Nelle comunità più remote del Nicaragua, gli infermieri di comunità sono indispensabili per vaccinare i bambini e assistere le famiglie

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27/04/2023

È una mattina di ottobre. Tre infermiere di comunità, in divisa bianca, camminano tra le tradizionali case di legno tambo nella comunità indigena Miskito, a Sisin, un piccolo villaggio del Nicaragua a circa 50 chilometri dalla costa.

Una di loro porta un thermos di alta tecnologia per i vaccini, un’altra una bilancia, la terza una borsa piena di medicine e vitamine. 

Appena in cima alle scale della casa di Florencia Mena, le infermiere salutano lei e sua figlia, Rihana, di tre anni, nella lingua Miskito. Da prima che nascesse sua figlia, le tre infermiere del Ministero della Salute del Nicaragua, le hanno fatto visita regolarmente. 

Parte del loro compito è stato quello di tenere sotto controllo il programma di vaccinazione della bambina. 

Il dottore e le infermiere mi hanno fatto visita ogni mese, per tenere d’occhio la crescita di mia figlia.

Mena, vive con sua figlia nella comunità indigena Miskito

Florencia Mena con la figlia di 3 anni, Rihana, che tiene in mano le sue schede di vaccinazione per mostrarle al personale sanitario. Gli infermieri sono essenziali per la comunità di Sisin, territorio indigeno di Twi Yahabra nei Caraibi del Nord del Nicaragua.

Il Community Health Network, una rete fondamentale per la comunità più isolate

Per comunità così povera e remota della Regione Autonoma della costa caraibica settentrionale, dove le case costruite su pali di legno proteggono le persone da un clima spesso violento, le visite delle infermiere sono un collegamento fondamentale tra la comunità e le campagne di vaccinazione.

I bambini vengono sottoposti alle vaccinazioni di routine in base al loro programma, alla loro altezza e al loro peso”, dice Reynilda Cramer, una delle visitatrici abituali di Mena e Rihana. “Le altezze sono registrate, le vitamine somministrate, come anche i medicinali per la sverminazione, se necessari. Se qualcun altro della famiglia dovesse avere problemi di salute, ci prendiamo cura anche di lui”.

Cramer e le sue colleghe fanno parte del Community Health Network, un programma nazionale supportato dall’UNICEF, in collaborazione con il Ministero della Salute del Nicaragua

Si può misurare il successo del programma, osservando gli alti tassi di vaccinazione della comunità

Gli infermieri che si occupano di visitare la comunità sono volontari scelti negli incontri pubblici; sono stati formati dal Ministero della Salute per occuparsi dell’assistenza sanitaria di routine, compresa l’immunizzazione. Come membri attivi della comunità, gli operatori sono un collegamento fondamentale tra i servizi del sistema sanitario nazionale e le popolazioni generalmente difficili da raggiungere. Hanno un ruolo cruciale nel coordinare le attività di assistenza sanitaria di base ed incoraggiare la partecipazione.

Sono in prima linea per portare i servizi nelle aree più remote del Nicaragua. 

Il successo del Community Health Network può essere misurato attraverso il tasso di vaccinazione della Regione Autonoma della costa caraibica settentrionale, che include Sisin: il tasso è rimasto al 98% nonostante la pandemia da COVID-19 e due disastrosi uragani, Eta e Iota. 

Questo traguardo è stato raggiunto anche grazie all’adozione del modello di assistenza sanitaria interculturale, un programma per le comunità indigene che coinvolge i leader religiosi nell’impegno per l’assistenza sanitaria primaria.

Questa vicinanza del sistema sanitario alla comunità è una delle ragioni che spiegano gli eccezionali tassi di vaccinazione nel Nicaragua. Tutti svolgono un ruolo chiave nella promozione dei vaccini e di altri servizi sanitari, poiché gli infermieri di comunità sono persone “di fiducia” per la popolazione

Dott.ssa Jazmina Umaña, coordinatrice nazionale del Programma Ampliato sull'Immunizzazione del Ministero della Salute

Per Florencia Mena, il programma è servito a convincerla che vaccinare sua figlia fosse importante.

“Ha ricevuto il primo vaccino quando è nata, e nonostante fossi preoccupata che mia figlia potesse avere dolore o febbre, oggi la vedo in salute e piena di vita” racconta Mena.

“Sono così fiera di aver accettato i consigli della mia famiglia e del personale sanitario”.

Per approfondire

In occasione della settimana mondiale delle vaccinazioni (24-30 aprile) l’UNICEF ha pubblicato un rapporto che rivela come tra il 2019 e il 2021 67 milioni di bambini non hanno ricevuto vaccini, con livelli di copertura vaccinale in calo in 112 Paesi.

I bambini nati appena prima o durante la pandemia da COVID19 hanno oggi l'età in cui normalmente avrebbero ricevuto già i vaccini e rischiano la vita a causa di malattie prevenibili. Nel 2022, per esempio, il numero di casi di morbillo è più che raddoppiato rispetto all'anno precedente e il numero di bambini paralizzati dalla polio è aumentato del 16% rispetto al 2021.

I bambini non raggiunti vivono nelle comunità più povere, remote ed emarginate, a volte colpite da conflitti. Nelle famiglie più povere un bambino su cinque  non ha ricevuto nessuna dose di vaccino, mentre nelle più ricche solo uno su venti: spesso i bambini non vaccinati vivono in comunità difficili da raggiungere, come aree rurali o slum urbani. 

L’UNICEF sostiene l’importanza dell’immunizzazione - che ha un ruolo fondamentale contro la mortalità infantile con 4,4 milioni di vite salvate ogni anno - e invita i governi a raddoppiare il proprio impegno per raggiungere ogni bambino, anche attraverso programmi sanitari innovativi, come quello del Nicaragua.

27/04/2023

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