Striscia di Gaza, le voci delle adolescenti: "Desidero un mondo pieno di gioia, libero dalla violenza e dallo spargimento di sangue"
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Nella Striscia di Gaza circa un milione di bambini sta lottando per soddisfare i propri bisogni fondamentali: mancano cibo, acqua, posti in cui rifugiarsi e supporto medico. I bambini con disabilità sono tra i più colpiti. Spesso non sono in grado di scappare dalle violenze e sono ad alto rischio di abbandono, malnutrizione e traumi.
Secondo gli operatori sul campo “i bambini con disabilità subiscono il peso maggiore di questa situazione, con le evacuazioni e i piani di risposta che non tengono conto dei loro bisogni. Diversi di loro sulla sedia a rotelle sono bloccati nelle tende, montate su terreni sabbiosi”.
Negli ultimi sette mesi, un enorme numero di bambini è rimasto ferito a causa degli attacchi violenti e spesso indiscriminati: le loro vite sono state stravolte per sempre, a causa dell’orrore della guerra. I dati più recenti forniti dal Ministero della Salute palestinese parlano di più di 12 mila bambini feriti– ovvero circa 70 al giorno - dall’inizio del conflitto. Si tratta quasi certamente di una sottostima, perché solo un piccolo numero di tutti i feriti riportati è specificatamente segnalato quando è a danni di un minorenne.
Molti bambini hanno avuto un peggioramento delle disabilità preesistenti o hanno acquisito disabilità secondarie o nuove. I partner dell’UNICEF sul campo raccontano di bambini diventati sordi a causa delle esplosioni, bambini che hanno perso gli arti a causa delle amputazioni e chi ha perso la parola a causa dei traumi e dello shock subìto.
Ho 14 anni e sette fratelli. La vita qui è incredibilmente difficile e le condizioni sono terribili. Nonostante tutto il mio ottimismo resiste, alimentato dalla speranza nella fine della guerra e in un nuovo inizio.
Duha è una ragazza di 14 anni che ha cercato rifugio a Rafah, condivide una piccola tenda con la sua famiglia di nove persone. Le condizioni metereologiche e la scarsità di cibo e acqua incidono molto sulle loro vite ma lei mantiene alto il morale nonostante riceva scarso supporto dopo aver perso l’udito.
"Il freddo inverno ha aggravato i miei problemi di salute, con frequenti malattie e diarrea causate dal clima e dall'acqua fredda." racconta Duha, che sottolinea le terribili conseguenze di riparo e risorse inadeguati.
L'accesso al bagno è un’impresa che mette paura, un viaggio che Duha intraprende coraggiosamente solo una volta al giorno a causa della distanza e dell'isolamento. Il kit per adolescenti è stata un'ancora di salvezza, le ha offerto una parvenza di normalità e dignità: in collaborazione con i partner, l’UNICEF ha infatti individuato i bisogni speciali delle adolescenti come Duha nelle crisi umanitarie.
Per questo motivo sono stati consegnati circa 9.700 kit per la protezione e la salute di giovani adolescenti, contenenti assorbenti e prodotti per l’igiene personale. Le informazioni e le attività ricreative di questi kit offrono una parvenza di normalità e un passo verso la guarigione.
Anche Nour ha trovato un modo suo per gestire lo stress
Nour, 14 anni, è una giovane ragazza con problemi di udito e di linguaggio che ha trovato la pace nei tratti delle sue matite, disegnando scene lontane, dei parchi giochi che desidererebbe visitare.
“Sono sconvolta, la guerra mi impedisce di vedere i miei compagni di scuola” ci racconta. In mezzo allo scompiglio i suoi pensieri vanno spesso verso la sua insegnante e i compagni di classe, spera che siano al sicuro e la loro scuola sia intatta. Il mondo di Nour, dove risuona l’eco della guerra, l’ha spinta a cercare rifugio in piccoli gesti di auto-conservazione.
“Per evitare di sentire il rumore delle bombe, mi tappo le orecchie” spiega: un piccolo gesto per limitare il caos. La mancanza di elettricità le impedisce di relazionarsi con i suoi coetanei, rendendo il suo isolamento più profondo.
La perdita di un amico a causa della guerra ha aggiunto un dolore ancora più grande.
Tutti i progressi per portare servizi ai bambini con disabilità nella Striscia di Gaza si sono fermati
Ibtisam Abu Shammala, responsabile dell'istruzione presso l'ufficio sul campo di Gaza.
Le storie di Nour e Duha, tra le tante, evidenziano il bisogno di un supporto speciale per gestire le disabilità
Strade, scuole e cliniche sanitarie, inclusi i centri di riabilitazione, sono stati distrutti. Gli stessi fornitori di servizi sono sfollati e vivono in accampamenti. I più non hanno computer, uffici o una connessione internet.
Quelli che potevano scappare lo hanno già fatto o programmano di farlo. Nonostante l'alto costo personale della permanenza nella Striscia di Gaza, Ibtisam e altri colleghi dell'ufficio sul campo di Gaza sono rimasti per raggiungere i bambini, insieme ai partner che sono ancora operativi.
L'UNICEF ha anche collaborato con una ONG locale per visitare i bambini feriti negli ospedali per fornire un primo soccorso psicologico e per valutare in modo completo i bisogni del bambino attraverso una squadra multidisciplinare composta da un medico, un assistente sociale, uno psicologo e un fisioterapista/terapista professionista. I bambini che hanno bisogno di supporto saranno presi in carico per ricevere i servizi necessari, compresi i supporti e dispositivi sanitari e di assistenza.
Non basta. Serve un cessate il fuoco
È essenziale che gli aiuti umanitari raggiungano i bambini che ne hanno disperato bisogno nella Striscia di Gaza, su larga scala e con strumenti sanitari adeguati alle esigenze dei più fragili: apparecchi acustici, sedie a rotelle, stampelle e protesi. Inoltre, i casi medici urgenti devono poter accedere a servizi sanitari in sicurezza o essere autorizzati a partire. I bambini malati o feriti che vengono evacuati devono essere accompagnati da membri della loro famiglia.
Con una media di 70 feriti al giorno, abbiamo bisogno di incrementare il numero di evacuazioni per ragioni mediche così che i bambini possano ricevere le cure di cui hanno bisogno.
E con un bambino ferito o ucciso ogni 10 minuti, più di tutto, abbiamo bisogno del cessate il fuoco.
È l’unico modo per fermare l’uccisione e la mutilazione dei bambini.