Variante Omicron, la chiusura delle scuole deve essere una misura di ultima istanza
2 minuti di lettura
I casi di COVID-19 stanno nuovamente aumentando in tutto il mondo, alimentati, sempre di più, da Omicron, una nuova variante preoccupante su cui gli esperti di salute pubblica e gli scienziati stanno lavorando duramente per capirla. In un clima di crescente incertezza, molti governi stanno valutando se tenere aperte le scuole. Una cosa è certa: un'altra ondata di chiusure diffuse delle scuole sarebbe disastrosa per i bambini.
I dati sono chiari: la chiusura prolungata delle scuole a livello nazionale, le risorse limitate per studenti, insegnanti e genitori e la mancanza di accesso all'apprendimento a distanza hanno spazzato via decenni di progressi nell'istruzione e reso l'infanzia irriconoscibile. Una pandemia ombra di lavoro minorile, matrimoni precoci e problemi di salute mentale ha preso piede.
Oltre all'apprendimento perduto, i bambini hanno anche perso la sicurezza della scuola, le interazioni quotidiane con gli amici, l'accesso all'assistenza sanitaria e, troppo spesso, il loro unico pasto nutriente della giornata. Questa generazione di studenti potrebbe perdere collettivamente 17 trilioni di dollari in potenziali guadagni nel corso della vita.
Questo è il motivo per cui la chiusura delle scuole a livello nazionale dovrebbe essere evitata ogni volta possibile. Quando la trasmissione comunitaria del COVID-19 aumenta e diventano necessarie stringenti misure per la salute pubblica, le scuole devono essere gli ultimi luoghi a chiudere e i primi a riaprire.
Sappiamo che le misure di mitigazione nelle scuole sono efficaci. Dobbiamo usare questa conoscenza per fare tutto il possibile per tenere le scuole aperte.
Dobbiamo anche aumentare gli investimenti nella connettività digitale per assicurarci che nessun bambino sia lasciato indietro.
Il 2022 non può essere un altro anno di apprendimento interrotto. Deve essere l'anno in cui l'istruzione, e il superiore interesse dei bambini, hanno la precedenza.
Dichiarazione di Henrietta Fore, Direttore Generale dell’UNICEF