A scuola Safa ha ritrovato il sorriso
4 minuti di lettura
Quando la fattoria in cui si erano rifugiati Fatima, suo marito Ahmed e le loro 6 bambine (di età che va dai 2 ai 10 anni) è stata bombardata, ciascuno dei genitori ha afferrato tre bambine ed è corso via per mettersi in salvo.
«Ricordo che la faccia della bimba più piccola era coperta di sangue, e in quel momento mi sono resa conto che non vedevo più Safa» racconta Fatima.
Fu un vicino che alla fine ritrovò Safa, ferita, sotto gli alberi bruciati dal bombardamento, e la portò a un ospedale nei dintorni di Damasco.
Quando Fatima e Ahmed arrivarono, seppero che la piccola aveva subito gravi ferite, che avrebbero comportato l'amputazione della gamba destra.
Questo era stato il terzo attacco vissuto dalla famiglia: la casa in cui Fatima e Ahmed vivevano ad Aleppo era stata distrutta in un bombardamento, costringendo la famiglia a trasferirsi nella campagna vicino Damasco. Ma dopo l'episodio in cui Safa era scampata alla morte, decisero di lasciare la Siria.
«Io non parteggio per nessuno in questa guerra» ci dice Ahmed. «Quale colpa hanno le nostre figlie? Non sono responsabili di nulla. Perché allora succede questo?»
Ricostruire una vita
Sono trascorsi cinque mesi da quel bombardamento. Oggi la famiglia - 9 persone in tutto, inclusa l'anziana madre di Ahmed, la signora Wardeh - vive in una roulotte nel campo profughi di Za'atari, nel deserto della Giordania.
Nonostante tutto quello che ha passato, Safa sorride. Si è adattata a gattonare, per potersi muovere da sola. Ma è molto timida, e si nasconde la faccia fra le mani quando le si rivolgono delle domande. La sua schiena è coperta di cicatrici per le ferite subite nel bombardamento. Sotto la pella ci sono ancora diversi frammenti di granata, che i dottori di Za'atari di tanto in tanto rimuovono con estrema cura.
«Basta un piccolo rumore per terrorizzarla e indurla a nascondersi" ci dice Ahmed. "In generale, tutte e sei le bambine vivono in un clima di costante terrore.»
Come molti genitori siriani, anche Ahmed e Fatima sono decisi a impedire che la guerra, che ha distrutto gran parte del loro paese, distrugga anche il futuro dei loro figli.
Grazie all'organizzazione non governativa Handicap International, Safa ha ottenuto una sedia a rotelle, fa regolarmente fisioterapia ed è in attesa di ricevere una protesi.
Ogni mattina Ahmed accompagna le figlie a una delle scuole che l'UNICEF ha creato nell'immenso campo profughi di Za'atari. Safa e Marwa - che sono gemelle - frequentano la prima elementare, e la maestra Abeer si occupa di fare in modo che la piccola disabile sia trattata come tutti gli altri alunni.
Il pomeriggio, Safa e le sorelle vanno in uno degli "Spazi a misura di bambino", ambienti protetti installati dall'UNICEF dove i bambini possono giocare, socializzare e ricevere assistenza psicologica e sociale. Quello frequentato da Safa è affidato in gestione all'ONG Save the Children.
«Mi piace venire qui a giocare» sussurra Safa. «Mi piacciono anche gli altri bambini che ci vengono.»
Fatima e Ahmed spiegano che per loro la priorità numero uno è di garantire l'istruzione alle loro figlie. «Anche quando eravamo in Siria, abbiamo fatto in modo che le bambine continuassero ad andare a scuola fino all'ultimo giorno possibile. L'istruzione è il bene più importante di tutti.»
Come puoi aiutare i bambini nella Siria
Anche tu puoi contribuire a salvare la vita dei bambini con una donazione online oppure con uno degli altri modi per donare:
- bollettino di c/c postale numero 745.000, intestato a UNICEF Italia, specificando la causale “Emergenza Siria”
- carta di credito online sul nostro sito oppure telefonando al Numero Verde UNICEF 800 745 000
- bonifico bancario sul conto corrente intestato a UNICEF Italia su Banca Popolare Etica: IBAN IT51 R050 1803 2000 0000 0510 051, specificando la causale “Emergenza Siria"
- donazione presso il Comitato UNICEF della tua città (trova qui quello più vicino a te)