James Elder, portavoce UNICEF Afghanistan
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Qualche settimana fa, ho visitato una clinica fuori Kabul, piena di personale sanitario e file di madri che aspettavano pazientemente che le infermiere vaccinassero i loro bambini. Una madre si è fidata di me per somministrare le gocce antipolio alla sua bambina. Quando l'infermiera ha confermato che la sua bambina era ormai al sicuro dalla polio, ha sorriso.
Non parlo la lingua locale ma come genitore capisco il linguaggio non verbale del sollievo.
In tutto l'Afghanistan, ci sono quasi 16 milioni di bambini e bambine, come mio figlio e le mie figlie, come i vostri figli e le vostre figlie, per i quali questo sollievo è fuori portata. Si svegliano affamati. Vanno a letto affamati. Non hanno acqua potabile né coperte. Sono ormai troppo abituati a lavorare in casa, per strada, nei campi, nelle miniere e nei negozi. Troppe vivono nella paura della violenza o del matrimonio precoce. Troppi sono gravati dal peso delle responsabilità degli adulti. Troppi sono stati privati dell'istruzione, la loro unica speranza di una vita migliore.
Perché in un paese profondamente tormentato, alle prese con catastrofi umanitarie, disastri climatici e gravi violazioni dei diritti umani, troppe persone hanno dimenticato che l'Afghanistan è una crisi dei bambini. È una crisi che sta peggiorando.
Oggi si stima che il 90% degli afghani sia sull'orlo della povertà e si prevede che quest'anno oltre 2 milioni di bambini dovranno affrontare la malnutrizione acuta così come per più di 800.000 donne incinte e madri che allattano.
E sebbene i combattimenti siano in gran parte cessati, l'Afghanistan è uno dei paesi più contaminati da mine terrestri al mondo e, tra gennaio e marzo di quest'anno, 134 bambini sono stati uccisi o mutilati da ordigni esplosivi. Molti di quelli uccisi e mutilati sono bambini che raccolgono rottami metallici da vendere.
Perché è questo che fa la povertà. Ti costringe a mandare i tuoi figli a lavorare, non perché lo vuoi, ma perché sei costretto e attualmente sono circa 1,6 milioni i bambini intrappolati nel lavoro minorile in Afghanistan. Bambini di appena sei anni lavorano in condizioni pericolose per aiutare i genitori a mettere un po' di cibo in tavola. Pane. Fagioli. Patate.
E dove l'istruzione era un simbolo di speranza, il diritto all'apprendimento dei bambini è sotto attacco. Alle bambine di tutto l'Afghanistan viene negato il diritto all'apprendimento da oltre tre anni, prima a causa del COVID-19 e poi, dal settembre 2021, a causa del divieto di frequentare la scuola secondaria. Non c'è bisogno che vi parli dell'impatto di queste assenze sulla loro salute mentale.
Nonostante le sfide che ne derivano, tra cui i recenti inaccettabili divieti e le direttive rivolte alle donne afghane, l'UNICEF è al fianco di ogni bambino. Ci stiamo adattando alle realtà in rapida evoluzione sul campo, trovando soluzioni per raggiungere i bambini che hanno più bisogno di noi, assicurando al contempo che le donne afghane impiegate dall'UNICEF possano continuare a dare il loro prezioso contributo alla nostra missione.