La siccità prolungata affligge le famiglie etiopi. “Solo Dio può fare il miracolo”
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La siccità ha spinto per decenni le famiglie etiopi sull'orlo del baratro. Oggi quasi sette milioni di persone vivono in aree colpite dalla siccità e necessitano di assistenza umanitaria.
L’impatto della siccità è devastante: i pozzi si prosciugano, il bestiame muore e il raccolto va perduto.
La regione dei Somali, in Etiopia, è una delle regioni più colpite. Manca drammaticamente acqua potabile e la sicurezza alimentare è in rapido deterioramento, portando a un aumento dei casi di malnutrizione.
Lo scorso maggio, alcuni membri dello staff dell’UNICEF sono andati nella regione di Afdher e hanno incontrato alcune famiglie nei siti di Burdhubo e Hargele, dove sono sorti campi per sfollati interni.
Ecco alcune delle storie che hanno raccolto i nostri colleghi.
Meriam Hussein consola il figlio, Dheg Gameta, nel campo per sfollati interni di Burdhubo, ad Afdher nella regione dei Somali. Dheg è gravemente malnutrito ed è malato.
“La siccità ci ha devastato, non abbiamo niente da mangiare” racconta.
Suo marito Gameta Ahmed dice di essere rimasto con solo dieci capre, mentre prima ne aveva molte di più. “Cosa posso fare? Solo Dio può compiere il miracolo” aggiunge, sconfortato.
Di notte, quando fa freddo, ho paura per mia figlia. Stiamo mangiando il riso che ci hanno dato ma sta per finire.
Poco più in là dal punto in cui si trova Dheg, è venuta al mondo una nuova vita
Fatuma Abdhullani è nata in piena catastrofe umanitaria: sua madre, Durran Jaho è debole e soffre di costanti emicranie e vertigini, segni visibili di anemia. Durran allatta sua figlia, ma non riesce a mangiare abbastanza.
Lei e suo marito non temono solo per la più piccola. Anche il loro primo figlio, Nurto, di due anni, è gravemente malnutrito e ha bisogno di cure urgenti. L'intera famiglia si è spostata verso il campo di Burdhubo ad Afdher, sperando di ricevere aiuto. Molte persone colpite dalla siccità hanno preferito spostarsi a Burdhubo, perché più vicino alla strada.
Il marito di Durran, Abdulahi Mahidi, aveva una riserva di bestiame molto piccola in confronto ad altre famiglie, anche prima della siccità. Purtroppo, ha perso la maggior parte dei capi e ora non è più in grado di procurarsi il latte per la sua famiglia.
“Ho perso le mie bestie, una dopo l’altra. Sono preoccupato per i miei figli. Lui, è molto debole. Non so cosasuccederà…” ci racconta Durran.
Eshe Omer, madre di due bambini, ha lasciato il suo piccolo villaggio, Anburo, dal momento in cui i suoi animali hanno iniziato a morire. Ha camminato per tre ore verso Hargele, unendosi alle altre persone colpite dalla siccità. Eshe è incinta del suo terzo figlio.
“La pioggia si è fermata un anno fa. Non siamo stati in grado di trovare pascoli per le nostre bestie. Non abbiamo potuto mangiarle o venderle. Le cose sono peggiorate quando ce ne siamo andati” dice Eshe.
Eshe e sua figlia Nura sono state visitate e risultate malnutrite.
Non abbiamo nulla da mangiare, mi sento male al pensiero che i miei figli stiano soffrendo
Eshe, madre di due bambini e incinta del terzo figlio
Per approfondire
L’UNICEF è presente nella regione dei Somali, in Etiopia, per lavorare a stretto contatto con il governo e i partner locali. I team mobili di salute e nutrizione stanno fornendo servizi salvavita a chi si muove da un posto ad un altro. Stiamo fornendo acqua, servizi di protezione ed educazione in emergenza a tutti i bambini sfollati.
In Etiopia, Kenya e Somalia, oltre 1,7 milioni di bambini hanno urgente bisogno di cure per la malnutrizione acuta grave. La situazione peggiora di giorno in giorno a causa di siccità, cambiamento climatico e delle ripercussioni della guerra in Ucraina sulle forniture di grano. Leggi l'ultimo comunicato: Corno d’Africa: stiamo per assistere a un vertiginoso aumento di morti di bambini
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