Le forme della malnutrizione (e una scodella per combatterla)
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Alia (12 mesi) è rimasta senza mangiare praticamente nulla per giorni, quando la sua famiglia è dovuta precipitosamente fuggire da Aleppo, nel nord-ovest della Siria.
Una volta ricoverata in ospedale, le è stata diagnosticata una forma di malnutrizione acuta grave che nella letteratura medica internazionale porta il nome di wasting.
A qualche migliaio di chilometri di distanza, nell'estremo sud del Mali, per la piccola Alimatou (poco meno di 2 anni) il problema non è la quantità di cibo a disposizione, bensì una dieta monotona e poco nutriente: un porridge di riso, acqua e zucchero.
Anche a lei è stata diagnosticata una forma di malnutrizione: quella cronica, detta stunting.
Un trend positivo
Globalmente, 144 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrono di stunting, 47 milioni di wasting e 38 milioni sono sovrappeso o obesi - una forma differente per sintomi, ma che rientra pur sempre nel fenomeno complessivo della malnutrizione.
L'UNICEF stima che almeno metà della popolazione infantile in questa fascia di età sia affetta da una forma nascosta di fame, con carenze di vitamine e micronutrienti essenziali, mentre addirittura due bambini su tre non sono nutriti con una dieta ottimale.
Alla radice della malnutrizione ci sono spesso guerre e povertà, che impediscono ai bambini di ricevere una dieta salutare e variata, con l'apporto di varie tipologie di alimenti.
Ma la malnutrizione (soprattutto quella cronica, la più diffusa) si fonda anche sulla scarsa conoscenza, da parte degli adulti, di quali siano le giuste quantità, frequenza e diversificazione di una dieta ottimale per i propri figli.
La regione di Sikasso, dove vive la famiglia di Alimatou, è considerata il granaio del Mali, ma registra i valori di malnutrizione cronica più alti del paese - © UNICEF Mali/2019/Keita
E il COVID-19? Ebbene sì, anche in questo contesto il coronavirus SARS-CoV-2 svolge un ruolo, contribuendo a complicare e a peggiorare la situazione.
Le stime più recenti indicano che da quando la pandemia è iniziata la forma peggiore di malnutrizione, il wasting, è aumentata del 14% a livello globale, colpendo tra i 6 e i 7 milioni di bambini in più.
Questo perché moltissime famiglie, subendo l'impatto socio-economico dell'epidemia, sono scivolate sotto la soglia della povertà e si ritrovano nell'insidioso territorio dell'insicurezza alimentare.
Negli scorsi decenni è stato fatto un enorme lavoro per migliorare la condizione nutrizionale dell'infanzia nel mondo.
Dall'inizio del nuovo millennio, la percentuale di bambini 0-5 anni affetti da malnutrizione cronica è diminuita di un terzo, passando dal 32,4% del 2000 al 21,3% del 2019, con una riduzione in termini assoluti di 55 milioni di bambini liberati dal giogo della fame.
Un risultato che dimostra quanto sia possibile ottenere miglioramenti in quest'ambito, anche in tempi contrassegnati da crisi economiche e finanziarie e dal moltiplicarsi di conflitti su scala locale.
Innovazione a basso costo
Alla base di questo progresso c'è un lavoro vasto e capillare condotto con le famiglie e le comunità in ogni angolo del pianeta, per diffondere principi di educazione alimentare, nutrizione complementare e buone pratiche da imitare, con l'ausilio di strumenti tecnici anche innovativi.
Un esempio di questi strumenti è la "complementary feeding bowl", letteralmente la scodella che nutre - ma sarebbe più corretto definirla "la scodella che informa" - sviluppata a partire da un progetto di ricerca della Emory University di Atlanta (Georgia) negli USA.
La ciotola contiene messaggi, composti da brevi testi e icone colorate (lingue e tipi di alimenti variano a seconda dei contesti culturali) che aiutano i genitori a utilizzare il corretto quantitativo di cibo in rapporto all'età e alla fase di sviluppo del bambino.
Alla scodella è associato uno speciale cucchiaio attraversato da scanalature per testare se l'alimento semiliquido che viene somministrato al bambino ha la giusta consistenza e non è troppo asciutto o annacquato.
I test condotti dalla Emory University in India, Kenya, Malawi e altri paesi in via di sviluppo hanno dato sempre risultati positivi, con miglioramenti nella frequenza, nella quantità e nella consistenza degli alimenti forniti ai bambini.
Oggi la feeding bowl è utilizzata in diversi paesi, e UNICEF e World Food Programme (il Programma Alimentare delle Nazioni Unite) hanno dato vita a un progetto congiunto per impiegarla in Medio Oriente, dapprima testandola in 3-5 Stati e successivamente estendendone l'uso su larga scala. In questa regione, attraversata da numerosi conflitti, sono ben 11 milioni i bambini che soffrono di forme croniche o acute di malnutrizione.
L'obiettivo è ambizioso: estendere la produzione della complementary feeding bowl su scala industriale, per raggiungere 23 milioni di famiglie in 40 Stati con particolare incidenza di malnutrizione infantile.