"In città si sente soltanto piangere". Migliaia di sfollati dal Sudan si sono stabiliti al confine con il Ciad
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In copertina: giugno 2023, alcuni rifugiati sudanesi si raggruppano dentro e fuori la scuola secondaria di Adre, in Ciad. Sono fuggiti dal Darfur occidentale - e molti di loro dalla città di El Geneina - a causa del violenti scontri.
Dall’inizio del conflitto in Sudan, il 15 aprile scorso, il Ciad ha dovuto far fronte al massiccio afflusso di rifugiati sudanesi, insieme a quello dei rimpatriati ciadiani. Secondo le ultime stime, circa 150 mila persone hanno attraversato il confine con il Ciad a metà giugno e i numeri continuano a crescere.
Nel villaggio di Adre, il numero di sfollati ha superato rapidamente quello dei residenti. Sono soprattutto donne e bambini e molti di loro sono feriti. Molti minori sono separati dai genitori, alcuni hanno visto membri della propria famiglia venire uccisi.
La regione del Ciad in cui arrivano, purtoppo, è una regione che ha già grandi problemi, con uno scarso accesso all'acqua pulita e ai servizi sociali essenziali. Con la stagione delle piogge che sta per iniziare, le strade diventeranno impraticabili, ostacolando ulteriormente le operazioni di soccorso.
Ad El Geneina, principale città del Darfur, un violento attacco ha spinto migliaia di persone a fuggire
Tra il 16 e il 17 giugno, l’ennesima scoppio di violenza a El Geneina ha spinto migliaia di persone indigenti a fuggire verso il Ciad. Molte di loro sono arrivate ad Adre, la prima città che si incontra al confine con il Sudan, senza niente. Hanno visto morire i loro cari o hanno perso le tracce dei loro familiari lungo la strada.
Fatna Ibrahim Daoud, 35 anni, madre di sette bambini, sta cercando un riparo all’ombra. È fuggita dal Sudan insieme a sua figlia Isra, di 7 anni: durante l’attacco, ha perso le tracce degli altri sei figli. Mentre era in viaggio verso il confine, ha incontrato altri cinque bambini che si erano separati dai loro genitori e li ha portati con sé.
Siamo stati attaccati all’alba da alcune persone in moto. Eravamo nella nostra casa ad El Geneina, hanno appiccato il fuoco e siamo dovuti scappare. L’unica cosa che sono riuscita a prendere sono degli utensili da cucina.
Fatna Ibrahim Daoud, scappata dal Sudan, ha perso le tracce di sei dei suoi sette figli
Makhboula, 15 anni, viene dalla stessa città di Fatna Ibrahim Daoud e ha trovato rifugio ad Adre.
“La nostra casa è stata attaccata di prima mattina. Non sono riuscita a trovare i miei genitori. Sono scappata via, con i piedi che mi facevano male. Spero solo di ritrovarli. Qualcuno mi ha dato cibo per strada”.
Oussam, 17 anni, Mahamat, 15 anni e il piccolo fratello Djibril di 4 anni, sono fuggiti anche loro verso il Ciad. Sono arrivati a piedi, seguendo altre persone in fuga dalle loro case, trovando rifugio nella scuola secondaria di Adre. “La gente è venuta in moto all'alba e ci ha attaccato nel nostro quartiere, ad El-Geneina. Hanno ucciso nostra madre, di fronte a noi. Non sappiamo dove sia nostro padre. Quando siamo arrivati di notte ad Adrè, non avevamo niente da mangiare. Soltanto al mattino un altro rifugiato ha condiviso il suo cibo con noi”.
Mariam Djimé Adam, 33 anni, siede nel cortile della stessa scuola. È arrivata dal Sudan il giorno prima, con i suoi otto figli: “Siamo stati attaccati a casa, di mattina presto: mio marito è stato ucciso e tutti i nostri beni sono stati rubati. Sono dovuta scappare con i miei figli. Lungo la strada verso il Ciad, abbiamo incontrato altri uomini armati che ci hanno picchiato. Molte persone sono state uccise e torturate, sono salva solo grazie ai miei figli”.
La regione in cui si sono rifugiati, prima del loro arrivo aveva già risorse limitate
La regione del Ciad in cui arrivano i rifugiati versava già in condizioni critiche, con scarso accesso ad acqua pulita e ai servizi sociali essenziali.
Le donne del posto, ad Adre, cucinano per i rifugiati di fronte alla scuola. Come il resto della popolazione locale fanno quel che possono, ma le risorse stanno per finire.
E con la stagione delle piogge alle porte, le operazioni di soccorso saranno ulteriormente rallentate.
A Koufroun, nel Ciad orientale, l'UNICEF ha attivato un Child Friendly Space
Valery Nodjimadji, specialista per la Protezione di UNICEF Ciad, si trova con alcuni bambini nel Child-Friendly Space di Koufroun. Il centro è gestito dalla Croce Rossa Ciad, partner dell’UNICEF: "Qui i bambini possono divertirsi, stare insieme ai loro pari e ricevere supporto psicosociale" dichiara.
Il tredicenne Abdelaziz mostra il disegno che ha realizzato mentre si trovava nello spazio UNICEF: “Vorrei solo la pace, così posso tornare a casa in Sudan” ci dice.
Un altro intervento fondamentale condotto dall'UNICEF è stata la creazione di pozzi per l'acqua. Anche prima che arrivassero le migliaia di rifugiati sudanesi, il villaggio aveva scarso accesso all'acqua pulita: ora sia i rifugiati che le comunità ospitanti potranno accedervi.
Per approfondire
Il 15 aprile si sono riaccesi gli scontri tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF) che coinvolgono la capitale Khartum, gli stati del Darfur e del Nord Kordofan, con conseguenze sui servizi essenziali in tutto il Sudan. La situazione, già disastrosa prima delle violenze, risulta ora a livelli catastrofici: 13,6 milioni i bambini in disperato bisogno di aiuto, su 24,7 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria; 4,2 milioni le donne e le bambine a rischio violenze sessuali per l'emergenza in atto.
L’UNICEF si è da subito attivato per assistere i bambini e le loro famiglie: stiamo sostenendo interventi d’emergenza nei paesi d’arrivo dei rifugiati per assistere bambini e famiglie fuggiti dalle violenze, fornendo supporto psicosociale, nutrizione, acqua e protezione.
In Sudan, la priorità è supportare ospedali e centri sanitari con vaccini, aiuti medici e contro la malnutrizione, la distribuzione d’acqua e forniture per l’igiene, la protezione dei bambini da violenze e abusi, sostenere misure di istruzione d’emergenza, fornire sussidi in denaro per donne e sfollati.
Per saperne di più, visita la sezione Bambini in Fuga.