Migrazioni, violenza e il ruolo dei mediatori-linguistico culturali: UNICEF e WRC pubblicano un programma di formazione
6 minuti di lettura
Rifugiati e migranti affrontano gravi rischi connessi alla violenza durante l’intero percorso migratorio, tra cui violenza sessuale, sfruttamento e abusi. Donne e ragazze sono particolarmente esposte alla violenza di genere prima, dopo e durante il percorso.
Spesso le persone sopravvissute che arrivano in Europa si trovano a dover affrontare una serie di barriere che rendono complesso l’accesso a supporto e cure adeguate. In particolare, per superare le barriere linguistiche e culturali, risulta essere particolarmente critico il ruolo dei mediatori linguistico-culturali.
Hajer Naili, mediatrice linguistico-culturale originaria della Tunisia, spiega come: "La presenza dei mediatori è ciò che rende la fiducia possibile. Senza mediatori non si può 'scavare nel profondo’, comprendere la sofferenza e intraprendere un percorso di guarigione".
Laura Bondi, avvocata della CLEDU, Clinica Legale per i Diritti Umani, racconta che: “una delle cose che ho imparato nella mia esperienza è che lavorare nel campo delle migrazioni non può prescindere dalla collaborazione con i mediatori e le mediatrici linguistico-culturali. La figura dei mediatori e delle mediatrici è di estrema importanza poiché necessaria alla costruzione di una comunicazione efficace”.
L’importanza della formazione
Spesso i mediatori linguistico-culturali non dispongono di una formazione specifica su temi connessi alla violenza di genere. Questo risulta ancora più importante alla luce del fatto che molti mediatori e mediatrici hanno anch’essi un background migratorio, e che quindi non solo aiutano le persone sopravvissute a violenza, ma sono a volte loro stessi sopravvissuti o testimoni di violenza.
Ibrahim Hamer, mediatore linguistico-culturale che collabora con varie associazioni di Palermo, conosce in prima persona i rischi e le difficoltà affrontati dai migranti che intraprendono il difficile percorso verso l’Europa, inclusa la violenza: “Il tema della violenza di genere ha toccato la mia esperienza personale particolarmente da vicino. Durante il mio viaggio verso l’Europa ho assistito a tante cose”.
Ibrahim mette in risalto il percorso personale che la formazione gli ha permesso di compiere: “L’aver partecipato ha cambiato profondamente la mia attitudine, e ha in questo modo avuto un grande impatto sul mio lavoro. Siccome tanti mediatori hanno vissuti difficili come me, questo genere di lavoro diventa essenziale.”
Un programma di formazione sviluppato da UNICEF e Women's Refugee Commission
Per far fronte a queste difficoltà, nonché alle esigenze derivanti dall’importanza di conoscere approcci specifici per lavorare con persone sopravvissute, l'UNICEF e la Women's Refugee Commission (WRC), in consultazione con diversi enti e organizzazioni in Italia, Grecia, Bulgaria e Serbia, hanno sviluppato un programma di formazione che mira a fornire a mediatori linguistico-culturali le conoscenze fondamentali di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente e sostenere le sopravvissute a violenza.
In Italia, ad oggi, più di 80 mediatori e mediatrici hanno avuto modo di partecipare alle prime formazioni di sperimentazione basate sul curriculum in questione, tra questi Hajer, che attualmente lavora come mediatrice su una nave quarantena, dove il suo ruolo è quello di svolgere colloqui, insieme a una psicologa, con donne e uomini migranti e rifugiati al fine di identificare le loro vulnerabilità specifiche e fornire loro supporto psicologico.
Hajer racconta: “Venire a conoscenza, durante la formazione, dei principi guida per lavorare con persone sopravvissute a violenza di genere è stato per me illuminante. […] Il corso mi ha permesso di ottenere una conoscenza strutturata della violenza di genere, conoscere le sue cause profonde, ma anche di riflettere sui miei valori e convinzioni personali” .
Da lato suo invece, Laura racconta di come i mediatori e le mediatrici che hanno partecipato alle attività di formazione hanno riflettuto sui propri valori e imparato nuovi concetti, rielaborando esperienze e ricordi spesso difficili da rievocare, e ciò ha, senza dubbio, incrementato la motivazione. “Nel corso dei colloqui avuti con i mediatori al termine della formazione ho notato quanto fossero cresciuti da un punto di vista tanto personale quanto professionale.”
Hajer riflette su come, grazie alla formazione, possa ora fare affidamento su “strumenti teorici e pratici grazie ai quali ora sono in grado di affrontare i casi complessi che si presentano”.
Come lei, anche Mourad Boudhil, un mediatore che lavora con Médecins du Monde e a sua volta un formatore, sottolinea come "grazie al percorso di formazione intrapreso ora possiedo una comprensione profonda delle questioni di genere e sono in grado di analizzare situazioni connesse alla violenza di genere in modo competente e preparato”.
Scarica il curriculum di formazione
Sostenere persone sopravvissute alla violenza: il ruolo dei mediatori linguistico culturali
- Guida per i facilitatori
- Dispense
- Presentazioni
Per approfondire
Il programma di formazione è stato sviluppato nel contesto del programma "Azione Contro la Violenza di Genere che Colpisce Donne e Bambini Rifugiati e Migranti in Grecia, Italia, Serbia e Bulgaria", realizzato con il contributo del Governo degli Stati Uniti.