Dentro il Sahel. Diario di un breve viaggio in attesa della pioggia / 4
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Donne in prima linea contro la malnutrizione
Cosa si rischia lo capiamo meglio passando all’ospedale di Ayoun, dove per fortuna ora ci sono solo due bambini ricoverati per malnutrizione acuta grave e con complicazioni. «Ma spesso sono 7-8 al giorno, e l’anno scorso erano molti meno», dice Ms. Diallo, l’infermiera a capo del reparto, spiegandoci il caso della piccola Oumelkheiry Mint Baba, 15 mesi, ricoverata da ieri, in compagnia della mamma e della nonna.
Oumelkheiry Mint Baba, nel reparto malnutrizione grave dell’ospedale di Aioun, con la mamma. - ©UNICEF Italia/2012/D.Lodi
Nel suo villaggio, distante quasi 120 chilometri, è stata curata per la malnutrizione acuta grave dal locale centro sanitario, ma non prendeva peso, ha poco appetito, allora l’hanno mandata qui per seguirla meglio e vedere se ha altre malattie.
Prende antibiotici (amoxicillina), e latte terapeutico F-75, quello più leggero e digeribile. Quando recupererà passerà al latte F-100, più nutriente, e poi al Plumpynut, l’alimento terapeutico in bustine preconfezionate a base di pasta di arachidi. Tutto fornito dall’UNICEF, come in tutto il Paese, e gratuitamente. Le scorte sono abbondanti, per fortuna.
Ma la malnutrizione acuta, quella che mette in serio pericolo la vita dei bambini, è solo la punta dell’iceberg. Occorre anche lottare contro la malnutrizione cronica, per aumentare le capacità della popolazione locale di resistere a crisi come quella in corso.
Una prima linea di resistenza sono i 37 Centri comunitari per la nutrizione e per la cura dell’infanzia, promossi a suo tempo dalla Banca Mondiale e ora, vista l’emergenza, sostenuti dall’UNICEF e dal suo "pacchetto di mischia" di alleati locali.
Andiamo a visitarne uno nel villaggio di Beidat Alma, 20 km da Ayoun, accompagnati da una delle due donne che fanno parte del Comitato, Mounima Mint Chah, Coordinatore regionale del ministero per gli Affari Sociali.
Madre con bimbo nel centro comunitario per la nutrizione di Beidat Alma, 20 km da Ayoun - ©UNICEF Italia/2012/D.Lodi
Nella sovraffollata stanza/tenda che è sede delle riunioni incontriamo Lalla Mint Abdallah, vedova con 3 figlie, che dopo una formazione di base conduce ogni mese 10 sessioni di screening nutrizionale (peso e controllo della crescita) e ogni giorno coordina la distribuzione di alimenti – farina di sorgo o altri cereali, arricchiti con zucchero e olio - per 84 bambini, allo scopo di prevenire la malnutrizione cronica.
Il budget? 100 dollari al mese, di cui 50 vanno a lei, 20 a una donna che la aiuta spesso, 30 per comprare i cereali necessari.
A ogni distribuzione si accompagnano una o due sessioni di formazione su temi importanti: allattare al seno fino a 6 mesi, prevenire le diarree, lavarsi le mani e curare l’igiene, ecc. ecc., e sessioni dimostrative su come preparare alimenti più nutrienti usando le scarse risorse disponibili.
C’è una rete di negozi solidali gestiti dal Governo, che vende a prezzi calmierati, ma non basta… La folla di donne e bambini preme, una donna, Ambarkha Vall, impone il silenzio e racconta di aver seguito tutte e 30 le sessioni di formazione previste dal pacchetto.
«Gli uomini sono andati in Mali col bestiame e qui siamo poverissimi, questo aiuto è fondamentale, io ho 8 figli… Ma oltre al cibo per loro venendo qui ho portato a casa importanti conoscenze, per esempio sull’igiene» dice, e ci ringrazia come se fosse merito nostro…