Diario dalla Sierra Leone. Viaggio nella salute di mamme e bambini
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Questo diario, a cura di Marta Fiasco, racconta il viaggio di una delegazione composta da: Lauretta Carlon Segretario del Comitato provinciale per l’UNICEF di Pordenone, Roberto Marino membro del consiglio direttivo dell’UNICEF Italia, Rosalbina Perricone Presidente del Comitato provinciale per l’UNICEF di Foggia, Claudia Sella Presidente del Comitato regionale per l’UNICEF del Piemonte, Simona Tagliavini giovane volontaria del movimento YOUNICEF e Giuseppe Canzone medico, ginecologo della Società italiana di ginecologia e ostetricia (SIGO) con la quale l’UNICEF ha un protocollo d’intesa.
La delegazione si è recata in Sierra Leone per visitare i progetti di lotta alla mortalità materna e infantile e di prevenzione delle gravidanze precoci che i donatori italiani dell’UNICEF sostengono nel paese.
La “nostra” Africa
Freetown, martedì 1 marzo 2010 - Ieri quando abbiamo visto il cielo assomigliare ad una distesa di fenicotteri rosa abbiamo capito che eravamo pronti per atterrare in Africa. Più precisamente planando tra infiniti rivoli d’acqua siamo arrivati in Sierra Leone.
Nel buio delle prime ore della sera nel tragitto dall’aeroporto al molo per l’imbarco per Freetown siamo stati guidati dal vociare delle persone lungo la strada che scoppiava di podapoda che a loro volta scoppiavano di donne, bambini, bagagli e galline.
La nostra prima mattinata africana ci scarrozza tra la terra rossa e l’umidità di Freetown verso il luogo dove ha sede l’ufficio dell’UNICEF. Qualche breve minuto per incontrare Vidhya Ganesh, la vice rappresentante UNICEF in Sierra Leone, e Lianne Kuppens, capo della sezione per i programmi di sviluppo e sopravvivenza dei bambini e per ascoltare come si svolgerà questa settimana; poi via di nuovo in macchina verso il Princess Christian Maternity Hospital, il più grande ospedale governativo del Paese.
Nella struttura, che si trova nella parte orientale di Freetown, vi è una buona integrazione tra gli interventi a favore delle donne in gravidanza e quelli per la maternità e la pediatria. La nostra visita inizierà da un corso di formazione per ostetriche e si concluderà in un reparto pediatrico, passando per il programma di lotta alla trasmissione da madre a figlio dell’HIV.
AAA cercasi ostetriche disperatamente
In un’ala del Princess Christian ci attende Joan Shepherd direttrice della scuola per ostetriche. Qui grazie anche al sostegno dell’UNICEF e dell’OMS si svolge un corso di formazione per ostetriche, figura chiave in un paese con scarsissime risorse, dove il numero di personale sanitario è molto basso e dove ogni anno sono circa 230.000 le gravidanze. Attualmente è stimato che siano circa un centinaio le ostetriche professionali attive nella sanità pubblica del Paese.
La direttrice ci guida attraverso le aule da dove ogni 18 mesi escono nuove ostetriche e con molto orgoglio ci spiega che lo scorso anno per la prima volta anche quattro maschi hanno partecipato al corso, sintomo dei tempi che cambiano in una Sierra Leone che sempre più, grazie al ruolo di persone come Joan, sostiene che la gravidanza non è solo un affare da donne.
Durante il nostro incontro la direttrice sottolinea più volte quanto conti il coinvolgimento degli uomini per una gravidanza e una maternità sicura. Un uomo consapevole dei rischi che la propria compagna può correre in gravidanza sarà anche capace di riconoscere i sintomi di un malore e di portarla in tempo presso una struttura sanitaria.
Joan ci mostra la classe dove le studentesse stanno seguendo la lezione e i laboratori dove possono fare pratica. L’UNICEF sostiene questo progetto formativo fornendo i materiali necessari, da poco sono arrivati dei computer con cui le studentesse potranno esercitarsi.
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