Siria, ancora colpiti gli impianti di Allouk: 460.000 civili senz'acqua e a rischio coronavirus
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Ancora una volta è stata colpita e messa fuori uso la stazione idrica di Allouk, nel nord-est della Siria, dalla quale dipende l'approvvigionamento idrico di circa mezzo milione di civili, in gran parte famiglie sfollate dalle zone in cui da diversi mesi sono in corso combattimenti.
A denunciarlo è l'UNICEF per voce del suo Rappresentante in Siria, Fran Equiza.
«Si tratta dell'ultima di una lunga serie di interruzioni nella fornitura d'acqua: il fatto che avvenga nel pieno degli sforzi per contenere la diffusione in Siria dell'epidemia di COVID-19 espone i bambini e le famiglie a rischi inaccettabili.
Il lavaggio delle mani con il sapone è fondamentale nella lotta contro il coronavirus. La stazione è la principale fonte d'acqua per circa 460.000 persone nelle città di al-Hasakah, Tal Tamer e nei campi per sfollati di al-Hol e Areesha.
Un accesso continuativo e affidabile all'acqua potabile è essenziale per garantire che i bambini e le famiglie della zona non debbano ricorrere a fonti idriche insicure.»
L'UNICEF e le organizzazioni partner stanno rifornendo di acqua potabile gli abitanti di al-Hassakeh e dei campi per sfollati tramite autocisterne, ma questo sistema riesce a malapena a coprire il fabbisogno idrico minimo.
«Nessun bambino dovrebbe vivere anche un solo giorno senza acqua sicura da bere. Acqua pulta e lavaggio corretto delle mani salvano vite umane. L'acqua e gli impianti idrici non devono mai essere obiettivi militari o politici. Quando lo sono, i bambini sono i primi a pagarne il prezzo» ribadisce Equiza.
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