Bambini soldato
4 minuti di lettura
Questo articolo è stato pubblicato nel 2009, per accedere a contenuti aggiornati visita la pagina Protezione dell'Infanzia
Un bambino soldato è una persona sotto i 18 anni di età, che fa parte di qualunque forza armata o gruppo armato, regolare o irregolare che sia, a qualsiasi titolo - tra cui i combattenti, i cuochi, facchini, messaggeri e chiunque si accompagni a tali gruppi, diversi dai membri della propria famiglia. La definizione comprende anche le ragazze reclutate per fini sessuali e per matrimoni forzati.
Per l'UNICEF, la protezione dei bambini vittime di violenza, sfruttamento e abusi è parte integrante della difesa del diritto di ogni bambino alla sopravvivenza, alla vita e allo sviluppo.
Ecco perchè, negli ultimi dieci anni l'UNICEF ha realizzato in numerosi paesi programmi per assistere e aiutare nel reinserimento i bambini soldato: Afghanistan, Angola, Burundi, Colombia, Costa d'Avorio, Liberia, uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sudan e Sri Lanka.
Il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, approvato nel 2000, aumenta l'età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni (articolo 1) e vieta il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (articolo 2).
Lo Statuto della Corte penale internazionale, approvato nel 1998 pone come crimine di guerra l'arruolamento di bambini sotto i 15 anni in forze armate nazionali e il loro utilizzo nella partecipazione attiva alle ostilità in conflitti sia internazionali sia interni.
La Convenzione n. 182 dell'OIL - Organizzazione internazionale del lavoro, approvata nel 1999, definisce il reclutamento forzato e obbligatorio di bambini una delle "peggiori forme di lavoro minorile" e lo vieta.
La mancata protezione dei bambini dall'utilizzo da parte di gruppi armati ostacola il raggiungimento di almeno tre degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio:
- l'istruzione primaria universale (OSM 2) - infatti il bambino soldato spesso è tagliato fuori dalla possibilità di frequentare la scuola;
- la riduzione della mortalità infantile (OSM 4) - i bambini coinvolti nei conflitti armati spesso non hanno accesso all'assistenza sanitaria e sono esposti a situazioni di pericolo di vita;
- la lotta contro l'HIV/AIDS, malaria e altre malattie (OSM 6) - i bambini nei gruppi armati sono soggetti ad abusi sessuali e sfruttamento.
Gli scopi dell'azione dell'UNICEF sono:
- allontanare dei bambini dai gruppi armati o dagli eserciti
- assicurare loro l'accesso ai servizi sanitari e sociali di base
- consentire il reinserimento familiare e sociale degli ex bambini soldato
- offrire loro alternative concrete attraverso percorsi di scolarizzazione, formazione psico-attitudinale, supporto psicologico, mediazione familiare e supporto alle comunità di provenienza
- proporre progetti specifici rivolti alle bambine e ragazze vittime di violenza sessuale e alle giovani madri.
Fatti chiave
Nel mondo, oltre 400 milioni di bambini vivono in zone di conflitto, 1 bambino su 5 a livello globale, spesso vittime di gravi violazioni sull'infanzia. Per la Conferenza sulla protezione dei bambini nei conflitti armati di Oslo, l'UNICEF ricorda che tra il 2005 e il 2022 più di 105.000 bambini sono stati reclutati ed usati nei conflitti, vittime di quelle che le Nazioni Unite monitorano come le Sei gravi violazioni a danno dei bambini: uccisioni e mutilazioni; reclutamento o utilizzo dei bambini come soldati; violenza sessuale; sequestri; attacchi contro scuole e ospedali; impedimento nell’accesso all’assistenza umanitaria.
In base agli ultimi dati verificati, tra il 2005 e il 2022 sono state registrate oltre 315.000 gravi violazioni su bambini e minori, commesse dai belligeranti in più di 30 situazioni di conflitto in Africa, Asia, Medioriente e America latina: almeno 120.000 i bambini uccisi o mutilati, 105.000 reclutati o utilizzati nei conflitti, 32.500 quelli rapiti, 16.000 vittime di violenza sessuale.
I principi guida dell'intervento internazionale
Per intervenire con efficacia, occorre analizzare i motivi sociali che portano al reclutamento di bambini: se sono reclutati forzatamente oppure si uniscono "volontariamente" a gruppi armati, al fine di sfuggire alla povertà e alla fame o per sostenere attivamente una causa. Occorre anche coprire l'intera gamma dei bambini coinvolti nelle forze armate - comprese le bambine - senza limitare l'intervento ai soli bambini arruolati formalmente.
È anche necessario dare continuità agli interventi di prevenzione e recupero: senza un sostegno duraturo da parte della comunità internazionale, i progetti di smobilitazione rischiano di essere inefficaci e puramente "di facciata".
Monitorare efficacemente la situazione aiuta a mostrare l'effettiva estensione e gravità delle violazioni commesse.
Dobbiamo costringere chi colpisce, abusa o sfrutta i bambini a renderne conto.