Aumentano in tutto il mondo le gravi violazioni dei diritti dei bambini nei conflitti: nel 2020 sono state verificate 26.425 gravi violazioni contro i bambini
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L’UNICEF ha lanciato oggi un avvertimento: quest'anno si è verificata un'ondata di gravi violazioni contro i bambini sia nei conflitti prolungati che in quelli nuovi. Dall'Afghanistan allo Yemen, dalla Siria all'Etiopia settentrionale, migliaia di bambini hanno pagato un prezzo devastante a causa dei continui conflitti armati, della violenza intercomunitaria e dell'insicurezza.
Mentre i dati per il 2021 non sono ancora disponibili, nel 2020 sono state verificate dalle Nazioni Unite 26.425 gravi violazioni contro i bambini. I primi tre mesi del 2021 hanno visto una leggera diminuzione del numero complessivo di violazioni gravi verificate, tuttavia i casi verificati di rapimento e di violenza sessuale sono continuati ad aumentare a tassi allarmanti - rispettivamente di oltre il 50 e il 10% - rispetto al primo trimestre dell'anno precedente.
I rapimenti verificati sono stati più numerosi in Somalia, seguita dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC) e dai paesi del bacino del lago Ciad (Ciad, Nigeria, Camerun e Niger). I casi verificati di violenza sessuale sono stati più alti in RDC, Somalia e Repubblica Centrafricana.
"Anno dopo anno, le parti in conflitto continuano a dimostrare un terribile disprezzo per i diritti e il benessere dei bambini", ha detto il Direttore generale dell'UNICEF Henrietta Fore. "I bambini soffrono e muoiono a causa di questa insensibilità. Ogni sforzo dovrebbe essere fatto per tenere questi bambini al sicuro dal male".
26425
gravi violazioni verificate dalle Nazioni Unite
3900
bambini uccisi e mutilati da armi e residui bellici
37%
rapimenti con reclutamento e uso di bambini in guerra
Il Meccanismo di Monitoraggio e Reporting stima il numero di violazioni dal 2005
Le Nazioni Unite hanno verificato 266.000 casi di gravi violazioni contro i bambini in più di 30 situazioni di conflitto in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina negli ultimi 16 anni. Questi sono solo i casi verificati attraverso il Meccanismo di Monitoraggio e Reporting guidato dalle Nazioni Unite, istituito nel 2005 per documentare sistematicamente le violazioni più gravi contro i bambini nelle zone di conflitto. Le cifre reali saranno molto più alte.
L'Afghanistan, per esempio, ha il più alto numero di vittime accertate tra i bambini dal 2005, più di 28.500, pari al 27% di tutte le vittime accertate tra i bambini nel mondo. Allo stesso tempo, la regione del Medio Oriente e del Nord Africa ha il più alto numero di attacchi verificati a scuole e ospedali dal 2005, con 22 attacchi verificati nei primi sei mesi di quest'anno.
Ad ottobre, l'UNICEF ha ricordato che 10.000 bambini sono stati uccisi o mutilati in Yemen da quando i combattimenti si sono intensificati nel marzo 2015, pari a quattro bambini ogni giorno.
Lontano dai titoli, l'ONU ha verificato violazioni in paesi come Burkina Faso, Camerun, Colombia, Libia, Mozambico e Filippine.
Proprio la settimana scorsa, quattro bambini sarebbero stati tra le vittime quando almeno 35 persone sono state uccise - tra cui due membri dello staff di Save the Children - nello Stato di Kayah nel Myanmar orientale. Questo è stato solo l'ultimo esempio di alto profilo del devastante tributo che il conflitto impone ai bambini e le continue minacce agli operatori umanitari.
Quest'anno ricorrevano i 25 anni dalla pubblicazione del fondamentale rapporto di Graça Machel "L'impatto della guerra sui bambini", che esortava la comunità internazionale a intraprendere azioni concrete per proteggere i bambini dal flagello della guerra e invitava le Nazioni Unite e la comunità globale ad agire per proteggere i bambini.
Nonostante decenni di attività di advocacy con le parti in conflitto e con coloro che le influenzano, così come il miglioramento dei meccanismi di monitoraggio, segnalazione e risposta alle gravi violazioni dei diritti, i bambini continuano a sopportare il peso della guerra. Ogni giorno, le bambine e i bambini che vivono in zone di conflitto subiscono orrori indicibili che nessun essere umano dovrebbe mai sperimentare.
L'uso di armi esplosive, in particolare nelle aree popolate, è una minaccia persistente e crescente per i bambini e le loro famiglie. Nel 2020, le armi esplosive e i residuati bellici esplosivi sono stati responsabili di quasi il 50% di tutte le perdite di bambini, con più di 3.900 bambini uccisi e mutilati. Le armi esplosive possono avere effetti letali e duraturi sui bambini, compresa l'interruzione dei servizi essenziali per la loro sopravvivenza.
In molti casi, i bambini sono vittime di molteplici e gravi violazioni dei diritti. Nel 2020, per esempio, il 37% dei rapimenti verificati dalle Nazioni Unite ha portato al reclutamento e all'uso di bambini in guerra, con casi che hanno superato il 50% in Somalia, nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana.
L'UNICEF chiede di impegnarsi per proteggere i bambini
L'UNICEF chiede a tutte le parti in conflitto - comprese le 61 elencate negli allegati del Rapporto annuale del Segretario generale del 2021 sui bambini e i conflitti armati - di impegnarsi in piani d'azione formali e di prendere misure concrete per proteggere i bambini. Questi includono: la prevenzione di gravi violazioni, il rilascio dei bambini dalle forze armate e dai gruppi, la protezione dei bambini dalla violenza sessuale e la cessazione degli attacchi a ospedali e scuole. Solo 37 di questi piani sono stati firmati dalle parti in conflitto dal 2005 - un numero incredibilmente basso se si considera la posta in gioco per i bambini.
"In definitiva, i bambini che vivono in periodi di guerra saranno al sicuro solo quando le parti in conflitto intraprenderanno azioni concrete per proteggerli e smetteranno di commettere gravi violazioni", ha detto Fore. "Mentre ci avviciniamo alla fine del 2021, invito tutte le parti in conflitto a porre fine agli attacchi contro i bambini, a sostenere i loro diritti e ad adoperarsi per soluzioni politiche pacifiche alla guerra".