Ucraina: le famiglie sfollate si preparano al freddo che incombe. L'UNICEF porta calore e speranza per l'inverno
6 minuti di lettura
Andriy cinque anni, chiede spesso a Katya: “Mamma, quando torniamo a casa?”. Siamo a Khotimlya, regione di Kharkiv.
Ogni volta lei esita a dare una risposta. Deve decidere se evitare un dispiacere al figlio o se raccontargli la verità, ovvero che casa loro non c’è più, a causa della guerra in corso. “Ho visto online le riprese di un drone sulla nostra città” racconta Katya, 36 anni e due figli, riferendosi a Vovchansk – “Non è rimasto niente. Solo macchie grigie, dove una volta c’erano le nostre case”.
Città industriale nella regione di Kharkivska, Vovchansk ora giace in rovina, dopo sei mesi di feroci combattimenti. Secondo le autorità locali, 6 edifici su 10 sono stati completamente distrutti, quelli restanti sono seriamente danneggiati. Katya, suo marito, sua madre, sua nonna e i suoi due figli sono dovuti scappare via nell’autunno scorso, durante una piccola tregua tra i pesanti bombardamenti. Hanno perso tutto.
Ora provano ad adattarsi al nuovo ambiente e a prepararsi ad un inverno difficile.
Le esplosioni? "Non reagisco nemmeno più"
La famiglia vive in una casa in affitto nel villaggio di Khotimlya, nella regione di Kharkiv. Non molto in là, all’orizzonte, si sente il suono delle esplosioni, costante.
“Non reagisco nemmeno più” racconta Halyna, 14 anni. “Ci siamo abituati. Forse un giorno sarò colpita, e allora capirò cosa abbiamo passato. Per ora no”.
Dopo aver vissuto la battaglia di Vovchansk, qui la famiglia si sente molto più al sicuro.
Quando sono iniziati gli sconti a Vovchansk, siamo stati nel seminterrato per una settimana. Siamo stati lì tutto il tempo, letteralmente. Uscivamo soltanto per prendere l’acqua.
Katya
L’asilo comunale, dove Katya lavorava come cuoca, era stato distrutto, così come la scuola.
"Ricordo che, quando siamo finalmente usciti dal seminterrato, ho guardato i bambini. Sembravano due piccoli gufi, con grandi cerchi scuri attorno agli occhi” conclude Katya.
Con l’intensificarsi dei combattimenti, la famiglia non ha avuto tempo di fare i bagagli. L’evacuazione è stata frenetica ed immediata, hanno preso solo l’essenziale: documenti, abiti caldi e dispositivi elettronici così da poter consentire ai ragazzi di seguire le lezioni online.
“Provo a restare positiva”
All’inizio, la famiglia si era rifugiata in un piccolo villaggio nel distretto di Bohodukhiv, dove hanno trascorso tutto l’inverno precedente. Nonostante fosse più tranquillo, gli effetti della guerra si facevano sentire ogni giorno. La copertura telefonica ed internet erano quasi inesistenti, la corrente elettrica veniva spesso interrotta a causa degli attacchi alle infrastrutture energetiche.
Per scaricare i compiti e le lezioni Halya doveva camminare 3 km e raggiungere un campo fuori dal villaggio, dove c’era copertura telefonica. Finalmente, in primavera, la famiglia si è trasferita a Khotimlya, dove hanno preso in affitto una piccola casa. I proprietari precedenti la utilizzavano come casa per le vacanze, quindi aveva solo due camere. Ma nonostante gli spazi ristretti, Katya e la sua famiglia sono grati di aver trovato questo rifugio.
Stava nevicando e io volevo inviare i compiti di biologia all’insegnate. Sono stata lì fin quando sono riuscita, con il telefono in mano, ma quando le mie dita hanno iniziato a congelarsi sono dovuta tornare a casa. Era così quasi tutti i giorni.
La famiglia si prepara per l'arrivo dell'inverno
Avendo affrontato già due inverni molto rigidi mentre la guerra si intensificava, ora la famiglia inizia a prepararsi in anticipo per il freddo.
“Siamo fortunati di essere in qualche modo autosufficienti qui” dice Katya, "Tutto funziona con la caldaia: riscaldamento e acqua calda. Grazie all'UNICEF, abbiamo ricevuto il combustibile per alimentare la caldaia… dovrebbe bastare per farci superare l'inverno".
Dopo averlo chiesto, Karya ha anche ricevuto un sostegno finanziario dall’UNICEF. Vorrebbe spendere i soldi per l’acquisto di vestiti caldi per i suoi figli.
“Provo a dire a me stessa che deve uscire qualcosa di buono anche dalle cose più brutte” ci dice.
Siamo vivi, siamo in salute, non siamo affamati. È già qualcosa. Fin quando avremo un tetto sulle nostre teste, provo a restare positiva. Le mie emozioni influenzano quelle dei miei figli e vorrei che fossero tranquilli.
Katya parla della situazione in cui vive con i suoi cari. Tiene in mano le scorte di combustibili donate dall'UNICEF
Il lavoro dell'UNICEF
A quasi 3 anni dall’inizio della guerra, la vita di 3,3 milioni di bambini ucraini è sempre più a rischio, intrappolati o sfollati nel paese, in fuga o rifugiati in quelli di arrivo. In 2 anni sono stati costretti a vivere rifugiandosi sottoterra anche fino a 5.000 ore, l’equivalente di 7 mesi della loro vita.
Lavorando con i partner e le autorità locali, l’UNICEF fornisce assistenza finanziaria, combustibili solidi e vestiti caldi alle famiglie più vulnerabili. Nell'ambito di questo programma per aiutare le famiglie vulnerabili a prepararsi per l'inverno, quasi 4.200 famiglie nelle regioni di Donetsk, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhy, Sumy, Kharkiv e Kherson hanno già ricevuto combustibile.
Per saperne di più, scopri la sezione Emergenza Ucraina.