Giornata contro la violenza sulle donne, focus su ragazze rifugiate e migranti
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A livello globale, circa 15 milioni di ragazze adolescenti tra i 15 e i 19 anni hanno subito violenza sessuale durante la loro vita .
Come ampiamente documentato, resta molto alto il rischio di violenza sessuale per le donne e le adolescenti che percorrono la rotta del Mediterraneo centrale. Il rischio è ancora più alto per le minorenni non accompagnate, che rappresentano circa l’8% degli oltre 6.500 minori stranieri non accompagnati attualmente presenti in Italia .
In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre oggi, l’UNICEF aderisce alla campagna "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere", nata nel 1991 per favorire la sensibilizzazione su questo fenomeno e per promuovere azioni globali di risposta.
In una recente ricerca condotta dalla Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multetnicità) in collaborazione con UNICEF, IOM e UNHCR, che raccoglie le testimonianze di 19 ragazze arrivate in Italia come minori non accompagnate, il tema della violenza si ripresenta in quasi tutti i racconti, sotto forma di matrimoni precoci e degli abusi che ne seguono e di violenza sessuale subita nei paesi di transito, in particolare in Libia.
L’arrivo in Italia crea una situazione di sicurezza soltanto in alcuni casi, mentre tante donne e adolescenti continuano anche nel nostro paese a essere soggette a sfruttamento sessuale.
Anche il Comitato ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha recentemente riportato l’attenzione sul fenomeno nel quadro delle sue recenti Osservazioni Conclusive al quinto e sesto rapporto periodico dell'Italia facendo riferimento in modo specifico alla violenza di genere, “compresa la tratta di minorenni stranieri, in particolare di sesso femminile”.
La ricerca congiunta ha mostrato anche come intervenire tempestivamente possa avere effetti positivi sul percorso delle giovani nella ricerca dell’autonomia e nella transizione all'età adulta, e ha ribadito l’esigenza che tutte le giovani a rischio o vulnerabili abbiano accesso a servizi di assistenza specializzati..
Secondo un’analisi condotta in 30 Stati solo l’1% delle adolescenti sopravvissute a violenza ha richiesto supporto a personale specializzato. E un recente sondaggio condotto su U-Report on the Move, la piattaforma UNICEF ideata per dare voce ai giovani migranti e rifugiati in Italia, il 60% delle rispondenti affermano che in caso di violenza affronterebbero il problema da sole, lo ignorerebbero oppure si rivolgerebbero solo a familiari e amici.
«Le ragazze migranti e rifugiate sono oggi tra le categorie più a rischio di violenza, in particolare legata allo sfruttamento sessuale, per quanto sia difficile citare numeri esatti» sottolinea Anna Riatti, responsabile del programma UNICEF di intervento per i minorenni migranti e rifugiati in Italia.
«Le giovani con cui veniamo in contatto ci stupiscono per la loro capacità di resilienza: sappiamo però che chi è sopravvissuto a violenza ha bisogno di supporto. Per questo l’UNICEF le accompagna con interventi che puntano sull’empowerment, oltre che sull’accesso ai servizi utili. Vogliamo inoltre garantire che l’intero sistema di soggetti che entrano in contatto con bambine, ragazze e donne sia preparato ad affiancarle in maniera adeguata nel difficile percorso di superamento delle esperienze traumatiche.»
Il programma dell'UNICEF per i minorenni migranti e rifugiati in Italia ha avviato diversi interventi di prevenzione e risposta alla violenza di genere e al rafforzamento dei sistemi di protezione.
Solo quest’anno, sono stati raggiunti con messaggi di prevenzione e supporto oltre 3.000 migranti e rifugiati, tra minorenni e neo-maggiorenni. Sono stati inoltre formati circa 700 operatori che lavorano nel sistema di accoglienza e protezione, con l'obiettivo di migliorare l'accoglienza e il sostegno ai giovani migranti e rifugiati vittime della violenza di genere.
La campagna dei "16 giorni" si chiuderà il 10 dicembre in coincidenza con la Giornata Mondiale per i Diritti umani.
Una testimonianza: la storia di E.
Giunta a Catania ancora minorenne, è stata inizialmente affidata a una famiglia italiana (pur continuando ad essere seguita dal servizio competente) grazie alla quale ha avuto modo di imparare tante cose: dalle competenze linguistiche alla conoscenza della cultura italiana o a come relazionarsi con le persone nei diversi contesti.
Il programma in cui E. è stata inserita aveva regole molto rigide, in particolare le erano vietati i rapporti con i parenti. Solo dopo circa un anno ha potuto prendere contatto la sua famiglia d’origine. Una volta completato questo percorso è riuscita ad ottenere, grazie al supporto del suo tutore e dell’associazione per cui lavora, la protezione internazionale.
Ha potuto così costruire le basi per il suo futuro. Prima di intraprendere il percorso scolastico, ha iniziato un corso di alfabetizzazione per imparare la lingua italiana. Oggi frequenta l’Istituto alberghiero, ama cucinare e le piace tanto la cucina italiana, soprattutto quella siciliana. Adesso è diventata pienamente autonoma, vive in una casa in affitto, insieme ad altre ragazze italiane, con le quali, nonostante normali incomprensioni, ha instaurato un bel rapporto d’amicizia.
E. ha raggiunto una propria autonomia abitativa grazie allo svolgimento del servizio civile che le ha permesso di ottenere una sufficiente indipendenza economica. Oggi lavora come mediatrice culturale per l’associazione che l’ha accolta e aiutata.
È molto orgogliosa e felice della persona che è diventata, delle persone che ha avuto la fortuna di incontrare durante questi anni in Italia, ma ha ancora un sogno da realizzare: continuare gli studi, lavorare come guardia costiera o diventare uno chef.
[testo estratto dal rapporto “A un bivio. La transizione all’età adulta dei minori stranieri non accompagnati in Italia”]