Una lunga e straordinaria avventura

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01/10/2021

Al termine della Seconda guerra mondiale, milioni di bambini europei soffrivano per la mancanza di latte, alimenti, medicine, coperte, scarpe e in molti casi anche di un tetto. Erano tempi in cui le lacerazioni del conflitto, appena concluso, imponevano la necessità di un grande lavoro di ricostruzione che aprisse un capitolo nuovo nella collaborazione tra i popoli e rinnovasse la speranza di vasti orizzonti di pace.

A tale scopo, l'11 dicembre 1946, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite diede vita all’UNICEF (United Nations International Emergency Children’s Fund), il Fondo Internazionale di Emergenza delle Nazioni Unite per l’Infanzia, che più tardi divenne semplicemente Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.

La sua missione era aiutare e sostenere tutti le bambine e i bambini stremati dalla guerra, sia nei paesi vinti sia in quelli vincitori senza alcuna considerazione di carattere politico, religioso o di altro genere. Solo qualche anno più tardi, nel 1953, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite votò all’unanimità la decisione di rendere l’UNICEF una struttura permanente delle Nazioni Unite estendendo il suo mandato in tutto il mondo. Le parole Internazionale ed Emergenza furono cancellate.

La speranza di un mondo che si prendesse cura di tutti i suoi bambini, senza confini geografici e temporali, era diventata una realtà.

Un instancabile lavoro

Dopo 75 anni, la missione e i valori dell’UNICEF sono sempre più saldi, mentre il mondo sta affrontando nuove sfide: una pandemia che continua a colpire e ad avere conseguenze pesantissime per i bambini e gli adolescenti. In questo panorama, l’UNICEF lavora quotidianamente in oltre 190 paesi del mondo, inclusa l’Italia per tutelare i diritti dei più indifesi, le bambine e i bambini.

Italia, 1945: una donna con la pettorina dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) aiuta un bambino a mangiare, fra i tanti seduti nella lunga tavolata allestita all'aperto presso la Scuola Comensoli di Pietralata, a Roma.

Una tazza di UNICEF, per favore!

Alla fine degli anni Quaranta cominciarono ad arrivare i primi carichi di latte in polvere perché inviare il latte fresco oltreoceano era troppo costoso, considerando la difficoltà a disporre di attrezzature per la refrigerazione. L’UNICEF divenne il "benefico lattaio" dei bambini d’Europa. Si racconta addirittura che i bambini chiedessero una tazza di UNICEF credendo che l'acronimo fosse un sinonimo di latte!

1950: la piccola Norma, 5 anni, mentre beve il latte fornito dall’UNICEF.

La nascita dell'ICEF

Nel corso dell’ultima assemblea dell’UNRRA, l’Amministrazione delle Nazioni Unite per il Soccorso e la Ricostruzione - che dal 1943 al 1946 aveva portato gli aiuti all’Europa in guerra - furono avanzate proposte per costituire un’agenzia permanente che proseguisse il lavoro fin lì fatto. Le risorse rimanenti dell’UNRRA sarebbero state destinate ai bambini, tramite un fondo di emergenza per l’infanzia delle Nazioni Unite, l’ICEF.

Nell'Italia del dopoguerra, i tassi di analfabetismo erano paragonabili a quelli di oggi in alcuni paesi in via di sviluppo. Oltre a combattere la fame e la povertà era necessario combattere le diseguaglianze con investimenti a lungo termine come l’istruzione, il miglior investimento per ricostruire la propria vita e quella delle generazioni future.

Nasce il Comitato Italiano per l'UNICEF

Uno degli aspetti che fanno dell’UNICEF un’organizzazione unica nel suo genere all’interno del sistema delle Nazioni Unite è la sua rete di Comitati nazionali, che hanno da oltre 70 anni strenuamente sostenuto e promosso l’attività dell’organizzazione volta a migliorare la vita dei bambini.  Il primo è stato il Comitato Statunitense, istituito nel 1947.

Nel 1974 nasce il Comitato Italiano per l'UNICEF che opera ancora oggi sulla base di un Accordo di Cooperazione con l'UNICEF Internazionale.  Come tutti i Comitati Nazionali che hanno sede nei paesi donatori, prevalentemente in Europa, anche il Comitato Italiano ha un duplice compito: raccogliere fondi per sostenere i programmi UNICEF nei paesi in via di sviluppo e informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, attraverso un costante lavoro di advocacy, sui diritti e i bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza a livello globale.

Sono ancora nel cuore della missione del Comitato le parole rilanciate nel 1979, in occasione della celebrazione in Italia dell’’Anno Internazionale del Bambino, da Arnoldo Farina, uno dei padri fondatori “ Ogni volta che l’UNICEF contribuisce, anche modestamente, a dare ai bambini di oggi la possibilità di diventare cittadini utili e più felici, non v’è dubbio che esso contribuisce a rimuovere qualche seme della tensione mondiale e dei conflitti futuri”. Noi ancora oggi, lavoriamo anche per questo

L'Italia che resiste, l'Italia che aiuta

La pandemia che ha colpito l'Italia e il mondo intero ci ha colti di sorpresa in modo inimmaginabile e dirompente, tanto da motivare per la prima volta, dal secondo dopoguerra, aiuti eccezionali da parte dell’UNICEF diretti ad alcuni paesi tradizionalmente donatori, come il nostro.

La più grave crisi sanitaria degli ultiimi 100 anni ci ha messo di fronte a necessità urgenti. Nella primissima fase l'UNICEF ha fornito anche in Italia mascherine chirurgiche, guanti, tute integrali e camici, occhiali protetti­vi, disinfettanti e termometri che abbimo messo a disposizione della Protezione Civile per dare un sostegno concreto agli opera­tori sanitari impegnati nella lotta al COVID-19. 

Superata la fase più acuta dell’emer­genza sanitaria, abbiamo continuato a lavorare con alcuni partner, anche in Italia, per sostenere i più vulnerabili e poveri.

La nostra azione continua per i milioni di bambine e bambini, in Italia e nel mondo, che rischiano ora di diventare le vittime a lungo termine di questa pande­mia, sia in termini fisici sia psicologici. Non possiamo arretrare e vanificare i decenni di lavoro per ridurre la mortalità e la malnutrizione infantili.

La pandemia ci ha insegnato che nessuno può sentirsi davvero al di sopra delle leggi dell’ecosistema in cui viviamo e ogni nostro singolo comportamento influi­sce sulla vita degli altri e sul futuro dei nostri bambini. E nessuno si salva da solo.

Marzo 2020, lockdown in Italia. Una delle operatrici UNICEF-Intersos mostra a una bambina come proteggersi con la mascherina contro il COVID-19.

Milestones: dal 1946 uniti per i bambini

1980, il Direttore dell'UNICEF James P. Grant lancia il piano GOBI

James P. Grant, Direttore Generale dell’UNICEF, all'inizio degli anni Ottanta lancia la “Rivoluzione per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’infanzia”, il piano GOBI, che stabiliva quattro aree prioritarie d’intervento impiegando tecniche semplici e a basso costo in modo da poter essere adottate in qualsiasi parte del mondo:

  • il controllo della crescita per monitorare lo sviluppo fisico del bambino (Growth);
  • la terapia di reidratazione orale nei casi di diarrea (Oral Therapy);
  • la promozione dell’allattamento al seno (Breastfeeding);
  • la vaccinazione contro le sei principali malattie dei bambini: morbillo, tubercolosi, difterite, poliomielite, tetano e pertosse (Immunization).

1989: nasce la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza

La Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rights of the Child) fu approvata all'unanimità dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. 

Da allora è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti. Il documento è stato elaborato armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, dopo quasi un decennio di lavori preparatori. Scopri di più.

Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica [...]

Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Art.2.1

1994, l'UNICEF e l’UNESCO inventano la "scuola in scatola"

Guerre, conflitti non dichiarati, terremoti, siccità: in molte parti del mondo, emergenze naturali e disastri provocati dall’uomo continuano a colpire i più vulnerabili, soprattutto bambini.

L’UNICEF interviene nelle situazioni di emergenza con aiuti immediati, alimenti, medicinali, personale specializzato, ma anche per garantire la continuità dei programmi a lungo termine per l’infanzia, per esempio nel settore scolastico, con scuole di emergenza e interventi di ricostruzione e recupero.

La "scuola in scatola", ideata dall’UNICEF e dall’UNESCO, contiene matite, penne, quaderni, gessi, righe, lavagnette, colori in una valigia di metallo indistruttibile, ovvero tutto il necessario per avviare le lezioni in breve tempo, per 40 bambini e 1 insegnante..

Isole Salomone, un insegnante con i suoi studenti della White River School di Honiara ricevono una fornitura di materiale UNICEF, tra cui la "School in a box" e kit per l'igiene personale

Catastrofi naturali e cambiamenti climatici

Sebbene la trasformazione in organizzazione con programmi di sviluppo a lungo termine fosse già in atto, dall’inizio fino a metà degli anni Sessanta l’UNICEF continuò a essere attivamente impegnato a fornire aiuti durante le calamità naturali.

Le emergenze sono aumentate in maniera crescente negli ultimi anni - anche a causa dei cambiamenti climatici - e il numero di bambini coinvolti nelle crisi umanitarie in tutto il mondo è sconvolgente.
Oggi, circa 1 miliardo di bambini - quasi la metà dei 2,2 miliardi di tutto il mondo - affrontano una combinazione letale di esposizione a molteplici shock climatici e calamità che si sommano a una maggiore vulnerabilità dovuta a servizi essenziali inadeguati, come acqua e servizi igienici, sanità e istruzione.

La nascita di un alimento rivoluzionario: il RUTF (Ready-to-use-therapeutic-food)

Per curare con successo i bambini colpiti da malnutrizione acuta grave, nel 1996 viene sviluppato uno speciale alimento altamente proteico: la pasta di arachidi arricchita con proteine e sali minerali contenuta in un sacchetto pronto da aprire e mangiare.

Da questo alimento nel 2007 l’UNICEF sviluppa, insieme all’OMS un protocollo per la sua somministrazione a livello domestico che permette alle finalmente alle mamme di curare in casa il proprio bambino e guarirlo dalla malnutrizione: una terapia di 8 settimane con 3 bustine al giorno permette di salvare un bambino gravemente malnutrito. 

Liberi dalla polio... o quasi

Subito dopo la concessione in licenza del vaccino contro la polio nel 1955, fu lanciata una campagna vaccinale di massa e, nel 1988, la malattia scomparve da Stati Uniti, Australia e gran parte dell’Europa. Restò però prevalente in oltre 125 paesi. 

Nel 2012, grazie alle campagne di vaccinazione svolte anche da UNICEF e OMS, l’India riceve la certificazione "polio-free" insieme a tutta la regione del Sud-Est asiatico. 

Mentre nel 24 agosto 2020, l’Africa è dichiarata libera dal ceppo selvatico della poliomielite. La polio resta endemica soltanto in Afganistan e Pakistan.

Afghanistan, un bambino mostra il dito colorato, la prova che è stato appena vaccinato contro la polio. La malattia è ancora presente soltanto in due paesi nel mondo: Afghanistan e Pakistan.

Bambini in fuga

Troppi bambini ancora oggi sono costretti a dare addio ai giochi, alla casa, agli affetti. Per centinaia di loro, l'unica salvezza è la fuga. Li trovi, a volte da soli, al largo delle coste mediterranee, sulle rive, lungo le strade d'Europa. Sono impauriti, infreddoliti, spaesati, esposti alle intemperie e alla minaccia dei trafficanti. Nei loro occhi leggi la paura. Di essere fermati e rispediti nell'inferno dal quale sono fuggiti.

L'UNICEF lavora per aiutare tutti i bambini, ovunque essi vivano e ovunque ne abbiano bisogno. Nei loro paesi d'origine, come nei campi profughi in Giordania o Libano o Afghanistan, o in Eritrea e Nigeria dove hanno origine grandi flussi migratori. Nei paesi di transito, dove l’UNICEF allestisce spazi a misura di bambino, e in quelli di arrivo, dove chiede alle Istituzioni (anche in Italia) di garantire che tutti i minorenni ricevano la massima protezione e cura.

Nel momento in cui la rotta del Mediterraneo centrale, che collega la Libia e la Tunisia all’Italia, diventa direttrice del principale flusso migratorio verso l’Europa l'UNICEF decide di intervenire.

Alla fine del 2016 nasce One UNICEF Response un programma di assistenza e sostegno in favore di bambini e adolescenti rifugiati, richiedenti asilo e migranti, accompagnati e non, in collaborazione con le istituzioni nazionali e locali, finalizzato a garantire la loro protezione e inclusione sociale.

Nel 2016, con l'intensificarsi delle operazioni militari per riconquistare la città di Mosul, in Iraq, decine di migliaia di famiglie nelle aree riconquistate sono costrette a fuggire.

Se la pandemia vuole fermare il mondo, noi non ci fermiamo

All’inizio del 2020 il coronavirus Sars-CoV-2 si diffonde a livello globale e costringe tutto il mondo a fermarsi. La pandemia acuisce le disparità economiche, aggrava le condizioni di povertà e malnutrizione dei bambini e di tutte le persone più fragili e lascia gli studenti di moltissimi paesi fuori dalla scuola.

L’UNICEF è l’organizzazione di riferimento per la più grande operazione di approvvigionamento e fornitura di vaccini per assicurare un accesso equo e globale al vaccino contro il COVID-19.

Insieme ai nostri partner abbiamo lanciato e stiamo portando avanti la più imponente impresa della storia legata alla distribuzione dei vaccini, l'operazione COVAX affinché anche i paesi più poveri del mondo ricevano i vaccini e i bambini possano riprendere a vivere una vita fatta di scuola, sport, gioco e socialità. 

Una bambina sorride mentre indossa la mascherina su cui ha scritto un messaggio di speranza per il mondo post-pandemia. L'iniziativa fa parte della campagna UNICEF #meloleggiinfaccia

01/10/2021

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