Un mese dopo il terremoto, la malnutrizione minaccia i bambini del Nepal
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25 maggio 2015 – A un mese dal primo dei due terremoti (25 aprile e 12 maggio) che hanno colpito il Nepal, sono 70.000 i bambini sotto i 5 anni che hanno urgente bisogno di terapie alimentari per prevenire un letale deterioramento delle loro condizioni nutritive.
Circa 15.000 bambini, nei 14 distretti del paese più duramente colpiti dal sisma, hanno bisogno di alimenti terapeutici (come la pasta di noccioline pronta all’uso, ad elevato valore proteico) per curare la malnutrizione acuta grave, minaccia imminente per la sopravvivenza di un bambino.
Altri 55.000 bambini affetti da forme di malnutrizione acuta moderata necessitano di assistenza e di supplementi alimentari per ritornare a uno status nutrizionale ottimale per la loro salute e sviluppo.
«Già pima del terremoto, più del 10% dei bambini nepalesi soffrivano di malnutrizione acuta, e quasi il 40% mostravano ritardi nello sviluppo perché affetti da malnutrizione cronica» spiega Tomoo Hozumi, Rappresentante dell’UNICEF in Nepal. «Temiamo seriamente che la situazione possa ulteriormente peggiorare a seguito del terremoto, e che si rischi di vanificare i progressi che questo paese ha compiuto negli ultimi anni.»
«Insieme con le organizzazioni partner stiamo lavorando al doppio della velocità per garantire con la massima urgenza cibo, assistenza per proteggere la vita di questi bambini e renderli in grado di resistere alle malattie, soprattutto a quelle legate all’acqua, nell’imminenza della stagione delle piogge monsoniche.»
L'UNICEF in azione per i bambini del Nepal
L’UNICEF sta lavorando con i partner nazionali e internazionali e con il governo del Nepal per garantire una risposta completa in ambito nutrizionale, che comprende:
- promozione dell’allattamento al seno per i bambini sotto i 2 anni scoraggiando l’uso di biberon
- somministrazione di dosi supplementari di micronutrienti a oltre 120.000 bambini e assistenza a madri e altri familiari sul modo migliore per nutrire i bambini più piccoli con alimenti locali
- screening nutrizionale nelle comunità per identificare i bambini con malnutrizione acuta nei distretti più colpiti
- distribuzione di alimenti terapeutici pronti all’uso per la terapia residenziale (nelle comunità) di oltre 3.000 bambini con malnutrizione acuta grave
- una campagna di informazione diretta a 380.000 famiglie, attraverso la radio nazionale (Radio Nepal) e 111 emittenti radiofoniche locali per veicolare informazioni e consigli sulla corretta nutrizione materna e infantile
- una campagna di una settimana, che verrà realizzata a metà giugno - prima della stagione delle piogge monsoniche - per assicurare un "pacchetto" di 6 interventi nutrizionali di base (che include la somministrazione di vitamina A e la profilassi vermifuga) per oltre 350.000 bambini.
Sono 1,7 milioni in 14 distretti i bambini nepalesi che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria, senza la quale sarebbero esposti al rischio di un repentino peggioramento delle condizioni fisiche ed emotive.
«Stiamo già riscontrando l'incremento di malattie croniche, come le infezioni respiratorie causate dalla polvere che si solleva dalle macerie, le disabilità provocate dalle ferite subite nel terremoto, l'ansia e altri gravi traumi emotivi» sottolinea Tomoo Hozumi.
Nell'arco di un mese, l’UNICEF ha dato vita a una risposta umanitaria di vasta portata, garantendo:
- acqua potabile per 305.109 abitanti e servizi igienici adeguati per 45.201 persone
- "Spazi a misura di bambino" (luoghi protetti per il gioco e la socializzazione) per 10.000 bambini sfollati
- assistenza psicologica per 9.000 bambini e oltre 2.000 familiari adulti
- vaccinazioni contro morbillo e rosolia per oltre 3.000 bambini tra i 6 mesi e i 5 anni di età
«Molto è stato fatto, ma tanto altro è ancora da fare con urgenza» conclude Hozumi. «La strada verso la ricostruzione del Nepal sarà lunga e difficile, ma l’UNICEF resterà qui per tutto il tempo necessario, in modo che i bambini tornino ad un futuro migliore.»
«Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, perché ciò che riusciremo a fare oggi avrà conseguenze durature, per le nuove generazioni del Nepal.»