Kadi, la difficoltà di diventare mamma in Sierra Leone
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Kenema, 2 marzo 2011
Kadi Mansaray, 35 anni, siede su una panca sovraffollata nel corridoio del reparto di pediatria dell’ospedale governativo di Kenema.
Tiene in braccio Saio, un kilo e cento grammi di peso e un giorno di vita, l’unico dei suoi due gemellini sopravvissuto al parto. Dietro una tenda proprio davanti a lei un’altra donna sta dando alla luce il suo bambino.
Il reparto di pediatria è al collasso anche a causa del fatto che il mese scorso qui a Kenema il reparto maternità, finanziato con i fondi del Comitato italiano per l’UNICEF, è andato distrutto durante un incendio. Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma tutte le pazienti e i loro bambini sono state ricoverate in altri reparti saturando la capacità dell’ospedale.
Kadi e suo marito, Mohamed Mansaray, sono entrambi contadini e vivono nel villaggio di Vaama nel distretto orientale di Kenema. Kadi è alla sua quindicesima gravidanza, ma solo sei dei suoi bambini, Saio compreso, sono vivi.
La storia di Kadi è la storia di tante donne qui in Sierra Leone. Nel paese un bambino su quattro muore prima del compimento del quinto anno di vita.
Le cure ostetriche d’emergenza sono raramente disponibili e una donna su otto rischia di morire al momento del parto, mentre i neonati muoiono in gran parte a causa di malattie prevenibili con la somministrazione dei vaccini.
I tassi di mortalità materno-infantile della Sierra Leone sono tra i peggiori del mondo e le condizioni del sistema sanitario caratterizzato dalla fatiscenza delle infrastrutture, dalla mancanza di personale sanitario e dallo scarso accesso della popolazione sono tra le principali cause di questa situazione.
Per questo la ricostruzione della maternità di Kenema è cruciale per salvare le vite di mamme e bambini qui nel distretto. L’UNICEF lavora con il Governo della Sierra Leone per reperire i fondi per la costruzione delle infrastrutture e per contribuire allo sviluppo e alla gestione delle politiche sanitarie.
Recentemente uno dei risultati più importanti di questa collaborazione è stato il lancio il 27 aprile del 2010 della “Free health care initiative” grazie alla quale le donne in gravidanza, quelle che allattano e i bambini sotto i cinque anni hanno a diritto alle cure sanitarie e ai farmaci gratuitamente.
Dal lancio dell’iniziativa molti progressi sono stati compiuti, le donne come Kadi si rivolgono sempre con maggiore frequenza ai centri sanitari aumentando così le probabilità di salvare le loro vite e quelle dei propri bambini.
(Marta Fiasco)
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