"Il diritto di essere ascoltati”: così i giovani migranti raccontano se stessi

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06/12/2018

7 dicembre 2018 – Due terzi dei ragazzi che hanno risposto a un sondaggio dell’UNICEF – 4.000 giovani rifugiati e migranti tra i 14 e i 24 anni – hanno dichiarato di essere stati costretti a lasciare i loro paesi, in metà dei casi affrontando il viaggio da soli.
 
Il rapporto ‘A Right to be Heard: Listening to children and young people on the move’ (“Il diritto di essere ascoltati: sentire i bambini e i giovani migranti”) fornisce una visione allarmante delle sfide e delle privazioni affrontate dai giovani rifugiati e migranti durante il loro viaggio in cerca di sicurezza e di una vita migliore.
 
Il rapporto si basa su un’analisi delle informazioni raccolte nell'arco dei tre mesi scorsi attraverso un sondaggio online condotto su circa 4.000 giovani e migranti (65% maschi, 35% femmine).
 
I risultati del sondaggio evidenziano le principali carenze nell'assistenza e nei servizi messi a disposizione di questi giovani.
 


I principali risultati del sondaggio

  • Il 57% degli intervistati afferma di essere stato costretto a lasciare il proprio paese a causa di conflitti armati o violenze; il 14% ha identificato le cause della propria migrazione nella povertà, il 10% nella ricerca di una migliore istruzione e fomazione, il 10% per la ricerca di un lavoro, il 3% per riunirsi a familiari già all'estero
  • Il 44% ha intrapreso il viaggio da solo: la percentuale di giovani migranti non accompagnati è del 49% tra i ragazzi e del 37% tra le ragazze
  • Il 58% ha dichiarato di aver perduto uno o più anni di scuola; questa percentuale sale all'80% fra i giovani profughi a causa di guerre o violenze. Fra questi ultimi giovani, il 40% ha perso 4 o più anni scolastici. 
  • Il 49% dei ragazzi intervistati ha rivelato di non avere avuto la possibilità di essere visitato da un medico quando ne ha avuto bisogno
  • Il 38% afferma di non avere mai ricevuto aiuto da famiglia, amici o istituzioni 
  • Il 65% dei ragazzi dichiara che la famiglia di origine era d’accordo sulla sua decisione di partire
  • Solamente metà dei ragazzi migranti consiglierebbe oggi a familiari e amici di seguire le sue orme e partire 
I ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al sondaggio si trovano principalmente in Asia (33%), Africa (27%) ed Europa (29%), mentre il continente latino-americano ha avuto un peso decisamente inferiore, poco superiore al 10%. 
 
Data la metodologia seguita, il sondaggio non va considerato una fedele rappresentazione delle esperienze e delle opinioni di tutti i giovani migranti e rifugiati, ma fornisce una prospettiva unica nel suo genere per ascoltare le voci e le preoccupazioni di questi ragazzi.
 

Un messaggio dai giovani migranti ai leader politici

«Mentre i politici litigano sulle migrazioni, 4.000 bambini e ragazzi che queste migrazioni le vivono in prima persona ci stanno comunicando l'urgenza di un maggiore aiuto» commenta Laurence Chandy, Direttore del dipartimento di Dati, Ricerche e Politiche dell’UNICEF.
 
«Dobbiamo impegnarci di più per ascoltare e coinvolgere coloro le cui vite sono in bilico. Come mostra questo sondaggio, i bambini migranti ci possono insegnare moltissimo sui loro bisogni e vulnerabilità, se solo siamo disposti ad ascoltarli».
 
L’UNICEF rende noti i risultati del sondaggio pochi giorni prima della Conferenza Intergovernativa sul Patto globale per le Migrazioni (Global Compact for Migration - GCM) che si tiene a Marrakech,(Marocco) 

Qui i leader mondiali si incontreranno  il 10 e l'11 dicembre per adottare formalmente il GCM, il primissimo accordo intergovernativo per un approccio comune su tutti gli aspetti delle migrazioni.
 
I risultati del sondaggio ambiscono a fornire spunti e ispirazione ai leader globali e agli esperti riuniti a Marrakech per comprendere le implicazioni che le politiche migratorie hanno sui bambini.
 


Minori e migrazioni, più ascolto e protezione

Nel mondo, nel 2017, erano 30 milioni i bambini che vivevano al di fuori del proprio paese d’origine. Circa 12 milioni di essi sono rifugiati e richiedenti asilo.

«Le migrazioni sono inevitabili, ma i pericoli e le discriminazioni che hanno vissuto i bambini rifugiati e migranti non devono esserlo» aggiunge Chandy. «Gli Stati hanno l’occasione di rendere le migrazioni più sicure. Gli impegni e le azioni proposte nel GCM sono pratiche e ampiamente realizzabili. Il GCM fornisce un ‘manuale operativo’ per le autorità locali e nazionali sulle buone pratiche e sugli approcci da seguire, a beneficio dei bambini migranti.»

L’UNICEF continua a chiedere ai governi nei paesi d’origine, di transito e di destinazione di porre come prioritario il superiore interesse del bambino nello sviluppo e nell'applicazione pratica delle politiche e delle procedure migratorie, di tenere unite le famiglie, porre fine alla detenzione per immigrazione dei bambini e delle famiglie e di aderire al principio umanitario del non-respingimento.

Come dimostra il sondaggio, c’è ancora da fare. L’UNICEF chiede di:
  • Fornire ai bambini e ai giovani rifugiati e migranti i servizi essenziali, fra cui l’istruzione e l’assistenza sanitaria
  • Rafforzare la cooperazione transfrontaliera per proteggere i diritti dei minorenni e assisterli in ogni fase del loro viaggio
  • Investire nella messa a punto di dati disaggregati sugli spostamenti e sulle condizioni dei bambini e dei giovani migranti e rifugiati
  • Coinvolgere i bambini e i giovani migranti come partner attivi. Ascoltare non è abbastanza; i bambini e i giovani devono avere anche una voce ai tavoli in cui si prendono decisioni che li riguardano.
 

Con Kader anche l'Italia allo Youth Forum

 
I risultati dell’indagine verranno condivisi tra i giovani delegati dello Youth Forum on Migration, che avrà luogo sempre a Marrakech l’8 e il 9 dicembre. 

Tra i giovani relatori ci sarà anche Kader Diabate, 19enne proveniente dalla Costa d'Avorio emigrato in Italia. 

Kader è uno degli Youth Ambassador di U-Report on the Move, la piattaforma digitale creata dall'UNICEF per dare voce ai minorenni stranieri non accompagnati in Italia. 

Kader, giunto in Italia 2 anni fa, vive attualmente in Calabria. Ama studiare e impegnarsi per la difesa dei diritti umani.
Documenti disponibili

Rapporto "A Right to Be Heard"pdf / 777 kb

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06/12/2018

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