Ciclone Idai peggiore calamità naturale degli ultimi 20 anni in Africa
2 minuti di lettura
28 marzo 2019 - Si stima che 3 milioni di persone, per oltre metà bambini, abbiano urgente bisogno di assistenza umanitaria in Malawi, Mozambico e Zimbabwe a seguito del ciclone Idai - la peggiore catastrofe che abbia colpito l'Africa meridionale negli ultimi due decenni.
L'UNICEF ha lanciato oggi un appello straordinario da 122 milioni di dollari per garantire la propria risposta umanitaria nei prossimi 9 mesi a beneficio dei bambini e delle famiglie che hanno subito sfollamento e danni a causa della tempesta e dalle sue conseguenze nei tre paesi colpiti.
In Mozambico, il paese più colpito, 1,85 milioni di persone, di cui 1 milione di bambini, hanno un disperato bisogno di assistenza.
A Beira, la seconda città del paese, sono gravi i danni alle infrastrutture e gli allagamenti, poiché l'acqua non trova sufficienti vie di scarico.
Nelle zone rurali, le inondazioni hanno danneggiato le coltivazioni poco prima della stagione del raccolto, distruggendo fino al 50% della produzione agricola annuale.
A Beira, la seconda città del paese, sono gravi i danni alle infrastrutture e gli allagamenti, poiché l'acqua non trova sufficienti vie di scarico.
Nelle zone rurali, le inondazioni hanno danneggiato le coltivazioni poco prima della stagione del raccolto, distruggendo fino al 50% della produzione agricola annuale.
.
Nel Malawi sono state colpite circa 869.000 persone, tra cui 443.000 bambini, e si contano oltre 85.000 sfollati.
Nello Zimbabwe le persone bisognose di aiuto sono circa 270.000, metà delle quali bambini.
«L'enorme portata della devastazione causata dal ciclone Idai sta diventando sempre più chiara» afferma il Direttore dell'UNICEF Henrietta Fore, in missione a Beira la scorsa settimana. «La vita di milioni di bambini e famiglie è in gioco. C'è urgente bisogno di organizzare una risposta umanitaria rapida ed efficace in tutti e tre i paesi.»
C'è anche molto poco tempo per prevenire la diffusione delle cosiddette malattie opportunistiche, che si sviluppano grazie a fattori come la presenza di acque stagnanti, le carenze igieniche, i corpi in decomposizione, il sovraffollamento dei ricoveri temporanei, e che possono facilmente portare a focolai epidemici di diarrea, malaria e colera - tutte malattie alle quali i bambini sono particolarmente vulnerabili.
L'UNICEF è anche profondamente preoccupato per la sicurezza e il benessere delle donne e dei bambini che sono stipati in rifugi temporanei e a rischio di violenza e abusi, nonché dei bambini rimasti orfani o separati dalle loro famiglie a causa della catastrofe.
L'UNICEF sta intensificando la sua risposta per i bambini e le famiglie colpite in ciascuno dei tre paesi, lavorando per ampliare l'accesso all'assistenza sanitaria, all'acqua, ai servizi igienico-sanitari e all'istruzione.
Insieme alle organizzazioni partner ci stiamo inoltre concentrando sulla prevenzione di un riacutizzarsi della malnutrizione infantile.