Siria, la guerra infinita
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11 marzo 2019 - Nel 2018 in Siria sono stati uccisi 1.106 bambini, il bilancio più pesante da quando la guerra è iniziata, nel marzo 2011.
Questi sono solo i numeri che l'ONU è stata in grado di verificare, ma le cifre reali sono probabilmente molto più alte.
Le mine rappresentano attualmente la principale minaccia, con 434 bambini morti o feriti a causa di ordigni inesplosi.
Il 2018 ha fatto registrare 262 attacchi armati contro strutture scolastiche e sanitarie, anche questo un triste record in 8 anni di guerra.
Oggi è diffusa l'idea che il conflitto in Siria sia vicino alla conclusione: si tratta di un equivoco. In diverse aree del paese i bambini rimangono esposti a pericoli analoghi a quelli di qualsiasi altro momento durante gli otto anni di conflitto.
Sono particolarmente preoccupata per la situazione nella Siria nord-occidentale a Idlib, dove l'intensificarsi delle ostilità ha provocato la morte di 59 bambini solo nelle ultime settimane.
I bambini e le famiglie nelle "terre di nessuno" continuano a vivere nel limbo. La situazione delle famiglie di Rukban, vicino al confine giordano, continua ad essere disperata, con un accesso quasi nullo a cibo, acqua, riparo, assistenza sanitaria e istruzione.
Sono anche allarmata dal peggioramento delle condizioni del campo di Al Hol, nel nord-est del paese, dove vivono più di 65.000 persone, tra cui 240 bambini senza familiari.
Dall'inizio di quest'anno, quasi 60 bambini sono morti lungo i 300 chilometri di cammino da Baghouz Fawkani [l'ultimo bastione di territorio siriano ancora sotto il controllo dell'ISIS] al campo di Al Hol.
Resta da chiarire anche il destino dei figli dei cosiddetti foreign fighters: l'UNICEF esorta gli Stati ad assumersi le responsabilità dei bambini che hanno la loro cittadinanza o che sono nati da loro cittadini, e ad adottare misure per evitare che questi bambini diventino apolidi.
Nel frattempo, gli Stati della regione ospitano 2,6 milioni di bambini rifugiati dalla Siria che, nonostante l'assistenza offerta dai governi ospitanti, dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale, continuano ad affrontare grandi difficoltà.
Molte di queste famiglie non possono mandare i propri figli a scuola e, avendo poche opportunità di reddito, finiscono per ricorrere a strategie di sopravvivenza con pesanti conseguenze per l'infanzia,. come il lavoro minorile o i matrimoni precoci.
Mentre la guerra entra nel suo nono anno, l'UNICEF ricorda alle parti in conflitto e alla comunità internazionale che i bambini siriani sono coloro che hanno sofferto di più e che hanno di più da perdere. Ogni giorno in cui il conflitto si protrae è un altro giorno rubato alla loro infanzia.
L'UNICEF continua a lavorare in tutta la Siria e nei paesi vicini per aiutare i bambini con servizi sanitari, educativi, protezione e nutrizionali essenziali e per aiutare a costruire la capacità di recupero delle famiglie.
Ma tutto questo non può bastare.
Rinnoviamo il nostro appello a tutte le parti in conflitto, così come a coloro che hanno influenza su di esse, a dare la priorità alla protezione di tutti i bambini, indipendentemente da chi controlli l'area e a prescindere dalle loro affiliazioni, vere o presunte.
Rinnoviamo anche il nostro appello per assicurare accesso umanitario incondizionato e sicuro alle famiglie che hanno bisogno di assistenza e per soluzioni sostenibili, volontarie e a lungo termine per coloro che scelgono di non tornare.
Alla vigilia della Conferenza dei donatori a Bruxelles, esortiamo anche i paesi e le organizzazioni internazionali a proseguire la loro generosità nei confronti dei bambini in Siria e nei paesi vicini.
Sono necessari finanziamenti affidabili, senza restrizioni e pluriennali per fare fronte ai bisogni immediati e di lungo termine dei bambini e delle loro famiglie, in Siria e in tutta la regione.
(Dichiarazione del Direttore dell'UNICEF Henrietta Fore)