Spazi sicuri per ragazze e donne: continua il lavoro della "Community of practice" nata per favorire la condivisione di buone pratiche
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Continua il lavoro della Community of practice (COP) dei Women and Girls Safe Space, la rete di organizzazioni attive nella promozione o nella gestione di spazi sicuri per donne e ragazze. La COP è nata a dicembre dello scorso anno con l’obiettivo di favorire occasioni di confronto tra le realtà coinvolte e la condivisione di buone pratiche. A guidare la sperimentazione – prima, nel suo genere, in Italia - l’UNICEF in coordinamento con il Centro Penc e con il supporto tecnico di International Rescue Committee.
In occasione del primo anniversario, a Roma si sono incontrate le organizzazioni della società civile impegnate nel settore.
Il 28 novembre dalle 10:00 alle 12:00, si terrà online l’open day della Comunità di Pratiche per presentare il modello degli Spazi Sicuri per Donne e Ragazze migranti e Rifugiate. Per registrarti clicca qui
Gli spazi sicuri per ragazze e donne (la cui siglia è SSRD) sono luoghi nati per garantire protezione e sicurezza, fisica ed emotiva, di donne e ragazze, in particolare di quelle con background migratorio.
“Tante sono isolate a casa per tanti motivi – racconta Miriam, mediatrice del Centro Penc a Palermo - Molte vengono qui per chiedere aiuto e reagire a situazioni di abusi e maltrattamenti. Quando arrivano, anche grazie alla mediazione culturale, è più facile abbattere le barriere e iniziare un percorso positivo”.
Palermo 2023: una donna segue il laboratorio di sartoria all'interno dello Women and Girls Safe Spaces
In questi spazi le donne possono accedere ad informazioni ed essere orientate ai servizi
Gli spazi sicuri sono posti dove è possibile incontrarsi, fare rete, condividere vissuti. Una delle caratteristiche che li accomuna è inoltre quella di proporre attività - quali laboratori di cucina, sartoria, sport, accompagnamento ai corsi di guida e servizi di appoggio alla cura dei/delle loro figli/e – necessarie per potenziare la sfera di sicurezza e autonomia delle donne nel contesto di accoglienza.
“Se tutte le donne che passano per il centro si fermano a lungo, vuol dire che l’obiettivo non è stato raggiunto, che lo spazio non sta funzionando. Per noi la vittoria è vederle andare via, indipendenti e consapevoli. Se riusciamo ad aiutarle a riempire i propri bagagli di nuove esperienze e mettere in pratica quello che abbiamo insegnato, vuol dire che lo spazio funziona” afferma Deborah, anche lei mediatrice del centro Penc.
La Community of Practice – che mette in rete queste realtà - nasce a seguito di un percorso formativo iniziato nel 2021 in cui è emersa la volontà comune di istituire uno spazio di confronto tra le organizzazioni partecipanti. Ognuna delle realtà aderenti alla comunità ha attivato negli anni metodologie e pratiche che si sono rivelate vincenti sia nel facilitare il lavoro all’interno di questi centri nella quotidianità che in contesti più emergenziali, ad esempio in zone di transito e di frontiera per fornire supporto specifico a mamme, donne e ragazze che affrontano lunghi viaggi, spesso esposte al rischio di sfruttamento e violenza.
Tra le organizzazioni aderenti alla COP l’UNICEF, l’International Rescue Committee, il Centro Penc, Ciac, Intersos, Save the Children, Tangram, Approdi, Laboratorio di Gruppo Analisi (LdG).
Info e contatti sulla brochure.