Emergenza Pakistan, la situazione aggiornata
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Sale a 21 milioni il numero delle persone colpite dalle catastrofiche inondazioni in Pakistan: una popolazione equivalente a quella di Belgio, Austria e Svizzera messe insieme!
Un quinto dell'enorme paese asiatico (guarda la mappa) è sott'acqua ormai da quando - era fine luglio - i monsoni più violenti degli ultimi decenni hanno provocato lo straripamento dell'Indo e di altri corsi d'acqua.
Di fronte a queste cifre enormi, è quasi sorprendente che il numero delle vittime, peraltro provvisorio, sia di sole 1.752.
Ma è dei vivi, dei milioni di sfollati (per metà bambini) che dipendono totalmente dall'aiuto umanitario e dunque dalla generosità di governi e privati cittadini dei Paesi donatori, e soprattutto dei 3,5 milioni di bambini a rischio che bisogna occuparsi con la massima urgenza.
Nelle aree più colpite (le due province di Khyber-Pakhtunkhwa e del Punjab, dove si concentra il 70% degli sfollati), le autorità stanno incoraggiando la popolazione a rientrare nei centri abitati dove l'acqua ha iniziato a ritirarsi. Ma per molti, semplicemente, la casa non c'è più.
Il pericolo viaggia verso sud
Ora che le acque dell'Indo, il grande fiume che attraversa il paese e il cui letto in alcuni punti si è allargato fino a 200 chilometri, stanno drenando verso il mare, la preoccupazione è che l'immensa onda di piena sommerga ancor più la regione meridionale del Sindh.
Un altro grande rischio è quello che minaccia la salute degli sfollati, a cominciare dai bambini, i soggetti di gran lunga più vulnerabili.
«Questa è una crisi sconfinata» afferma Omar el-Hattab, responsabile per i programmi Acqua e Igiene dell'UNICEF Pakistan. «La gente non ha dove fare i propri bisogni, vive sulla strada e dunque finisce per inquinare la stessa acqua che usa per dissetarsi.»
In carenza di acqua pulita si diffondono a dismisura malaria e diarrea: la prima perché l'acqua stagnante favorisce la proliferazione delle zanzare portatrici dell'infezione, la seconda perché il delicato organismo dei più piccoli è vittima dei microbi e dei batteri contenuti nell'acqua impura.
Nei centri di accoglienza, oltre quattro milioni di persone hanno dovuto ricorrere a cure mediche per una serie di malattie legate all'acqua infetta e alla scarsa igiene. Metà di esse erano bambini e donne incinte.
«Dobbiamo scongiurare una seconda ondata: dopo l'inondazione, l'impatto delle malattie e della malnutrizione sui bambini» ha affermato Anthony Lake, direttore dell'UNICEF durante la sua missione sui luoghi della catastrofe.
L'UNICEF in azione
L'UNICEF è la principale organizzazione all'opera sul fronte idrico e igienico in Pakistan.
Ogni giorno, due milioni e mezzo di sfollati si dissetano e si lavano con l'acqua rifornita dall'UNICEF, che ha anche installato 7.940 latrine provvisorie nelle tendopoli ma anche nelle scuole, nelle moschee e in altri edifici pubblici.
Ad oggi sono stati distribuiti 3,37 milioni di compresse al cloro per rendere potabile le scorte idriche e 62.000 kit per l'igiene familiare: sapone, secchi e altri beni indispensabili per lavarsi.
L'UNICEF ha finora contribuito a vaccinare circa tre milioni di bambini e donne incinte, proteggendoli da malattie come polio, morbillo, tetano e tubercolosi.
L'UNICEF ha anche fornito 5.000 set di strumenti ostetrici per il parto sicuro e 4,2 milioni di bustine di sali per la reidratazione orale e compresse di zinco, rimedi contro la dissenteria acuta di bambini e adulti.
Circa 450 mila bambini e donne incinte hanno beneficiato di razioni alimentari terapeutiche acquistate dall'UNICEF.
Purtroppo anche il principale magazzino dell'organizzazione, nella città di Peshawar, è andato perduto a causa delle inondazioni.
La Supply Division dell'UNICEF ha finora acquistato - in parte in Pakistan, in parte sul mercato internazionale - beni di soccorso per un valore di 8,6 milioni di dollari (qui il report completo sull'azione umanitaria dell'UNICEF).
Tuttavia, nonostante gli enormi sforzi profusi, l'UNICEF è ben consapevole che ancora la maggior parte di coloro che ne avrebbero bisogno non sono stati raggiunti dagli aiuti.
Semplicemente, le scorte non sono sufficienti per i milioni di persone in stato di necessità: una popolazione di gran lunga superiore a quella colpita dalle più grandi emergenze umanitarie degli ultimi anni, come lo tsunami dell'Oceano Indiano o il terremoto di Haiti del gennaio scorso.
Fondi mancanti
Il direttore dell'UNICEF Anthony Lake ha rilanciato un accorato appello alla solidarietà internazionale affinché contribuisca a finanziare l'ingente somma (253 milioni di dollari) necessaria per gli interventi a tutela dell'infanzia nell’arco di 12 mesi, da agosto 2010 a fine luglio 2011.
Nonostante la gravità della situazione, l'UNICEF ha ricevuto finora soltanto un quarto della somma richiesta.
È possibile contribuire ad aiutare i bambini del Pakistan con una donazione online o in uno dei tanti altri modi per donare.
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