Il percorso di K. e Alessandra per vincere le sfide dell’inclusione

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26/08/2024

È giugno del 2023, nel pieno del picco di arrivi registrato lo scorso anno a Lampedusa, quando K., ai tempi sedicenne, arriva sull’isola a seguito di un viaggio che inizia in Benin. Nato in una famiglia numerosa, non riesce a studiare nel suo Paese. Ma decide di lasciare casa e affrontare il Mediterraneo verso l’Europa solo quando, alla morte della madre, il padre non accetta la sua conversione religiosa

Arriva con il desiderio di arrivare in Germania, ma decide poi di fermarsi e iniziare subito il percorso in Italia. Desidera studiare, recuperare gli anni di scuola persi, imparare un mestiere e “prima o poi – ci dice – vorrebbe ritornare nel suo Paese”.

Ospite di un centro di accoglienza in Friuli Venezia Giulia, è qui che il suo percorso si incrocia con quello di Alessandra, 68 anni, di Udine, cresciuta tra l’Italia e il Nord Africa per via degli spostamenti del padre per questioni di lavoro. Alessandra diventa presto la tutrice di K.

Quel che mi ha spinto a intraprendere questo percorso come tutrice è la possibilità di aiutare altre persone. Sono sempre stata una persona molto aperta, cresciuta in un ambiente positivo, inclusivo. Mi sento molto vicina alle storie che ascolto, provo rabbia, da lì il bisogno di attivarmi.

Alessandra, tutrice volontaria

Alessandra, una tutrice instancabile

A oggi Alessandra ha seguito come tutrice oltre 15 casi di minorenni, supportandoli spesso nelle richieste di protezione internazionale e riuscendo anche a facilitare come tutrice, in sole poche settimane, un caso di ricongiungimento familiare. Si tratta in genere di procedure molto complesse, che richiedono un raccordo tra tutte le istituzioni coinvolte, sia nel Paese dove la richiesta viene presentata che in quello che si troverà ad accogliere poi i minorenni.

Eppure, “Con K. c’è un rapporto diverso – ci racconta – dati gli anni in Nord Africa, potere supportare questo ragazzo mi fa sentire a casa. Si è creata subito una buona intesa, basta poco per capirsi”.

Sicuramente si tratta di un percorso non semplice. Se da un lato K. si trova ad affrontare le sfide di inclusione scolastica in un nuovo contesto, si confronta con la necessità di imparare presto una nuova lingua, di farsi nuovi amici, dall’altra parte Alessandra deve confrontarsi con le leggi che regolano l’accoglienza e le istituzioni chiave coinvolte a diverso titolo nei processi.

“Io sono una tutrice che non si ferma, che non delega. Per me è importante mantenere un dialogo costante con K., fare squadra con gli operatori e le operatrici che ho intorno, è importante essere costantemente informata e potere fare seguito quando necessario”.

“Chiunque può attivarsi è necessaria apertura, è necessario mettersi in gioco ed essere sempre pronti all’ascolto”.

Aggiunge Alessandra: "Questo percorso per me è stato molto utile il supporto ricevuto anche dall’UNICEF, sapere che non ero sola. Sono tante le difficoltà che incontra il tutore, tante le leggi di riferimento, tanti i processi. È stato molto d’aiuto avere accanto persone preparate su cui fare affidamento ogni volta che avevo dei dubbi o che non conoscevo le procedure esatte”.

“Come tutrice – conclude – il mio compito può ritenersi concluso quando sono riuscita nel tentativo di assicurare tutta la protezione di cui la persona di minore età ha bisogno, facilitare l’ottenimento dei documenti e tutti quei passaggi che possono garantirne il percorso di inclusione per trovare la loro strada”.

Resta poi, al di là del percorso formale della tutela, il legame affettivo “Sono rimasta in contatto con tutti i ragazzi che ho seguito e ancora oggi cerco di supportare come posso il loro percorso”

dice Alessandra. Conferma K. “Alessandra è un riferimento, sicuramente al di là di questa parentesi resteremo in contatto, è lei che mi fa sentire come a casa”.

26/08/2024

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