazione consegna al presidente Coviello per l'UNICEF una busta con quattrocento euro che serviranno per salvare dalla fama le bambine ei bambini in Afganistan, nel Sahel e per la costruzione di una scuola con mattoni di plastica riciclata in Costa d'Avorio.
C'è ancora il tempo di intonare tutti insieme…” Mamma, solo per te la mia canzone vola/Mamma, sarai con me, tu non sarai più sola….” e si passa finalmente a gustare le prelibatezze che sono state preparate.
Una serata da incorniciare. Grazie a tutte e a tutti.