La mia scelta per i bambini
4 minuti di lettura
"Una scelta condivisa con mia figlia"
Anna Caterina Alimenti Rietti, interprete e traduttrice
«Sostengo l'UNICEF da molti anni e ho compreso l'importanza del gesto di destinare con il nostro testamento anche solo una parte di ciò che possediamo all'UNICEF, che penserà a portare salute, istruzione, protezione dei diritti, vaccini e tanto altro ai bambini che vivono in paesi lontani e che hanno bisogno del nostro aiuto.
Io ho una figlia, e dopo averne parlato anche con lei ho deciso di destinare, nel mio testamento, parte dei miei beni all'UNICEF.
In posti lontani del mondo, in questo momento, ci sono tanti bambini che piangono per la fame, per il freddo, perché orfani.
Accendiamo una speranza nei loro cuori, asciughiamo le loro lacrime, ricordiamoci che è nostro dovere farlo... e basta poco... una firma sotto un testamento.
Io l'ho fatto...fatelo anche voi.»
"All'UNICEF perché precursore della globalizzazione umanitaria"
Maria Rosaria Crocco, insegnante
Perché ha pensato di fare un lascito testamentario a un'associazione?
Prima di tutto ho sentito la necessità di fare un testamento, e poi ho voluto inserire qualcosa di molto personale che andasse oltre la dimensione strettamente familiare.
Sono convinta infatti che la famiglia naturale possa anche essere allargata negli affetti e nelle intenzioni e allora ho deciso di cercare un beneficiario tra le associazioni.
Perché ha scelto l'UNICEF?
Tra le tante associazioni presenti in Italia che si occupano di bambini, alcune che propongono adozioni a distanza, altre che si occupano di bambini con gravi disagi e molte altre, ho scelto l'UNICEF perché ritengo che anche nel donare ci debba essere un principio di giustizia, di equità.
L'UNICEF infatti aiuta i bambini di tutto il mondo senza alcuna distinzione ed è un antesignano della globalizzazione umanitaria.
Ha avuto difficoltà a realizzare questa sua volontà?
No, perché provengo da una famiglia nella quale la solidarietà è sempre stata importante. Sono cresciuta con la consapevolezza che l'attenzione agli altri sia un valore imprescindibile. Quindi per me è assolutamente normale pensare agli altri e non solo a me stessa.
Ha ricevuto consigli e aiuto da parte dell'UNICEF per realizzare questa sua volontà?
Sì, grazie alla rivista per i donatori "Dalla parte dei bambini", che leggo sempre con attenzione e dove ho anche avuto diversi suggerimenti specifici nella rubrica "Una eredità per i bambini".
Cosa rappresenta per lei questo gesto?
Una goccia di generosità in un oceano di egoismi e particolarismi che, anche contro la nostra volontà, ci coinvolgono quotidianamente.
Come si sente dopo aver preso questa decisione?
Con un pezzo di cielo tra le mani. Quando ricevo la vostra rivista e la leggo, sono colpita dalle immagini dei bambini. I loro occhi che brillano come stelle toccano il cuore... e allora sento di aver fatto la cosa giusta.
E poi penso che aiutare gli altri contribuisca anche a dare un senso alla propria vita e a sentirsi più utili.
"Voglio aiutare anche le mamme e i bambini dei paesi lontani"
Maria Valentini, ostetrica
«Ho deciso di fare testamento per l'UNICEF dopo aver guardato in televisione un programma che faceva vedere il nuovo reparto maternità dell'ospedale di Kenema, in Sierra Leone, ricostruito ed ampliato grazie alle donazioni dei sostenitori italiani dell'UNICEF.
Sono rimasta molto colpita dalle immagini che comunicavano la sofferenza di quei bambini e la disperazione di quelle mamme della Sierra Leone...un paese che ha anche un disperato bisogno di assistenza alle mamme in stato interessante.
Ma sono stata veramente felice quando ho visto che l'UNICEF ha realizzato una struttura che è oggi il principale punto di riferimento per le donne in gravidanza in quell'area del paese.
Nella mia vita ho aiutato tante mamme a partorire e so bene quanto sia importante un'adeguata assistenza e il sostegno morale in questi momenti.
Penso alle donne che devono partorire invece in uno dei tanti paesi poveri del mondo, senza aver mai visto un medico, senza alcuna igiene di base.
Rischiando, di fronte alla minima difficoltà, di perdere la propria vita e quella del proprio figlio.
Voglio poter aiutare anche le mamme e i bambini di questi paesi, come ho fatto per tanti anni nella mia città.
Per questo voglio lasciare la mia casa all'UNICEF, perché costruisca dove ce ne sarà più bisogno una sala parto, una sala operatoria per i parti cesarei e una sala d'attesa per i familiari delle partorienti.
Fate come me, fate un testamento all'UNICEF per contribuire a migliorare le condizioni di vita anche in quella parte del nostro mondo.»