L’UNICEF lancia il rapporto “Come altalene annodate agli alberi" sul ruolo dei tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati

A seguito del successo del modello di supporto alla tutela volontaria avviato e portato a scala negli ultimi anni, l’UNICEF raccoglie le soluzioni testate e le sfide tuttora esistenti nel rapporto “Come altalene annodate agli alberi - Il ruolo di tutrici e tutori volontari nel sostegno ai minori stranieri/e non accompagnati/e”. Il titolo della documentazione racconta attraverso l’immagine dell’altalena, quello che a detta di uno dei ragazzi tutelati, è la metafora del rapporto di tutela: un sostegno che però lascia la libertà di realizzare "il proprio volo", identificato come il proprio progetto di vita per il futuro.

Sin dalla approvazione della Legge 47/2017 - cosiddetta Legge Zampa - l’UNICEF ha sostenuto tutrici e tutori volontari, sperimentando una modalità di affiancamento alle autorità locali per la creazione di “unità di monitoraggio e supporto” loro dedicate. A partire dal c.d.  “modello Palermo”, testato tra il 2017 e 2019 -  in collaborazione con l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e i Servizi Sociali del Comune, l’UNICEF ha fornito consulenza legale e psico-socio-educativo, e opportunità di formazione per accompagnare tutori e tutrici nell’acquisizione di maggiori conoscenze e consapevolezze sulle esigenze specifiche dei/lle minori stranieri/e non accompagnati/e. L’UNICEF ha inoltre favorito i meccanismi di coordinamento tra le componenti chiave del sistema di protezione.

Attraverso il progetto PROTECT – Protecting children on the move, finanziato dalla Commissione europea tra il 2023 e il 2024, il modello è stato portato a scala per testarne la capacità di risposta e adattamento rispetto a risorse e bisogni di territori diversi.

Oggi, a più di sette anni dall’introduzione della tutela volontaria in Italia, resta il bisogno di orientamento, che porta tutrici e tutori a confrontarsi quotidianamente con bisogni di protezione e inclusione sociale stratificati e complessi da indirizzare. Oltre a ripercorrere attività e risultati di progetto, la documentazione ribadisce la necessità di un passo ulteriore nell’implementazione del sistema normativo di tutela dei/lle minori non accompagnati/e. In particolare, il rapporto incoraggia una maggiore standardizzazione e qualità dei processi di formazione, nomina e coinvolgimento nel lavoro di rete della figura del tutore, riducendo l’eterogeneità delle prassi territoriali in vigore con l’attuale governance. Per questo, il documento è completato da un toolkit disponibile in lingua italiana ed inglese, corredato di annessi-modello, per supportare la replicabilità di strumenti e prassi, costruendo sulle sinergie possibili tra istituzioni locali, associazioni di tutrici tutori e organizzazioni specializzate, secondo un approccio incentrato sul superiore interesse e tarato sulle esigenze specifiche dei/lle minori.

Risulta necessario un investimento istituzionale di lungo periodo, guidato da un approccio non emergenziale, che punti al rafforzamento dei percorsi di inclusione e autonomia attraverso l’azione di tutrici e tutori volontari adeguatamente formati, supportati e supervisionati. Il sostegno strutturato al processo e all’intera “catena” della tutela volontaria - dal reclutamento di aspiranti tutrici e tutori all’accompagnamento di ragazzi e ragazze fino all’età adulta - dare compimento concreto alla Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza congiungendo la dimensione della cittadinanza attiva con le esigenze pragmatiche di supporto, accompagnamento e protezione dei/lle minori non accompagnati/e sul territorio.