Le voci dei bambini del Libano. Sfollati, spaventati, vogliono soltanto tornare a casa

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17/10/2024

La pericolosa escalation del conflitto in Libano ha portato a un rapido deterioramento della situazione umanitaria, con bombardamenti anche sulla capitale Beirut.  Gli attacchi alle case, ai centri sanitari, alle scuole o ai rifugi stanno causando un grande numero di vittime civili: 100 bambini uccisi e oltre 800 feriti nelle ultime tre settimane. Altre migliaia sono sfollati, separati dai propri genitori e traumatizzati dall'impatto della guerra. 

I bambini non iniziano le guerre e non hanno il potere di porvi fine, eppure le loro vite sono devastate dai conflitti. Diamo voce ai bambini libanesi, le cui vite sono state sconvolte dalla brutalità della guerra.

Mohammad combatte la paura e sogna di tornare a casa

Mohammad, 13 anni, ha nostalgia di casa e spera che la guerra finisca presto per poter tornare a scuola. Le bombe sono cadute pesantemente nella zona vicino casa sua: “Avevo tanta paura, il palazzo stava per crollarci addosso” ha detto.

Ha visto del fumo denso, mentre lui e la sua famiglia si precipitavano fuori per vedere cosa fosse successo. Mohammed ha iniziato a piangere, due minuti dopo altri sei razzi sono caduti vicino casa. “Ero terrorizzato” racconta. "Da quel momento i miei genitori hanno deciso di preparare le valigie, così in caso fossimo stati nuovamente bombardati saremmo potuti fuggire rapidamente”.

Nonostante tutto, Mohammad ha ancora speranza.

Te lo dico, non ho paura, perché quando la guerra finirà noi torneremo alle nostre case e alle nostre scuole.

Mohammad con Tess Ingram, Portavoce dell'UNICEF

Nathaly ha già affrontato una perdita, ogni giorno teme di non poter più abbracciare la sua famiglia

Nathaly, 7 anni, si trova in un rifugio insieme alla sua famiglia da qualche giorno, a seguito dell’intensificarsi del conflitto in Libano. Il giorno in cui sono fuggiti, lei era seduta sul balcone di casa mentre suo fratello stava lavorando fuori. Improvvisamente ha sentito un’esplosione fortissima “BUM” ricorda. La famiglia ha subito fatto i bagagli ed è fuggita, in cerca di un rifugio sicuro.

Hanno chiamato suo cugino, che ha condiviso con loro la posizione di una scuola a Beirut trasformata in rifugio. 

“Ho paura ogni giorno, quando sento il rumore degli aerei. Allora chiedo a mia madre di che si tratta: ‘è un aereo militare’ mi risponde. I ragazzi del rifugio mi hanno detto che questi aerei sono equipaggiati con telecamere e missili, volano in cielo senza fare rumore”.

Le bombe sono esplose vicino casa nostra, quindi abbiamo fatto i bagagli e siamo andati verso la scuola. Avevo un gatto che è morto durante il bombardamento, lo abbiamo seppellito. Mi manca tantissimo Basbousa (il gatto) e mio fratello.

Nathaly, 7 anni, racconta il giorno del bombardamento

Nathaly non vuole restare sola

“Ho paura che verremo bombardati e moriremo. O che la mia famiglia morirà” racconta con la voce che trema. “Non è giusto” dice con fermezza. “Dovrei stare con la mia famiglia, dormire accanto a loro e continuare a coccolarli perché è la cosa migliore".

Nathaly prega Dio che i bombardamenti si fermino e non durino nemmeno un secondo di più.

Ghazal: tutto accade per un motivo. Se Dio vuole che io muoia, morirò

“Tutto quello che succede fa parte del mio destino. Se Dio vuol che io muoia, morirò, se sono destinata a vivere, vivrò” racconta Ghazal, 9 anni. È dovuta fuggire dal Libano meridionale verso Beirut a causa dell’escalation del conflitto.

Prima dello sfollamento, Ghazal stava giocando con il fratello e con gli amici, si godeva le piccole gioie dell’infanzia. In serata avrebbero fatto la doccia, avrebbero cenato e sarebbero andati a dormire, al sicuro. Oggi, quella vita sembra lontanissima. Desidera soltanto che arrivi il giorno in cui la sua famiglia e i suoi amici saranno riuniti, senza paure o separazioni.

“Che succede se muore qualcuno?” si chiede, gli occhi offuscati dal peso dell’incertezza.

Passano i giorni, il conflitto continua e le sue paure peggiorano. Ogni giorno sente dire che la guerra non finirà presto, e questo la terrorizza. Teme molto per la sua scuola: “Spero che la mia scuola non sia stata colpita e non subirà nessun danno, perché alla fine è la mia scuola, è lì che avrò un futuro”.

Per approfondire

Per i bambini del Libano, il rischio di essere uccisi, di essere feriti gravemente o dover sfollare è una paura concreta, inimmaginabile, che caratterizza la loro vita tutti i giorni. Più che mai devono affrontare la difficile quotidianità di una vita fatta di incertezze e violenze.

L’UNICEF è sul campo per consegnare aiuti salvavita come acqua, cibo, servizi sanitari ed educativi e assistenza psicosociale. Abbiamo consegnato 100 tonnellate di forniture mediche d'emergenza, mentre altre 40 tonnellate sono attese nel fine settimana. Stiamo inoltre sostenendo servizi medici in 50 rifugi e sessioni di supporto psicosociale.

L'UNICEF continua a chiedere un cessate il fuoco urgente e sollecita tutte le parti a proteggere i bambini e le infrastrutture civili e a garantire che gli attori umanitari possano raggiungere in sicurezza i bisognosi, in conformità con gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario.

17/10/2024

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