A Gaza le scuole sono usate dalla popolazione come rifugio. Il racconto di Ahlam e di sua madre Nermin
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A pochi giorni dall’inizio della guerra, aggravata dal recente attacco all'ospedale di Al Ahli di Gaza, centinaia di bambini hanno tragicamente perso la vita, e altre migliaia sono rimaste ferite.
Più di 300.000 bambini sono stati costretti a lasciare le proprie case, usando scuole ed altri edifici pubblici come rifugio, nella speranza che almeno esse siano risparmiate dai continui bombardamenti in corso sulla Striscia. Tra questi Ahlam e sua madre Nermin, ascoltate dai nostri operatori tuttora all'interno della Striscia di Gaza.
La situazione è drammatica, mancano cibo, acqua ed elettricità.
Hanno bombardato la nostra casa, e siamo fuggiti. Abbiamo iniziato a correre con i nostri figli scalzi, non avevamo cibo, bevande o vestiti. I più piccoli erano terrorizzati, per la paura si facevano la pipì addosso. Anche noi urlavamo, in preda al terrore.
Nermin, racconta la fuga con la sua famiglia nella scuola
L’UNICEF chiede un cessate il fuoco immediato
Il personale dell’UNICEF continua a rispondere ai bisogni critici dei bambini in tutta la Striscia di Gaza, ma l’accesso sta diventando sempre più difficile e pericoloso. Anche gli operatori umanitari sono stati avvisati di abbandonare la città di Gaza, e il personale dell’UNICEF rimarrà nel sud della Striscia per continuare a fornire sostegno ai bambini che ne hanno bisogno.
Abbiamo distribuito quasi tutte le forniture preposizionate e lavorato per mantenere l’unico impianto di desalinizzazione funzionante nell’intera Striscia di Gaza in funzione con una capacità molto ridotta.
Sono state fornite anche forniture mediche e medicinali agli ospedali, ma dato il numero di feriti, i letti ospedalieri e le medicine essenziali, compresi gli anestetici, si stanno rapidamente esaurendo.