Audrey Hepburn, ricordo di una splendida Ambasciatrice UNICEF a 25 anni dalla scomparsa
2 minuti di lettura
“Insieme non c’è niente che non possiamo fare” (Audrey Hepburn)
20 gennaio 2017 - «25 anni fa moriva Audrey Hepburn, una donna che noi della famiglia dell’UNICEF vogliamo ricordare come un esempio di straordinaria generosità e come una meravigliosa Goodwill Ambassador» ha detto Giacomo Guerrera, Presidente dell’UNICEF Italia. «Di lei amo ricordare una frase: aprite le vostre braccia per stringere il maggior numero di bambini, amarli e proteggergli come se fossero vostri.»
Appena nominata UNICEF Special Ambassador nel 1988, la Hepburn si era recata in Etiopia, dove anni di siccità e di guerra civile avevano causato una terribile carestia. Al suo ritorno, cominciò a raccontare instancabilmente il lavoro dell’UNICEF in tutto il mondo.
«Posso testimoniare cosa significhi l’UNICEF per i bambini, perché sono stata fra quelli che hanno ricevuto cibo e soccorso medico subito dopo la Seconda Guerra Mondiale» disse quando fu nominata Goodwill Ambassador dell’UNICEF nel 1989.
In pochi anni Audrey partecipò a una fitta serie di missioni sul campo: dalla Turchia all'America Latina (Venezuela, Ecuador, Guatemala, Honduras, El Salvador, Messico) dall'Asia meridionale (Bangladesh, Thailandia, Vietnam) all'Africa (Sudan), visitando i progetti dell'UNICEF per vaccinare, proteggere e fornire servizi di base ai bambini poveri, sfollati e malnutriti.
Ebbe anche l'onore di parlare al Congresso degli Stati Uniti, partecipare al Summit Mondiale per l’Infanzia (settembre 1990) e di lanciare diversi Rapporti UNICEF della serie “La Condizione dell’Infanzia nel Mondo”.
Anche nell'ultimo periodo di vita, nonostante la malattia, Audrey Hepburn continuò a portare avanti il suo impegno umanitario con viaggi in Somalia, Kenya, Gran Bretagma, Svizzera, Francia e Stati Uniti.
Sir Peter Ustinov, altro storico Goodwill Ambassador dell’UNICEF, ha detto di lei: «Sapeva meglio di chiunque altro che la ricompensa per questo lavoro sta negli occhi di coloro che hanno bisogno di aiuto. Sono loro che ci fanno capire, in tutta la loro semplicità, che questo lavoro ha un senso.»