La devastazione climatica le ha distrutto tutto, ma non la speranza di potersi ricostruire un futuro

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25/01/2023

Quando il tetto di casa ha iniziato a crollare, Sugrah era in cucina con la madre a preparare il riso dolce. Le camere dei suoi genitori, dei nonni, della zia e dello zio stavano collassando.

A seguito dell’inondazione, l’acqua si era infiltrata nei muri di fango e Sugrah iniziava a sentire il tonfo dei mattoni che cadevano dal soffitto.

“Mi sono spaventata molto. Ho pensato che non sarei sopravvissuta” racconta.

Ha piovuto intensamente per tanti giorni, ma nessuno si aspettava che ci sarebbe stata un’inondazione, certamente non così violenta. Non appena il tetto della casa ha iniziato a cedere, i suoi fratelli e le sorelle più piccole hanno iniziato a gridare. I vicini sono arrivati correndo, e la famiglia ha preso i bambini ed è fuggita verso la vicina tangenziale.

Per settimane sono rimasti in questo rifugio fatto di sacchetti di plastica tenuti da bastoni

Il fratellino di 3 anni di Sugrah, Fayaz, era terrorizzato.

“Non smetteva di piangere” ci dice Sugrah. Ricorda che provava a rassicurarlo con una bambola e una macchinina, raccontandogli che li avrebbe salvati dall'alluvione. Eravamo seduti insieme su un charpoy (un letto con una struttura molto leggera fatta di legno e tessuto intrecciato) a guardare le macerie della nostra amata casa.

Sugrah non vuole tornare in quel che resta della casa: “Quel posto mi spaventa” dice dolcemente “è tutto rotto”.

Mentre parliamo con Sugrah, il piccolo Fayaz piange sul grembo alla madre. È affamato ma la famiglia ha poco o nulla da mangiare. I genitori lavoravano per un potente proprietario terriero, coltivando foglie di senape e grano, ma i campi sono andati distrutti con le inondazioni e ora sono indigenti.

La storia di Sugrah, di ciò che ha perso, è la storia di migliaia di altre persone

Migliaia di case sono state distrutte nel Sindh e nel Belucistan e più di 600 bambini sono morti. Gli altri abitanti del villaggio di Sugrah, Rato Goth, raccontano che molti bambini e anziani hanno perso la vita nel tentativo di scappare. Stimano che il livello dell’acqua sia salito di un metro e mezzo.

Il Pakistan era già un luogo a rischio, prima delle catastrofiche inondazioni dell’agosto scorso. Ad aprile, le ondate di calore hanno bruciato i terreni agricoli e causato la siccità. Il nord montuoso ha subito inondazioni dai laghi ghiacciati, con la minaccia din inquinamento delle fonti di acqua dolce. A giugno, il fiume Indo ha iniziato a straripare a causa delle intense piogge monsoniche.

Intorno al villaggio di Sugrah, si estendono a perdita d’occhio le terre coltivate ormai distrutte. Gli agricoltori hanno paura di aver perso non un solo raccolto, ma ben due: un’incombente crisi per la sicurezza alimentare.

Pakistan: il diciottenne Haider Ali con suo fratello Insaf Ali di 10 anni e suo cugino di 8 anni Mazhar Ali usa una padella jaggery come zattera improvvisata per guadare il villaggio di Yaqoob

Migliaia di bambini erano già a rischio prima dell'alluvione. La situazione si è aggravata per i più fragili

Le aree colpite più duramente dalle inondazioni erano già tra le più povere e svantaggiate, con un crescente tasso di malnutrizione, morti neonatali e bambini fuori dalla scuola. Nel campo sanitario mobile supportato dall’UNICEF, le madri portano i propri bambini affetti da malaria, febbre dengue e infezioni respiratorie. Decine di bambini, già fragili, sono stati indeboliti dalla malnutrizione acuta, un pericolo per la loro sopravvivenza.

Non appena le acque dell’inondazione inizieranno a ritirarsi, così come l’attenzione mediatica, milioni di famiglie in Pakistan continueranno a lottare con gli effetti della devastazione climatica: 10 milioni di bambini pakistani hanno ancora bisogno di assistenza umanitaria. E con l’appello internazionale per il Pakistan finanziato solo per il 22% dei fondi necessari, ancora più bambini potrebbero soccombere per le malattie nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

L’UNICEF i suoi partner continuano a rispondere alla crisi.

I prossimi passi però saranno essenziali: ricostruire la vita dei bambini, le loro speranze e il loro futuro. L’emergenza dovuta alle alluvioni è diffusa sul territorio nazionale e le famiglie hanno bisogno di supporto a lungo termine per mantenere i propri figli sani e ben nutriti.

Oggi Sugrah e la sua famiglia dormono in un’umile tenda, davanti alla loro casa

Non saprei vivere da nessun’altra parte

Sugrah spera di ricostruire una casa per la sua famiglia, un giorno.

Per approfondire

In Pakistan le piogge sono terminate ma 4 milioni di bambini lottano ancora per la sopravvivenza tra le acque contaminate e stagnanti delle alluvioni. Con le case distrutte, soffrono un difficile inverno, senza rifugi decenti. Leggi qui l'ultimo comunicato stampa

La storia di Sugrah è tratta dall'articolo Aftermath Climate Devastation Hopes, di Eliane Luthi, Responsabile della comunicazione UNICEF dell'Asia meridionale. 

25/01/2023

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