Giovani italiani, migranti e rifugiati al secondo incontro Activate Talks
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15 luglio 2019 – Si è tenuto oggi a Roma il secondo incontro della serie Activate Talks, il format ideato dall'UNICEF per dare voce ai giovani e metterli a confronto con istituzioni, organizzazioni della società civile e settore privato.
Tema dell'incontro, ospitato da Binario F Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs, le esperienze di formazione, tirocinio e start-up di impresa dei giovani – con particolare riferimento alle esperienze dei giovani migranti, rifugiati e richiedenti asilo – e la possibilità di costruire un ponte tra competenze acquisite e realizzazione personale e professionale.
In apertura sono stati presentati i risultati di un recente sondaggio sulle competenze per l’accesso al lavoro condotto su U-Report on the Move, la piattaforma digitale sperimentata dall'UNICEF per dare voce ai giovani migranti e rifugiati in Italia, a cui hanno risposto oltre 300 ragazze e ragazzi.
Tra loro, 6 su 10 affermano di non conoscere la differenza tra competenze tecniche e competenze di vita.
Chiarita la differenza, il 74% ha dichiarato come la scuola sia stata di aiuto per lo sviluppo di competenze tecniche, mentre è inferiore la percentuale di coloro che pensano che abbia aiutato anche nelle competenze di vita.
6 giovani su 10 vorrebbero che i percorsi formativi cui hanno partecipato fossero focalizzati sull’acquisizione di competenze tecniche unite a soft-skills trasversali.
A condividere oggi le loro esperienze sono stati Flavio, Saikou, Anuththara, Mercy, Alexandra ed Elizabeth, tutti tra i 19 e i 29 anni. Provenienti da Italia, Gambia, Nigeria, Romania e Perù, hanno in comune il fatto di aver partecipato a differenti progetti di alternanza scuola lavoro, formazione, avvio all'imprenditorialità.
Le loro esperienze personali ci hanno guidati alla comprensione delle sfide di questo settore, come l’importanza dell’approccio tra pari (peer-to-peer), evidenziando come le start up d’impresa possano favorire l’inclusione sociale, la rivitalizzazione delle piccole comunità di provincia a rischio di spopolamento e la creazione di un ponte solido fra percorsi formativi e start up di impresa.
«Vivo in Italia da 3 anni, a Naro, una piccola città siciliana di provincia che conta circa 7.000 abitanti» ha raccontato Saikou, 19 anni, arrivato in Italia dal Gambia. «La mia sfida oggi è riuscire ad affermarmi professionalmente, mettere a frutto gli studi ma anche, da migrante, dare un segnale del contributo che possiamo dare per migliorare attivamente le comunità in cui viviamo, anche nelle piccole città di provincia.»
L'incontro è stato animato nella doppia veste di speaker e moderatore da Chris Richmond Nzi, co-founder di Mygrants, la prima app basata sul micro-learning sviluppata appositamente per identificare i talenti dei ragazzi migranti e supportarli nel trovare il percorso professionale più adatto in base agli interessi, le abilità e le competenze di ciascuno.
Dai giovani partecipanti sono state evidenziate alcune esigenze: una maggiore attenzione dei percorsi formativi alle competenze tecniche ma anche alle competenze trasversali; la valorizzazione dell’approccio tra pari per far sì che i percorsi formativi diventino anche percorsi di inclusione; la necessità di non escludere le aree periferiche da questi processi, garantendo il supporto tecnico ed economico necessario per valorizzare il tessuto sociale e culturale di queste aree.
Alle testimonianze dei ragazzi ha fatto seguito l'intervento di Tatiana Esposito, a capo della Direzione Generale Immigrazione e Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha sintetizzato le istanze e le raccomandazioni dei giovani partecipanti.
L'incontro ha visto infine un momento di networking con la partecipazione di Maki – sapori dal Mondo (Lab53) e gli stand di alcune delle organizzazioni presenti: un’occasione per i partecipanti di conoscersi, scambiare punti di vista ed informazioni, approfondire i progetti presentati.
«Ogni percorso di formazione, formale e non formale, è utile alla crescita personale e professionale» ha concluso Anna Riatti, Coordinatrice UNICEF per il programma a favore di bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia,
«Ma l’esperienza insegna che i percorsi a 360 gradi, che integrano le competenze tecnico-professionali con quelle volte a facilitare fiducia, consapevolezza delle proprie aspirazioni, team-building, senso di appartenenza, danno i risultati migliori.
Allo stesso tempo è importante riflettere sulla necessità di un accompagnamento continuativo verso l’autonomia e indipendenza, dalla formazione alla fase di sviluppo dell’idea imprenditoriale, partendo dalle aspirazioni personali, valorizzando la spinta offerta dal settore privato e valutando meglio il rapporto domanda/offerta nella scelta dei percorsi formativi, affinché una reale inclusione lavorativa sia possibile»