Giovani inattivi, record europeo per l'Italia: nuova ricerca UNICEF sul fenomeno NEET
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10 ottobre 2019 – Secondo gli ultimi dati ISTAT, riferiti al 2018, in Italia i giovani inattivi (NEET) nella fascia d’età 15-29 anni sono pari a 2.116.000, rappresentando il 23,4% del totale dei giovani della stessa età presenti sul territorio.
NEET è un acronimo inglese ormai di uso comune anche nel nostro linguaggio, che sta per Not in Education, Employment or Training, e definisce i ragazzi e giovani adulti che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso di formazione.
L’Italia continua a posizionarsi al primo posto nella graduatoria europea, seguita da Grecia (19,5%), Bulgaria (18,1%), Romania (17%) e Croazia (15,6%).
Gli Stati con il tasso di NEET più contenuto sono invece Paesi Bassi (5,7%), Svezia (7%) e Malta (7,4%). La media UE si attesta al 12,9%
Questi sono i principali dati di sfondo della ricerca “Il silenzio dei NEET. Giovani in bilico tra paura e desiderio”, lanciata oggi nell'ambito del progetto NEET Equity, selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale nell'ambito dell’Avviso “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile” (ID 189/Avviso Disagio).
«Essere NEET, ovvero non studiare, non lavorare, né seguire percorsi di formazione è una condizione di disagio ed esclusione sociale, che priva i ragazzi e le ragazze di una possibilità di futuro, lasciandoli indietro» sottolinea il Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo. «Utilizzando le parole di un testimone intervistato in questa ricerca, "NEET è un indicatore di una qualità della vita insufficiente".
Con questo progetto vogliamo migliorare la capacità di un territorio di fare sistema nel costruire politiche attive partecipate a favore dell’inclusione dei giovani NEET e valorizzare e dare forza alle potenzialità, spesso inespresse, che hanno tanti giovani in questa situazione.»
L'incidenza dei NEET sulla popolazione giovanile (sempre nella fascia di età considerata dalla ricerca, ossia 15-29 anni) è particolarmente elevata in Sicilia (38,6%), Calabria (36,2%), Campania (35,9%), Puglia (30,5%) e Sardegna (27,5%).
L’Italia continua a posizionarsi al primo posto nella graduatoria europea, seguita da Grecia (19,5%), Bulgaria (18,1%), Romania (17%) e Croazia (15,6%).
Gli Stati con il tasso di NEET più contenuto sono invece Paesi Bassi (5,7%), Svezia (7%) e Malta (7,4%). La media UE si attesta al 12,9%
Questi sono i principali dati di sfondo della ricerca “Il silenzio dei NEET. Giovani in bilico tra paura e desiderio”, lanciata oggi nell'ambito del progetto NEET Equity, selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale nell'ambito dell’Avviso “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile” (ID 189/Avviso Disagio).
«Essere NEET, ovvero non studiare, non lavorare, né seguire percorsi di formazione è una condizione di disagio ed esclusione sociale, che priva i ragazzi e le ragazze di una possibilità di futuro, lasciandoli indietro» sottolinea il Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo. «Utilizzando le parole di un testimone intervistato in questa ricerca, "NEET è un indicatore di una qualità della vita insufficiente".
Con questo progetto vogliamo migliorare la capacità di un territorio di fare sistema nel costruire politiche attive partecipate a favore dell’inclusione dei giovani NEET e valorizzare e dare forza alle potenzialità, spesso inespresse, che hanno tanti giovani in questa situazione.»
Profilo dei NEET in Italia
Il 47% dei giovani inattivi nella fascia di età considerata ha un’età compresa tra i 25 e i 29 anni, il 38% ha 20-24 anni e il restante 15% è di età compresa tra 15 e 19 anni. La maggior parte dei NEET italiani ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore (49%), mentre il 40% ha livelli di istruzione più bassi. A destare impressione è l'11% di giovani totalmente inattivi laureati. Il 14,5% dei giovani NEET sono stranieri. I NEET rappresentano il 15,5% dei giovani di età 15-29 anni nel Nord Italia,,il 19,5% al Centro e nel Sud adddirittura il 34%. Il 41% dei NEET risulta in cerca di prima occupazione, il 19,5% si definisce indisponibile (per i tre quarti dei casi si tratta di donne impegnate in attività accuditive o di maternità, in larga parte straniere); mentre il 25% è definito in cerca di opportunità (in maggioranza maschi; alta la quota degli under 20), e il 14,5% sono classificati come disimpegnati.L'incidenza dei NEET sulla popolazione giovanile (sempre nella fascia di età considerata dalla ricerca, ossia 15-29 anni) è particolarmente elevata in Sicilia (38,6%), Calabria (36,2%), Campania (35,9%), Puglia (30,5%) e Sardegna (27,5%).
La ricerca dell'UNICEF
Lo studio – che si è avvalso di raccolta di dati, focus group e interviste approfondite a 26 insegnanti, referenti di enti e giovani NEET - mira a conoscere meglio l’entità del fenomeno sia nel contesto nazionale (con un confronto rispetto alla situazione europea) sia in tre città (Napoli, Taranto e Carbonia) principali destinatarie del progetto. Napoli si colloca al 10° posto sulle 107 province italiane per il più elevato indice di giovani inattivi, con un’incidenza del 37,6% sulla popolazione cittadina giovanile. Taranto si posiziona al 19° posto con il 33,4% di NEET, mentre Carbonia (Sardegna meridionale) è al 12° posto su 107 con il 36,6%. La ricerca verrà presentata in tre eventi, che si svolgeranno oggi a Taranto domani a Napoli e il 25 ottobre a Carbonia. Il progetto NEET Equity, il cui slogan è “Non siamo in fuori gioco", si rivolge a 300 ragazzi e ragazze tra i 16 e i 22 anni, nella delicata fase di transizione dalla scuola secondaria al mondo del lavoro. Il progetto è stato avviato nel maggio 2018 e si concluderà nel 2020. NEET Equity vuole migliorare la capacità dei territori nel costruire politiche attive, partecipate e che includano tutti. Tra gli obiettivi del progetto:- Aumentare il grado di conoscenza e informazione sulla condizione dei giovani nei nostri territori, tramite una ricerca-azione che li coinvolga direttamente;
- Creare spazi di ascolto e partecipazione dove far emergere i talenti e progettare insieme azioni di volontariato sociale in città (LUP - Laboratori Urbani di Partecipazione).
- Promuovere spazi di concertazione territoriale in cui confrontarsi e costruire, in modo partecipato, piani efficaci e politiche attive dedicate ai giovani.