San Valentino: amore e consenso, è più che dire Sì
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San Valentino è la festa degli innamorati, e chi ama sceglie liberamente. Ogni relazione intima sana si basa su una manifestazione della volontà di entrambi i soggetti: il consenso.
Il consenso è più che dire sì: non c’è un vero consenso quando ci sono pressione, manipolazione o inganno. Il consenso, per essere tale, deve essere libero, informato, reversibile, entusiasta e specifico. Esso è indispensabile, perché senza consenso l’attività sessuale è violenza.
È diritto di ognuno scegliere con rispetto dell’altro cosa far e non fare e anche cambiare idea, in ogni momento, anche all’interno di un rapporto di coppia.
Victim blaming: cos'è e perché dobbiamo scardinarlo
È altrettanto importante costruire e diffondere nella nostra società una cultura del consenso che si sostituisca all’attuale atteggiamento che tende ad attribuire la responsabilità della violenza alle persone che la subiscono. Questo atteggiamento ha un nome preciso, si chiama victim blaming e prende forma quando a persone che trovano il coraggio di raccontare la loro storia o di denunciare, vengono poste domande come: ‘Ma tu come eri vestita?’, ‘Che atteggiamenti hai avuto nei suoi confronti?’, ‘Avevi bevuto?’, ‘Lo hai baciato?’.
Manca, nella nostra società, una visione delle persone sopravvissute a violenza quali persone che hanno subito un atto ingiusto, perché perpetrato senza il loro consenso, e non dipendente da loro colpa. Questo ha come conseguenza, tra le altre cose, che la persona che ha subìto violenza si senta essa stessa colpevole. Di consenso ha parlato Susanna Guidi, attivista della campagna #iolochiedo di Amnesty International, durante l’Activate Talk dell’UNICEF: ‘Ragazze, il mondo vi sta ascoltando!’.
Mettiamo al centro il concetto di consenso. Solo così riusciremo a costruire un discorso sul sesso che sia molto meno giudicante nei confronti di chi subisce violenza
Susanna Guidi durante l'ultimo Activate Talk
Chiedere aiuto: informazioni utili
È importante che ogni persona che ha subìto violenza ricordi di non essere solo/a: con il giusto sostegno e la giusta assistenza, è possibile guarire e riprendersi dalla violenza subita. Ci sono medici, infermieri, psicologi, operatori sociali e membri delle forze dell’ordine che possono offrire aiuto. Il loro ruolo è quello di ascoltare, rispettando la privacy.
Ricordiamo che:
- In caso di pericolo, possiamo chiamare il numero di emergenza 112 e provare a recarci in un posto sicuro.
- È possibile ottenere un sostegno anonimo dal numero nazionale antiviolenza e stalking 1522 o scaricando l’app 1522. È un servizio gratuito disponibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24, in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.
Per coloro che hanno meno di 18 anni (o per segnalare situazioni che riguardano un/una minore), è possibile chiamare il 114: anche questo servizio è gratuito e risponde h24.
Per maggiori informazioni su temi connessi alla violenza, UNICEF ha sviluppato alcune brochure: scaricale nella sezione in basso