Striscia di Gaza, la vita è appesa a un filo, mentre l’acqua resta una grande fonte di preoccupazione

6 minuti di lettura

27/03/2025

Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco nel gennaio scorso, centinaia di migliaia di palestinesi hanno fatto ritorno dove prima c’erano le loro case, nelle aree settentrionali e centrali della Striscia di Gaza.

Quello che hanno trovato è una devastazione completa. Il campo rifugiati Jabaliya, un tempo una comunità affollata e vivace, è stato completamente raso al suolo con tondini e tubi di plastica che sporgono pericolosamente dalle macerie e dalla cenere grigia.

Nonostante tutto, le famiglie hanno trovato un riparo: scavando stanze dalle macerie o montando delle tende laddove sorgevano le loro case. Senza acqua pulita però, con circa 1,4 milioni di persone che possono a malapena accedere allo "standard umanitario" di sei litri di acqua potabile al giorno per le necessità di base, la situazione si fa ogni giorno più catastrofica.

Fermate la guerra. Potrei non sopravvivere la prossima volta.

Lamar, 13 anni, prova a scaldarsi insieme alla sua famiglia, nel campo di Jabaliya

Dall’inizio di marzo, i confini di Gaza sono stati chiusi a qualsiasi tipo di accesso umanitario inclusi cibo, medicine e carburante. Senza quest’ultimo, l’acqua non può essere pompata e raggiungere queste famiglie che devono affidarsi all’esigua disponibilità di taniche d’acqua desalinizzata che l’UNICEF e gli altri partner riescono a fornire.

La recente interruzione dell’energia elettrica, energia che era stata ristabilita nell’impianto di desalinizzazione dall’UNICEF nel novembre 2024, ha ridotto nuovamente la capacità produttiva dell’impianto dell’80%, dimezzando la disponibilità di acqua potabile per un milione di persone che vivono nel centro e nel sud della Striscia.

Senza accesso all’acqua, i bambini spesso devono recuperare e trasportare pesanti taniche di acqua nei loro rifugi di fortuna.

La storia di Mais Abu Saif

La giovane Mais Abu Saif è stata costretta a fuggire da casa sua, nel campo rifugiati di Jabaliya, verso Rafah, all’inizio della guerra. “Ero veramente spaventata, vedevo morte e distruzione intorno a me e i soldati ai checkpoint”. 

Quando sono iniziate le operazioni militari a Rafah, nell’aprile 2024, la famiglia di Mais è fuggita di nuovo verso Khan Younis. “La vita era estremamente difficile” racconta. “Ho perso tutto, compresa la mia scuola. La mia vita era imprigionata in una tenda, la preoccupazione quotidiana era dove trovare acqua e legna per il fuoco”.

Come molti, anche lei era felice quando a metà gennaio è stato dichiarato il cessate il fuoco e la sua famiglia è potuta tornare a casa. "Ma non abbiamo trovato nulla se non vestiti completamente strappati. Ora passo il mio tempo a cercare l'acqua e ad aiutare la mia famiglia".

“Spero che la mia vita torni ad essere come era prima della guerra” dice malinconicamente.

Il 18 marzo, intensi attacchi aerei hanno ucciso centinaia di palestinesi – tra cui più di 180 bambini in un solo giorno – rompendo il cessate il fuoco e causando ancora una volta lo sfollamento di famiglie come quella di Mais.

Con il blocco degli aiuti che dovrebbero entrare nella Striscia di Gaza, circa un milione di bambini vivono nuovamente senza il necessario per sopravvivere.

Edouard Beigbeder, Direttore regionale dell'UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa.

Il conflitto ha avuto un vasto impatto sulle infrastrutture cosiddette "WASH" (Water, Sanitation and Hygiene). Le organizzazioni umanitarie che monitorano la situazione stimano che oltre l'80% delle strutture WASH, inclusi impianti di desalinizzazione, pozzi d'acqua, reti di tubazioni e altre infrastrutture critiche, siano state distrutte o danneggiate, dall'ottobre 2023.

Nelle aree in cui le famiglie sono tornate durante il cessate il fuoco, tutti gli allacci domestici alla rete idrica e fognaria e oltre il 65% dei pozzi sono stati completamente distrutti. Su tre impianti di desalinizzazione, solo due lavorano e a capacità ridotta.

L'impianto di desalinizzazione sostenuto dall'UNICEF situato a Deir al-Balah, a sud di Gaza, è stato ricollegato all'energia elettrica nel novembre 2024, e ha permesso di produrre circa 18.000 metri cubi di acqua al giorno e raggiungere più di 600 mila persone attraverso il trasporto di acqua e la distribuzione in rete. 

Ma da quando, l'8 marzo 2025, è stata nuovamente interrotta l'alimentazione elettrica dell’impianto, la sua produzione è diminuita di oltre l'80%, a soli 3.000 metri cubi di acqua al giorno. Il risultato è una pericolosa carenza di acqua potabile e per lavarsi.

Il piccolo Adel al-Nijma ha ustioni che necessitano essere curate e mantenute pulite. Cosa impossibile, considerando che la famiglia riesce a malapena a soddisfare il proprio fabbisogno idrico e vive tra la polvere e le macerie di Gaza

Adel: ricoverato per asma in un ospedale che è poi stato bombardato

Il piccolo Adel al-Nijma soffre di asma, una condizione che dovrebbe essere gestibile con l'accesso alle cure mediche. Durante una riacutizzazione, sua madre ha cercato cure per lui all'ospedale Kamal Adwan. L'ospedale però è stato attaccato. Adel ha subito ustioni da bombardamenti, ferite che richiedono un ambiente pulito e una medicazione regolare per guarire.

Dopo essere sfollati al sud, la famiglia di Adel è tornata nel luogo in cui sorgeva la loro casa, nel campo rifugiati di Jabalya. Qui però la disponibilità di acqua è scarsa, a volte devono camminare per più di un chiilometro, per trovare acqua da bere e per lavarsi.

Per bambini come Adel, il rischio di infezioni e malattie è altissimo fin quando l'accesso all'acqua potabile è limitato dalla chiusura dei valichi di Gaza e dalla distruzione delle infrastrutture.

Per approfondire

Essendo uno dei maggiori attori umanitari per la fornitura di acqua, l’UNICEF gioca un ruolo strategico nel sostenere ed implementare gradualmente la produzione di acqua attraverso il supporto nelle riparazioni e nel mantenimento dei pozzi e dei sistemi idrici, la fornitura di carburante per il loro funzionamento, degli impianti di desalinizzazione e generatori per impianti mobili di desalinizzazione, nonché per la distribuzione di prodotti chimici per il trattamento delle acque e un’estesa operazione di trasporto di acqua attraverso i camion in tutta Gaza.

Nel 2024, fino a 2,6 milioni di persone hanno beneficiato di acqua potabile e per utilizzo domestico. L'UNICEF è stato in grado di fornire ai residenti di Gaza acqua salvavita e supporto igienico-sanitario grazie al sostegno dell'Unione Europea, all'Ufficio per gli Affari Esteri, il Commonwealth e lo Sviluppo (FCDO) del Regno Unito, ai governi di Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi e Repubblica di Corea, alla Fondazione Minderoo e ai fondi di riserva per le emergenze umanitarie.

Per saperne di più, visita la sezione: Stato di Palestina 

27/03/2025

News ed Aggiornamenti