Hannah parte dalla Nigeria a soli 15 anni. "La mia voce, la voce di tutte"
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Quando ci si prepara ad affrontare la traversata del Mediterraneo, tutti cercano di mettere al riparo gli oggetti più cari, foto, poche cose di valore, telefoni per lo più. Ognuno avvolge quegli oggetti in buste, pellicole, sperando siano riutilizzabili una volta arrivati a destinazione.
”Io non avevo nulla con me, solo un quaderno” racconta Hannah, partita dalla Nigeria a soli 15 anni. Quel quaderno diventa, per buona parte del suo percorso, il compagno di viaggio a cui Hannah affida voci, suoni, storie incrociate nel suo itinerario.
Ho sempre pensato che se studiavo, se riuscivo a intraprendere il percorso che volevo, quel quaderno mi avrebbe aiutato, la mia voce sarebbe stata la voce di tutte.
Hannah
Una promessa che diventa prigionia
A soli 15 anni, quando Hannah perde sua mamma, si ritrova sola. Aveva lasciato gli studi pochi anni prima, per starle vicino, e le difficoltà erano ormai tante. “Volevo qualcosa di più e sentivo che non potevo ottenerla qui” racconta. “Una persona in quel periodo si è finta mia amica, mi diceva che in due settimane poteva portarmi in Europa, in un posto in cui avrei potuto studiare e lavorare, così mi sono fidata”.
Hannah si trovava già al confine tra la Nigeria e il Niger quando realizza invece di essere stata venduta. Il suo viaggio dura 20 mesi, non due settimane come le hanno promesso. Da Agadez inizia il percorso nel deserto, poi la permanenza in Libia. Più volte sogna di potere tornare indietro sui suoi passi, con la consapevolezza che non sarebbe stato possibile.
La permanenza in Libia
“Ogni cosa che succedeva, ogni cosa che sentivi, faceva paura, sapevi che tu potevi essere la prossima” dice, aggiunge poi “In Libia ho conosciuto il vero orrore. Persone che facevano male e che obbligavano a farne, completamente indifferenti al dolore degli altri”. “Fisa fisa” vuol dire “veloce veloce”, una frase ricorrente durante quel periodo, una frase che diventa una poesia triste in uno dei suoi quaderni dei ricordi, con un epilogo però pieno di speranza.
La mattina prima che il gallo canti,
Prima che il sole sorge
Prima che siano le quattro del mattino
Tutto quello che sento è dolore, alzarsi veloce e fisa fisa!
Tutti corrono per non essere picchiati
Senza cibo per tre giorni
Tutto quello che sentiamo è dolore, alzarsi veloce e fisa fisa!
Tutti ammassati mentre attraversiamo il deserto.
La mattina il sole brucia
Ma la notte tremiamo per il freddo.
La sabbia e la polvere sono i nostri unici amici,
Piangiamo e preghiamo per non sentire questa fame.
Solo Dio ci può aiutare, ma tutto quello che sentiamo
è dolore e alzarsi veloce senza potersi fermare, fisa fisa!
Arriviamo in Libia, ci diciamo che è finita ma non lo è,
ripetiamo, Oh mio Dio come può esistere un uomo che venda un altro uomo?
Di nuovo sentiamo alzarsi veloce, fisa fisa!
La fine di un incubo
Hannah prova due volte ad attraversare il Mediterraneo. La prima la barca su cui sale affonda quasi subito per un problema al motore “Era la prima volta che vedevo quel mare aperto, sembrava qualcosa di enorme, mai visto, faceva tanta paura”. Riprova la notte successiva ma il mezzo inizia a imbarcare acqua. Hannah e le persone che viaggiavano con lei vengono però soccorse, cantano e ballano quando finalmente vedono terra, per molte e molti la fine di un incubo.
Nei giorni successivi, nel centro d’accoglienza in Sud Italia che la ospita, Hannah continua a scrivere del viaggio, delle vicende. Il vecchio diario, seppur ormai corroso dall’acqua di mare, resta un oggetto che Hannah custodisce gelosamente.
Conosce UNICEF attraverso la piattaforma U-Report On The Move, canale di ascolto e partecipazione per adolescenti e giovani migranti e rifugiati in Italia. Da lì inizia la sua attivazione a difesa dei diritti delle donne, “non passiamo cambiare quello che ci è successo, ma possiamo essere d’aiuto per chi si trova nello stesso percorso” dice.
Oggi Hannah è una studentessa universitaria, ed è membro dello Steering Group di U-Report On The Move. “Penso sempre di potere fare di più, non mi prendo mai una pausa perché penso sempre al prossimo obiettivo, sono molto autocritica” confessa.
“Quando mi guardo indietro, sento di non essere brava a raccontare, ma posso sempre scrivere, e posso continuare con i miei studi e attraverso il percorso che ho intrapreso, a condividere il mio punto di vista. E la mia voce, attraverso le mie poesie, può diventare la voce di chi ho lasciato in Libia, di chi ho sentito piangere, di chi non ho visto più dopo il viaggio, di quante affrontano il mio stesso percorso, può essere la voce di tutte”.
U-Report On The Move
La piattaforma U-Report On The Move in Italia nasce nel 2017, pensata nello specifico per giovani persone migranti e rifugiate. Attraverso messagistica e sondaggi online, permette di dare informazioni su servizi di base disponibili, leggi e regolamenti esistenti in ambito di documenti e salute, eventi e attività ricreative, e altre informazioni utili che promuovono un percorso di inclusione sociale.
La piattaforma conta oggi oltre 18 mila iscritti. Pensata con e per i giovani, in Italia la piattaforma ha attivo uno Steering Group, costituito da un team di giovani pronti/e a guidare le attività della piattaforma, diffondere i sondaggi e restituirne i risultati per favorire riflessioni collettive e azioni concrete. Il gruppo è composto da sei ragazzi e ragazze che hanno già avuto esperienze significative di partecipazione giovanile e advocacy con l’UNICEF.