L'impegno dei leader di dodici paesi africani per porre fine all’AIDS dei bambini entro il 2030
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I ministri e i rappresentanti di dodici Paesi africani si sono impegnati e hanno illustrato i loro piani per porre fine all'AIDS dei bambini entro il 2030. I partner internazionali hanno definito le modalità di sostegno ai Paesi per la realizzazione di questi piani, presentati in occasione della prima riunione ministeriale dell'Alleanza globale per la lotta all'AIDS nei bambini.
L'incontro, ospitato dalla Repubblica Unita di Tanzania, segna un passo avanti nell'azione per garantire che tutti i bambini colpiti dall'HIV abbiano accesso a cure salvavita e che le madri che vivono con l'HIV abbiano bambini che non ne sono colpiti. L'Alleanza lavorerà per guidare i progressi nei prossimi sette anni, per garantire il raggiungimento dell'obiettivo del 2030.
Attualmente, nel mondo, ogni cinque minuti muore un bambino per cause legate all'AIDS. Solo la metà (52%) dei bambini colpiti da HIV è sottoposta a terapie salvavita, molto meno degli adulti, fra i quali tre quarti (76%) ricevono antiretrovirali.
I bambini rappresentano il 15% di tutti i decessi da AIDS
Nel 2021, 160.000 bambini hanno contratto l'HIV di recente. I bambini rappresentano il 15% di tutti i decessi legati all'AIDS, nonostante il fatto che solo il 4% del numero totale di persone colpite dall'HIV sia costituito da bambini.
In collaborazione con le reti di persone che vivono con l'HIV e i leader delle comunità, i ministri hanno definito i loro piani d'azione per aiutare a trovare e fornire i test a un maggior numero di donne in gravidanza e avviarle alle cure. I piani prevedono anche la ricerca e la cura dei neonati e dei bambini colpiti dall'HIV.
La Dichiarazione di Dar-es-Salaam sulla fine dell'AIDS nei bambini è stata approvata all'unanimità.
Dodici Paesi con un alto tasso di HIV hanno aderito all'alleanza nella prima fase: Angola, Camerun, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Kenya, Mozambico, Nigeria, Sudafrica, Repubblica Unita di Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe.
Il lavoro sarà incentrato su quattro pilastri:
- Test tempestivi e trattamento e cura ottimali per neonati, bambini e adolescenti;
- Colmare il divario di cura per le donne in gravidanza e in allattamento che vivono con l'HIV, per eliminare la trasmissione verticale;
- Prevenire i nuovi contagi da HIV tra le ragazze e le donne adolescenti in gravidanza e in allattamento.
- Affrontare i diritti, l'uguaglianza di genere e le barriere sociali e strutturali che ostacolano l'accesso ai servizi.
L'UNICEF ha accolto con favore gli impegni dei leader e ha promesso il proprio sostegno. "Ogni bambino ha diritto a un futuro sano e pieno di speranza, ma per oltre la metà dei bambini colpiti dall'HIV questo futuro è minacciato", ha dichiarato il Direttore Associato dell'UNICEF Anurita Bains. "Non possiamo permettere che i bambini continuino a rimanere indietro nella risposta globale all'HIV e all'AIDS. I governi e i partner possono contare sulla presenza dell'UNICEF in ogni fase del processo. Questo include il lavoro per integrare i servizi per l'HIV nell'assistenza sanitaria di base e rafforzare la capacità dei sistemi sanitari locali".