Sud Sudan: per carenza di fondi a rischio il ritorno alla vita civile di 900 "bambini soldato"

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10/02/2020

In coincidenza con la Giornata internazionale contro l'uso dei bambini soldato, che ricorre oggi, ’UNICEF lancia un appello per i programmi che forniscono indispensabile assistenza ai bambini e ragazzi smobilitati da gruppi e forze armate nel Sud Sudan 
 
Senza finanziamenti aggiuntivi entro la fine di marzo potrebbe diventare impossibile garantire il delicato e costoso processo di transizione alla vita civile per circa 900 minorenni dei quali è stato già negoziato il rilascio.
 
Il programma triennale di reinserimento sociale ha un costo medio di circa 2.000 dollari per ciascun minore e include il supporto psicologico, la presenza di un operatore sociale dedicato a ogni singolo caso, le attività funzionali alla riunificazione familiare, l'istruzione e altri servizi vitali per aiutare questi bambini e ragazzi a ricostruire le propria vita.
 
«La parola frustrazione non si avvicina neanche a ciò che provo per questa situazione» afferma il Rappresentante dell'UNICEF per il Sud Sudan, Mohamed Ag Ayoya.
 
«I bambini sono stati registrati, controllati e ora sono pronti ad essere rilasciati dai gruppi armati. L’UNICEF ha un programma di registrazione comprovato ed efficace ma ora non abbiamo i fondi per continuare questo lavoro di importanza vitale.
 
La mia frustrazione è anche quella dei bambini e dei giovani che sono già pronti a cominciare le loro nuove vite, reclamando la propria infanzia e adolescenza
 
Con la probabile formazione entro febbraio di un governo di unità nazionale nel Sud Sudan - dilaniato da anni da un conflitto interno - e l'auspicata instaurazione di una pace duratura, saranno ancora più numerosi i bambini e i giovani smobilitati e bisognosi di assistenza.
 
In assenza di un sostegno adeguato, il rilascio di un minore ex combattente può avere ripercussioni negative nel lungo periodo, per lui come per la sua comunità.
 
Il programma di recupero degli ex bambini-soldato è gravemente sotto-finanziato da oltre un anno. Fino a oggi l'UNICEF ha dovuto spostare fondi da altre aree di lavoro per assicurarne la prosecuzione, ma ora che i fondi sono finiti non abbiamo altra scelta che sospendere le attività di reintegrazione, a meno che non arrivino a breve nuovi finanziamenti.
 
Dal 2015, l’UNICEF ha sostenuto il rilascio e il reinserimento nella vita civile di 3.677 bambini impiegati da gruppi e forze armate nel Sud Sudan.
 
Il programma risponde alle diverse e complesse sfide che questi bambini e giovani si trovano ad affrontare: assicura un reintegro concreto nella vita civile e previene ulteriori possibilità di arruolamento (pericolo sempre incombente sui giovanissimi dopo l'addio alle armi)..
 
Grazie a queste attività, la gran parte di coloro che hanno preso parte al programma non è tornata nelle file dei gruppi armati.
 
L’UNICEF Sud Sudan ha lanciato un appello da 4,2 milioni di dollari per il 2020 per coprire i costi delle nuove azioni di smobilitazione e reinserimento, e per consentire la prosecuzione del programma per i bambini e giovani già rilasciati.
 
Se il programma sarà adeguatamente finanziato, ne beneficeranno nell'arco dell'anno circa 2.100 bambini e giovani ex combattenti. 
 
«Chiedo alla comunità internazionale di fare uno sforzo ulteriore e fornirci i fondi necessari a continuare un programma che fa la differenza per la vita di migliaia di bambini e ragazzi e per sostenere accordi e provvedimenti cruciali e urgenti» riferisce ancora Ayoya.
 
L'appello dell'UNICEF è rivolto in primo luogo al cosiddetto “Gruppo di Amici per i bambini nei conflitti armati” [Group of Friends of Children Affected by Armed Conflict), una piattaforma informale lanciata nel 2016 dall'UNICEF e dai governi di Canada e Svezia - che oggi include 23 componenti fra i quali anche Unione Europea, Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America.

10/02/2020

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