Mamoudou, l’orgoglio di una vita un viaggio
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“Andavo a scuola, studiavo, sognavo di completare gli studi e trovare lavoro, qualcosa che per molti è una normalità, per tanti altri un privilegio. Poi è iniziata la pandemia, che ha peggiorato i problemi economici”.
Questa la molla che spinge Mamoudou a partire, dalla Guinea Conakry all’Italia, alla ricerca di un futuro migliore. Primo di 13 figli – 4 sorelle e 9 fratelli - non ha scelta: pur non volendo allontanarsi da casa, sente il dovere di farlo per aiutare la famiglia. Con lui anche il secondo dei suoi fratelli.
Affrontano un viaggio lungo e difficile: attraversano il Mali, poi la Libia, da lì tentano la traversata una prima volta, ma la barca è costretta a tornare indietro, pochi giorni dopo ritentano la rotta verso l’Italia, dove arriveranno infine a novembre 2021.
Pensavo fossimo soli, o che comunque non ci fossero così tante persone disposte a tutto pur di realizzare un sogno. Della Libia ricordo una cosa: ho scoperto che non eravamo soli, eravamo in tanti. Ognuno con i suoi problemi, ognuno alla ricerca di una fetta di felicità.
Mamoudou sul viaggio verso l'Europa
Sorride dicendo “Un’altra cosa di cui mi sono reso conto è che spesso tante persone che fanno il mio stesso percorso pensano che una volta arrivati in Europa è fatta, è passato tutto. Non è detto sia così: arrivati qui bisogna avere la forza di ricominciare da capo”.
Così anche Mamoudou riparte da zero. Vive in casa famiglia, insieme al fratello, va a scuola, dove sta ripetendo gli studi per conseguire la licenza media, perché il suo sogno rimane lo stesso: chiudere il percorso scolastico e diventare ingegnere minerario “mi piacerebbe lavorare nel mio Paese – dice – che è un Paese molto ricco e riuscire a creare lavoro per altre persone affinché questi viaggi in futuro si possano evitare”.
Nelle sue foto Mamoudou ha sempre un libro in mano. La sua più grande passione
Tra le altre foto spiccano volti di migranti, negli angoli di Roma.
“Per me quegli scatti significano molto: la migrazione spesso non è una scelta, è una necessità. Tante persone lasciano casa per problemi, che sia guerra o povertà, per un futuro diverso. Siamo migranti e dobbiamo esserne fieri: abbiamo attraversato l’inferno e messo la nostra vita in pericolo, per realizzare un sogno che ogni giorno cerchiamo di portare avanti, va raccontato”.
Mamoudou è uno dei 16 adolescenti e giovani che hanno partecipato al workshop fotografico organizzato dall’UNICEF in collaborazione con il fotografo Giacomo Pirozzi. Attraverso gli scatti, diventati parte della mostra “Vite in Movimento” ha descritto il suo passato in Guinea, il suo presente sui libri, l’orgoglio con cui racconta il suo percorso.